EXCALIBUR 116 - luglio 2020
nello Speciale...

Gramsci interventista

'L'altro Gramsci' del 1990 di Luigi Nieddu, volume che ribalta la vulgata togliattiana su vita e opere del pensatore sardo
"L'altro Gramsci" del 1990 di Luigi Nieddu,
volume che ribalta la vulgata togliattiana su
vita e opere del pensatore sardo
A fine luglio del 1914 ha inizio la prima guerra mondiale e fu subito scompiglio fra le file del gruppo studentesco socialista torinese. Racconta Angelo Tasca nel suo libro: "I primi dieci anni del Pci" del 1971: «Allo scoppio della guerra mondiale io e Terracini ci pronunciammo contro l'intervento dell'Italia nella guerra, Gramsci e Togliatti furono favorevoli. Di questi ultimi, il solo Gramsci prese pubblicamente posizione nella stampa del partito, in polemica col sottoscritto».
Dal che si deduce che Gramsci fu interventista prima di Mussolini, anzi che fu Mussolini a seguire Gramsci e non viceversa. Il 18 ottobre del 1914 Mussolini esce dall'equivoco che durava da alcuni mesi e pubblica sul "L'Avanti" l'articolo "Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante". L'articolo fu sconfessato dalla direzione del partito e Mussolini dovette dimettersi dalla direzione del L'Avanti.
Gramsci si schierò subito con Mussolini con un articolo del 31 ottobre pubblicato su "Il Grido del Popolo". Il titolo scimmiotta quello di Mussolini: "Neutralità attiva e operante", ed ecco l'incipit: «noi socialisti italiani, ci proponiamo il problema: "quale dev'essere la funzione del Partito Socialista Italiano (si badi, e non del proletariato o del socialismo in genere) nel presente momento della vita italiana?". Perché il partito socialista a cui noi diamo la nostra attività è anche italiano [...] i rivoluzionari che concepiscono la storia come creazione del proprio spirito [...] non devono accontentarsi della formula provvisoria "neutralità assoluta", ma devono trasformarla nell'altra "neutralità attiva e operante" [...]. Non un abbracciamento generale vuole quindi il Mussolini [...] egli vorrebbe che il proletariato, avendo acquistato coscienza della sua forza di classe e della sua potenzialità rivoluzionaria [...] permettesse che nella storia fossero lasciate operare quelle forze che il proletariato ritiene più forti [...]. Né la posizione mussoliniana esclude (anzi lo presuppone) [...] dopo una dimostrata impotenza della classe dirigente, sbarazzarsi di questa e impadronirsi delle cose pubbliche/».
Come si vede c'è qui in nuce tutto ciò che unisce Gramsci al futuro duce: una concezione idealistica della storia, la visione di un socialismo nazionale e della guerra come premessa della rivoluzione e ciò che li divide. Per Gramsci la rivoluzione può scaturire solo dal proletariato, ogni altra ipotesi è un tradimento. Mentre Mussolini è disposto a fare la rivoluzione con chiunque ci stia. Ed è per questo motivo che Gramsci definirà il fascismo come "rivoluzione passiva". Espulso dal partito e fondato "Il Popolo d'Italia", Mussolini invita gli amici torinesi a scriverci.
L'invito viene subito accolto da Gramsci, che manda un articolo sui contadini sardi non pubblicato, ma Mussolini con una cartolina lo invita a inviare dell'altro. Si è parlato anche di una presenza di Gramsci nella sede de Il Popolo d'Italia, Nieddu la dà per certa basandosi su quanto affermato dal dirigente dei giovani socialisti torinesi Andrea Viglongo. Ma lo strappo col partito socialista durò poco più di un anno.
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