EXCALIBUR 126 - marzo 2021
in questo numero

Dallo sviluppo esponenziale alla decrescita

Le nuove teorie economiche per contrastare lo sviluppo abnorme e indifferenziato dell'economia

di Franco Di Giovanni
nuove teorie economiche per un mondo in fibrillazione
Nuove teorie economiche per un mondo in fibrillazione
Uno degli effetti conseguenti allo sviluppo delle economie capitalistiche è il sempre più preponderante valore della tecnologia a discapito, anche, del benessere materiale dell'uomo.
Un sistema per opporsi a questa disumanizzazione della economia è stato ideato negli ultimi decenni, partendo da una teoria e una prassi politica economica e sociale nota come "decrescita" (termine nato negli anni '70 del secolo scorso).
I concetti portati avanti dagli attuali teorici della decrescita trovano origine nel pensiero di autori importanti come John Ruskin, Lev Tolstoj e Henry David Thoreau.
Anche il concetto di "semplicità volontaria" riportato negli scritti di Ghandi, esprime dei principi simili.
Uno degli esponenti principali di questo sistema di pensiero si può trovare in Serge Latouche, un economista e filosofo francese, stimato dagli ambienti più radicali, sia di destra che di sinistra.
Questo pensiero è un feroce avversario dello sviluppo economico "ad ogni costo", rappresentato dalla società occidentale in genere.
Essendo tutte le culture umane diverse per loro origine e natura, non si dovrebbe infatti pensare di poter esportare un modello economico come quello occidentale, ma permettere uno sviluppo economico delle economie locali con le loro diversità.
La decrescita presuppone, quindi, una sorta di autogoverni locali che regolino la loro economia secondo i loro bisogni reali, attraverso legami solidaristici tra le varie comunità, e puntino, ad esempio, alle fonti di energia rinnovabili, che permetterebbero anche una fattiva autosufficienza energetica e una ragionevole indipendenza economica, abolendo o riducendo il consumismo, realizzando anche delle numerose isole ecologiche, opponendosi, così, anche ai dogmi di alcuni movimenti ecologisti tradizionali, come quello dello sviluppo sostenibile, considerandolo una contraddizione in termini, in quanto ultimo slogan-feticcio per mascherare lo sfruttamento capitalistico, che è ovunque.
Lo sviluppo della permacultura (un sistema di agricoltura permanente, mirato alla coltura, per una produzione abbondante, per soddisfare il fabbisogno di una determinata comunità) e di un settore economico sul biologico, incentrato sui prodotti locali, sono un altro esempio di questo nuovo stile di vita improntato anche al consumo critico, cioè antispreco e razionale.
Sussistono, inoltre, fitte reti di scambio non monetario ("sharing", traducibile in italiano come "condivisione") o comunque partecipativo. Un esempio in cui tali modelli economici possono essere applicati sono gli ecovillaggi.
Data la loro impronta etica, questo pensiero risulta anche ostile allo statalismo più invasivo, seguendo un modello di economia diversificato a seconda delle esigenze delle persone che intendono attuare questo vero e proprio cambio di paradigma, considerando un eccessivo statalismo coercitivo rispetto alle reali necessità umane.
Attualmente la decrescita ha attuato in sé persino una ridiscussione dei modelli di coabitazione.
Questa concezione delle cose, infatti, è nota sia come rispettosa delle libertà individuali che comunitarie.
Più avanti parleremo delle varie correnti interne e critiche a questo vastissimo movimento di opinione.
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