EXCALIBUR 121 - novembre 2020
in questo numero

Ubaldo Badas, l'architetto del razionalismo

Vita di un architetto senza laurea che creò la Cagliari degli anni trenta

di Antonello Angioni
<b>Ubaldo Badas</b> (Cagliari 1904-1985)
Sopra: Ubaldo Badas (Cagliari 1904-1985)
Sotto: l'Ospedale Marino ex Colonia Dux al Poetto di
Cagliari, 1937
l'Ospedale Marino ex Colonia Dux al Poetto di Cagliari, 1937
L'architettura "fascista" a Cagliari trova in Ubaldo Badas il massimo interprete. Nato in città nel 1904, non ancora venticinquenne viene assunto dal Comune di Cagliari ed entra a far parte dell'Ufficio Tecnico, allora diretto dall'ingegner Giacomo Crespi.
Non essendo laureato, Badas ha la qualifica di "assistente" (con mansioni di disegnatore) e, dal 1934, di "aiuto ingegnere" ma è lui il vero motore dell'Amministrazione nel settore dell'edilizia. Invero - come ha scritto Enrico Endrich in un articolo pubblicato su "Almanacco di Cagliari" - «la sua spiccata capacità di progettista e la squisita finezza del suo gesto erano fuori discussione»(1).
È stato osservato che il "Ventennio" ha segnato la storia urbana e l'architettura della nostra città marcando la differenza tra la città postunitaria e quella moderna. Il volto di Cagliari prese forma proprio durante il Ventennio innestandosi sulla città borghese di Ottone Bacaredda e sviluppandosi, con una precisa connotazione sociale, in particolare nelle zone di San Benedetto, del viale Merello e a Sant'Avendrace(2).
Ubaldo Badas è stato un protagonista indiscusso delle trasformazioni edilizie nella Cagliari degli anni Trenta. In particolare, dal 1930 al 1938, progetta e dirige i lavori di sistemazione urbanistica del Terrapieno, dalla piazza Marghinotti all'ingresso dei Giardini Pubblici, ivi compresa la parte relativa all'ex vivaio comunale e alla palestra all'aperto. Nel 1933, nel medesimo compendio, progetta la scuola all'aperto "Attilio Mereu". Nel mentre sistema anche l'edificio neoclassico dell'ex polveriera che delimita i Giardini Pubblici: la struttura viene destinata alle Belle Arti.
Nel 1934 è la volta dell'Albergo del Povero nel viale Fra Ignazio. L'anno successivo progetta il Sacrario dei Caduti della Grande Guerra che troverà spazio nel Parco delle Rimembranze, tra la via Sonnino e la via San Lucifero. Il monumento, con felice intuizione, riprende i colori delle mostrine della Brigata Sassari. Nel 1937 progetta le case popolari che verranno edificate nella piazza Pirri (attuale piazza Kennedy). Due anni dopo, con Angelo Binaghi, progetta la Casa dello Studente: l'edificio verrà ubicato nel viale Fra Ignazio, di fronte all'Albergo del Povero. Peraltro tale destinazione non si concretizzerà e la struttura aprirà i battenti agli studenti di giurisprudenza (destinazione che tuttora mantiene).
Badas, con la sua spiccata personalità e col suo linguaggio, collabora anche alla sistemazione della via Roma, della piazza del Carmine, della piazza Garibaldi e della piazza Palazzo e al restauro della facciata dell'Episcopio. Segue anche l'esecuzione dei lavori di costruzione del cimitero di San Michele(3) e progetta la "Casa della madre e del fanciullo" che verrà realizzata in via Monte Sabotino(4).
Ma l'opera che, forse più di ogni altra, è destinata a caratterizzare l'ingegno di Badas è la "Colonia Marina Dux" del Poetto (poi Ospedale Marino). Il progetto - per le ragioni dette - non poteva essere firmato dal suo estensore: nel cartiglio infatti troviamo il nome dell'Ingegner Enrico Pisano, capo dell'Ufficio Tecnico Comunale, che, formalmente, era il superiore di Badas. La cifra stilistica di Badas peraltro è evidente sotto ogni aspetto, come pure è chiaro il riferimento al pensiero e alle opere di Adalberto Libera, uno dei maggiori interpreti del razionalismo, molto legato alla città di Cagliari anche per ragioni familiari, essendo coniugato con Stefania Boscaro, pittrice, figlia dell'imprenditore Sante Boscaro. L'impostazione planimetrica della "Colonia Marina Dux" risente delle suggestioni futuriste: dà un senso di dinamismo che ricorda un può la figura di un idrovolante pronto a decollare verso il Mediterraneo.
Nel settore dell'edilizia pubblica, tra i suoi progetti del dopoguerra, si segnalano il palazzo della Regione Sardegna, in viale Trento, e, nel complesso fieristico di viale Diaz, il padiglione dell'Artigianato, con pannelli decorativi di Emilia Palomba, e il padiglione dell'Agricoltura, con elementi decorativi in ceramica del citato Giuseppe Silecchia.
A prescindere dai profili relativi alla "regolarità" formale dell'esercizio dell'attività di architetto, non vi è dubbio che Badas, con le sue opere, abbia dato un importante contributo al dibattito storiografico che segna la nascita dell'architettura moderna in Italia: Badas è personaggio di livello nazionale, i suoi progetti compaiono nella rivista "L'Architettura Italiana".
In un articolo pubblicato nel 1933 nella rivista "Mediterranea", Nicola Valle definiva Ubaldo Badas «ingegno non patentato ed etichettato»: ciò proprio in ragione del fatto che, non essendo laureato, non poteva "firmare" i suoi progetti(5).
È stato posto in evidenza come «non è ancora chiaro quale sia stata la formazione di Badas all'architettura, né come in un ambiente digiuno di architettura moderna, da solo, abbia potuto e saputo sviluppare nell'architettura una tale maturità espressiva, una padronanza dei materiali, delle tecniche e dei linguaggi dell'architettura moderna, quali emergono dalla analisi delle sue opere»(6).
«L'attività di Badas fu molteplice, nei campi delle arti decorative, della grafica, della pittura, dell'architettura»(7). Egli esercitò una notevole influenza nell'introduzione a Cagliari del linguaggio moderno dell'architettura. Essendo uomo dal multiforme ingegno, Badas manifestò un particolare interesse anche per l'artigianato: interesse che proseguì anche nel dopoguerra con la collaborazione con l'Istituto Sardo per l'Organizzazione del Lavoro Artigiano (I.S.O.L.A.), sfociata nella progettazione del Padiglione dell'Artigianato di Sassari inaugurato nel 1956.
Non vi è dubbio che in Badas sia sempre presente «una puntigliosa precisione dell'invenzione progettuale, sino al disegno di ogni possibile dettaglio esecutivo, compresi gli arredi e persino le maniglie»(8). E non vi è dubbio che Badas sia stato «protagonista di un particolare punto d'incontro tra tradizione e innovazione, all'insegna di quella modernizzazione imperfetta che è l'ambito operativo specifico nel quale si muove al primo razionalismo italiano»(9).
(1) Endrich Enrico, "Ubaldo Badas, l'architetto", in "Almanacco di Cagliari", 1984.
(2) Masala Franco, "Riflessioni sull'architettura del Novecento: gli anni Trenta", in "Arte/Architettura/Ambiente", pagg. 15-18; id., "Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900", Nuoro, 2001.
(3) Cfr. Endrich Enrico, "Ubaldo Badas, l'architetto", in "Almanacco di Cagliari", 1984.
(4) Per un quadro dei progetti di Badas nel periodo in cui lavorò nell'Ufficio Tecnico del Comune di Cagliari, Sanjust Paolo, "Ubaldo Badas. Architetture 1930-1940", in "Quaderni del Dipartimento di Architettura" dell'Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, 2003, pagg. 24-25.; Loddo Gianni, "Architetture dal 1900 al 1945", Cagliari, 1999; id., "Guida alla architettura contemporanea di Cagliari. 1945-1995", Cagliari, 1996.
(5) Valle Nicola, "Incontri: Ubaldo Badas", in "Mediterranea", anno VII, 1933, pag. 41.
(6) Sanjust Paolo, "Ubaldo Badas. Architetture 1930-1940", in "Quaderni del Dipartimento di Architettura" dell'Università degli Studi di Cagliari, cit., pag. 10.
(7) Sanjust Paolo, "Ubaldo Badas. Architetture 1930-1940", in "Quaderni del Dipartimento di Architettura" dell'Università degli Studi di Cagliari, cit., pag. 9.
(8) Sanna Antonello, presentazione a Sanjust Paolo, "Ubaldo Badas. Architetture 1930-1940", cit., pag. 7.
(9) Sanna Antonello, presentazione a Sanjust Paolo, "Ubaldo Badas. Architetture 1930-1940", cit., pag. 7.
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