EXCALIBUR 121 - novembre 2020
in questo numero

L'Alalà e il Forza Paris (parte II)

1921-1922

di Claudio Usai
il simbolo del Sardo-Fascismo in un'opera del 1924 del pittore Melchiorre Melis
Sopra: il simbolo del Sardo-Fascismo in un'opera del 1924
del pittore Melchiorre Melis
Sotto: Vittorio Tredici, uno dei massimi esponenti del
Sardo-Fascismo. Ex podestà di Cagliari, federale,
deputato. Conosciuto per essere stato proclamato, nel
1997, dallo stato d'Israele "Giusto fra le Nazioni" in quanto
nel 1944, a Roma, salvò dalla deportazione numerosi
Ebrei, fra cui un rabbino
<b>Vittorio Tredici</b>, uno dei massimi esponenti del Sardo-Fascismo. Ex podestà di Cagliari, federale, deputato. Conosciuto per essere stato proclamato, nel 1997, dallo stato d'Israele 'Giusto fra le Nazioni' in quanto nel 1944, a Roma, salvò dalla deportazione numerosi Ebrei, fra cui un rabbino
Nell'aprile del 1921 dalla crisi dei Combattenti nacque il Psdaz(1), mentre le elezioni politiche del mese seguente facevano registrare il disastro dell'Anc(2) in tutta Italia, tranne che in Sardegna: furono eletti Mastino, Paolo Orano, Umberto Cao e Emilio Lussu(3). La fase dei congressi della Federazione Sarda dell'Anc si concluse nel 1922(4): a Oristano i Combattenti si divisero fra la tesi dell'apolicità e quella della politicità promossa da Lussu(5); a Nuoro l'Avv. Putzolu sanciva la fine del movimento combattentistico proprio quando il suo "massimo" esponente, Benito Mussolini, diventava Capo del governo(6).
In realtà nel 1921 la riorganizzazione dell'Anc era già avvenuta: la discussione sulla politicità presumeva la nascita di un partito politico, proposto da Camillo Bellieni già al IV Congresso dei Combattenti del 21 aprile 1921; il Psdaz nacque il giorno dopo. Sarà lo stesso Bellieni a rapportarsi con gli altri movimenti autonomistici, quali gli "azionisti" del Molise(7).
In ogni caso la storia autonomista non termina né con la Federazione Sarda, né con quella del sardismo, ma si estende ai "dimenticati" Fasci. Dopo la prima fase(8) (1919-1921) i fascisti si organizzarono seguendo le direttive di Mussolini(9). Le date coincidono: i Fasci in Sardegna agirono autonomamente almeno fino al 1921, essendo "organi di agitazione e di attuazione" di un programma non definito(10).
Tuttavia in pochi mesi la situazione cambiò radicalmente; i dati che man mano affluivano dal Ministero dell'Interno per le elezioni del maggio 1921 erano incontrovertibili: i socialisti perdevano, i popolari reggevano, il Blocco Nazionale di Giolitti cresceva, sì, ma non abbastanza; non vi era alcun dubbio: i vincitori erano i fascisti di Mussolini(11). In Sardegna la maggior parte dei dirigenti fascisti erano stati combattenti: a La Maddalena Marcello Serra(12), a Iglesias Otelli, Saghedu e Nascimbene(13), a Cagliari Massa di Nissa e l'Avv. Pazzaglia(14). Durante le elezioni del '21 si ebbero le prime manifestazioni e gli innumerevoli scontri fra fascisti e socialisti, in particolare nel bacino minerario(15). La vittoria del fascismo in Sardegna si dovette, quindi, al trait d'union tra combattenti del Psdaz e dei Fasci, prima e dopo la trasformazione in Pnf e sino alla Marcia su Roma(16). Fascisti e sardisti furono insieme al Congresso dell'Anc, dove Lussu intervenne con Host-Venturi, stretto collaboratore di Mussolini(17); entrambi sfilarono uniti a Roma il 4 novembre 1921, issando la bandiera dei Quattro Mori al Milite Ignoto(18). Tre giorni dopo persino Lussu, futuro anti-fascista, assistette all'atto di fondazione del Pnf(19).
Non si può quindi parlare di una vera rottura fra fascisti e sardisti, nemmeno durante gli scontri del settembre 1922(20). Secondo Paolo Pili, allora dirigente regionale del Psdaz, le trattative per la fusione erano state già avviate nel giugno 1922 da Lussu e dal segretario del Pnf Michele Bianchi con Giacomo Acerbo, lo stesso della "Legge Acerbo"(21). Vari articoli del giornale sardista "Il Solco" facevano da sfondo: il 13 giugno l'On. Cao definiva il fascismo come un movimento non di violenza, ma di difesa(22); il 19 giugno Lussu affermava che in Sardegna la maggioranza dei fascisti erano galantuomini che si limitavano solo a cantare "Giovinezza", e che «i Sardi non conoscevano le violenze fasciste, ma solo quelle dei passati governi» (23); il 9 agosto 1922 si dava il giusto merito al fascismo sorto dagli eccessi socialisti e si ricordava che i combattenti per primi contrastarono il dilagare delle violenze rosse del 1919, quando ancora il fascismo non c'era(24).
La marcia su Roma accelerò l'intesa: il Psdaz dopo il 29 ottobre rivedette i precedenti atteggiamenti(25); il sottosegretario Lissia, a nome del governo Mussolini, parlò con Lussu in forma riservata, suscitando la reazione degli squadristi di Caput e Sorcinelli(26), che inconsapevoli decretarono la fine della violenza in Sardegna. Gli eventi si successero: l'incontro della delegazione Psdaz con Mussolini(27), quelli col Gen. Gandolfo, i manifesti di Alalà e Forza Paris(28), l'arresto delle trattative e la rinuncia di Lussu, la ripresa di Pili e Putzolu, la "piccola" e la "grande" fusione(29).
Dal 1922 anche in Sardegna il fascismo poté contare su vasti consensi, diventando partito di massa. Il Gen. Gandolfo inviato nell'Isola indicherà in Paolo Pili il più importante sardofascista (almeno sino alla sua caduta in disgrazia)(30).
Se nel 1922 in Sardegna quasi tutti i sardisti erano fascisti, chi erano in realtà i fascisti sardi? Coloro che si dichiarano oggi eredi del sardismo, dissociandosi dal cosiddetto "sardofascismo", possono stare sereni: la preparazione culturale, la capacità d'eloquenza, la lungimiranza e la visione di Bellieni, Pili, Putzolu, Onano, Cao, Endrich, Pazzaglia, persino di Lussu e di tanti altri, in quella entusiasmante, drammatica, ma anche proficua stagione politica, fanno parte a pieno titolo del bagaglio di esperienze della moderna destra sarda, nata proprio allora. Mi auguro che a destra si rinnovi questa consapevolezza.
(1) Cfr. L. Nieddu, "Origini del fascismo in Sardegna", Cagliari, 1964, pagg. 31 e segg.; id., "Luigi B. Puggioni e il Psda (1919-1925)", Cagliari, 1962; C. Bellieni, "La Sardegna in duecento anni di vita italiana (II)" in "Volontà", 15 febbraio 1922.
(2) Associazione Nazionale Combattenti.
(3) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in "Il Sardo-Fascismo, fra politica, cultura, economia", Atti da convegno studi, Cagliari, 26-27 novembre 1993, Ed. Fondazione Sardinia, pag. 31.
(4) Ivi, cit. pag. 31, in op. cit..
(5) "La Voce dei Combattenti", 2 maggio 1921 e a cura di L. Nieddu "Camillo Bellieni, Partito Sardo d'Azione e Repubblica Federale - Scritti 1919-1925", Sassari, Gallizzi, 1985, cit. pag. 361.
(6) L. Nieddu, "Dal Combattismo al fascismo in Sardegna", Milano, 1979, Ed. Vangelista, cit. pagg. 195-202.
(7) Ivi, cit. pagg. 249-251, nonché L. Nieddu, "Origini del fascismo in Sardegna", cit. pag. 82 e R. De Felice, "Mussolini il fascista, La conquista del potere 1921-1925", cit. pag. 512.
(8) C. Usai, "L'Alalà e il Forza Paris (parte I)", in "Excalibur" n. 120, Associazione Vico San Lucifero, ottobre 2020, pag. 12.
(9) Cfr. L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit..
(10) E. Gentile, "Storia del partito fascista 1919-1922. Movimento e milizia", Bari, 1989, Ed. Laterza, pagg. 24-25.
(11) Cfr. a cura di Piergiorgio Corbetta e Maria Serena Piretti, "Atlante storico-elettorale d'Italia 1861-2008", 2009.
(12) L. Nieddu, "Origine del fascismo in Sardegna", Fossataro, Cagliari, 1964, pagg. 14 e segg.; "Dal Combattentismo al fascismo in Sardegna", pag. 179, n. 10.
(13) Cfr. G.A. Chiurco, "Storia della rivoluzione fascista", Firenze, 1929, Vol. I.
(14) E. Lussu, "Marcia su Roma e dintorni", Torino, 1945, Ed. Einaudi, pagg. 39 e 185.
(15) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit., pag. 37.
(16) Ibidem.
(17) Ivi, pag. 38.
(18) Ibidem.
(19) E. Lussu, "Marcia su Roma e dintorni", pag. 29.
(20) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit., pag. 38.
(21) P. Pili, "Grande cronaca - minima storia", Cagliari, 1946, Società Editoriale Sarda, pag. 87.
(22) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit., pag. 38.
(23) Ibidem.
(24) Ibidem.
(25) L. Nieddu, "Dal Combattismo al fascismo in Sardegna", cit. pag. 201.
(26) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit., pag. 40.
(27) R. De Felice, "Mussolini il fascista, la conquista del potere", 1921- 1925, pag. 512.
(28) E. Endrich, "Cinquant'anni dopo", 1977.
(29) L. Nieddu, "Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni '20", in op. cit., pag. 40.
(30) R. De Felice, "Mussolini il fascista, la conquista del potere 1921-1925", pag. 513.
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