EXCALIBUR 122 - dicembre 2020
in questo numero

Quando Piazza del Carmine divenne Piazza XXVII Marzo

Curiosa storia di una delle piazze più conosciute di Cagliari

di Antonello Angioni
Cagliari, Piazza del Carmine, già Piazza XXVII Marzo
Cagliari, Piazza del Carmine, già Piazza XXVII Marzo
Nel marzo del 1911, appena concluse le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Cagliari, uno dei primi scogli che l'Amministrazione dovette affrontare fu quello dell'adesione della Città alle celebrazioni nazionali per il cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia: il 17 marzo 1861, infatti, con legge (del Regno di Sardegna) n. 4671, Vittorio Emanuele II assunse, per sé e per i suoi successori, il titolo di "Re d'Italia". Quell'atto formale segna la "proclamazione del Regno d'Italia".
Il 27 marzo 1911, nell'aula consiliare, l'assessore anziano Giovanni Battista Ravenna tenne il discorso celebrativo mentre all'assessore alla pubblica istruzione Giuseppe Borgna era riservato il compito di dare il senso della partecipazione della Città e del Municipio all'importante ricorrenza. Lo stesso illustrò un breve documento che esprimeva i «sentimenti altamente patriottici dell'intera cittadinanza» in relazione alla solenne commemorazione che «si compie in Roma, presente il nostro sindaco, in memoria del 50º anniversario dell'inviolabile unità della Patria».
Insomma, i toni erano quelli riservati alla celebrazione ufficiale di un avvenimento importante: i cinquant'anni dell'Unità d'Italia. Ma - come accade in qualsiasi Consiglio Comunale che si rispetti - c'è sempre qualcuno che ritiene giusto fare un ulteriore passo in avanti. E così il consigliere Giuseppe Siotto si fece promotore di un ordine del giorno (sottoscritto anche dai colleghi Satta-Semidei, Desogus, Sanna Randaccio, Lippi, Scano, Prunas, Piga e Macis) col quale «Il Consiglio Comunale di Cagliari, per festeggiare il cinquantenario di Roma a capitale d'Italia, delibera di intitolare, a perpetuo ricordo della data memorabile, col nome di "Piazza XXVII Marzo", la piazza attualmente denominata "del Carmine" e, unendosi alla proposta del presidente, di inviare al sindaco di Roma il seguente telegramma [...]».
A questo punto, saranno in tanti a chiedersi come potesse festeggiarsi nel 1911 il cinquantenario di "Roma Capitale" che - come è noto - venne proclamata tale a seguito della "Breccia di Porta Pia" (20 settembre 1870) solo con legge 3 febbraio 1871. Per dare la risposta occorre fare un passo a ritroso nel tempo e considerare che il 27 marzo 1861, vale a dire dopo dieci giorni dalla proclamazione del Regno d'Italia, Camillo Benso conte di Cavour aveva tenuto un memorabile discorso alla Camera (che allora si riuniva a Torino in Palazzo Carignano) col quale espose le ragioni storiche, intellettuali e morali per le quali Roma doveva diventare la capitale del Regno d'Italia. Il proclama, votato a larghissima maggioranza dal Parlamento, ovviamente, non poteva avere conseguenze giuridiche (sarebbe come se oggi il Parlamento Italiano dovesse proclamare Parigi capitale del nostro Stato), ma rappresentava un auspicio forte di alta valenza politica e programmatica.
Fatto sta - per tornare alla riunione del Consiglio Comunale di Cagliari del 27 marzo 1911 (50 anni esatti dal discorso di Cavour) - che il consigliere Siotto, dopo avere illustrato l'ordine del giorno, richiese il voto per acclamazione. A quel punto, in un'aula eccitata, al consenso espresso dai liberali della maggioranza si unì quello dei liberali dell'opposizione, al punto che i tentativi di rinvio della discussione posti in essere dall'assessore Ravenna erano destinati al naufragio. Il consigliere Dionigi Scano, per evitare situazioni d'incertezza, richiese quindi l'adozione di una formale delibera. E a nulla servirono i rilievi di nullità della delibera formulati dal consigliere Sanjust per mancata iscrizione dell'argomento all'ordine del giorno.
La "Piazza del Carmine" doveva lasciare spazio alla "Piazza XXVII Marzo" e tale rimarrà sino al 1930 allorché, nel nuovo clima di "concordia" conseguente alla firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929), si doveva tornare all'antica denominazione di ispirazione religiosa.
Il resto è cronaca: la cronaca di una piazza purtroppo con poche luci e tante ombre.
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