EXCALIBUR 127 - aprile 2021
in questo numero

Enrico Endrich, il "podestà" di Cagliari

Da sardista della prima ora a fascista e infine missino, sempre in prima linea

di Claudio Usai
<b>Enrico Endrich</b> (Meana Sardo 1899, Cagliari 1985) in abiti civili
Enrico Endrich (Meana Sardo 1899,
Cagliari 1985) in abiti civili e in divisa
fascista
<b>Enrico Endrich</b> in divisa fascista
Spicca fra gli esponenti politici più importanti del cosiddetto sardofascismo, del regime fascista e del Movimento Sociale Italiano in Sardegna, l'Avv. e On. Enrico Endrich. Nato a Meana Sardo (OR) il 17 ottobre 1899, si trasferì poi a Cagliari per frequentare la facoltà di giurisprudenza. Ancora giovanissimo partecipò alle manifestazioni organizzate a Cagliari da Cesare Battisti per l'entrata in guerra dell'Italia. Fu trai "ragazzi del '99" che si sacrificarono nell'ora più difficile del conflitto mondiale per l'Italia.
Nel dopoguerra si laureò, acquisendo una solida cultura giuridica, umanistica e artistica. Fu in seguito trattenuto al servizio militare fino al 1921, diventando avvocato. Fin dall'anno della sua fondazione s'iscrisse al Partito Sardo d'Azione (P.S.d'Az.), frequentando anche ambienti vicini al fascismo sardo. Dopo la marcia su Roma, l'evidente debolezza dei fasci isolani e la forza inattesa del P.S.d'Az. spinsero Mussolini a inviare nell'isola il Gen. Asclepia Gandolfo, che, munito di poteri speciali, riuscì a far confluire nel Pnf i principali esponenti sardisti. Gandolfo era grande estimatore di Emilio Lussu e considerava Ferruccio Sorcinelli, fascista intransigente, capo degli squadristi e contrario alla "fusione", poco più che un farabutto. Nel 1923 Endrich insieme ad A. Colomo, L. Rossi e al col. R. Pisani iniziò la trattativa col prefetto di Cagliari.
Alla commissione paritetica del Partito Sardo per stabilire i termini "pratici" della fusione, riunitasi il 30 gennaio 1923, partecipò lo stesso Endrich. Al temporeggiare e al successivo passo indietro di Lussu, si aprì una vera e propria scissione all'interno del P.S.d'Az..
Avevano infatti deciso di aderire alle offerte di Gandolfo la maggioranza della classe dirigenza sardista, compreso Endrich, che dichiarerà di averlo deciso «per amore della Sardegna». Il 15 aprile 1923 lo stesso entrò nella direzione del fascio di Cagliari e nel direttorio della segreteria provinciale. Gli anni successivi alla cosiddetta "fusione" vedranno molti altri sardisti occupare posizioni di rilievo man mano che il nuovo regime si andava consolidando.
Dopo la fusione Endrich e Lussu si ritroveranno solo nel 1925 su fronti opposti in veste entrambi di avvocati: l'acredine politica deve aver influito non poco nell'episodio, perché dopo un'accesa discussione il sardista tentò di colpire Endrich, che si difese lanciando un calamaio. La contesa sfociò come usanza dell'epoca in duello alla sciabola, concluso con leggere ferite d'ambo le parti. A partire dal 1926 Endrich entrò a far parte della gerarchia del regime attraverso un rapido "cursus honorum": quando il 20 luglio Vittorio Tredici fu nominato segretario politico del fascio di Cagliari, egli fece parte del Direttorio del Partito e della Segreteria politica; dal marzo 1927 al luglio 1928 fu vice podestà; fu poi nominato podestà, restando in carica fino al 1934.
Con il Regio Decreto del 26 aprile 1928, Cagliari annetté i comuni limitrofi, diventando così una cosiddetta "Grande città". Dal 1929 al 1934 Endrich dotò Cagliari di una serie di edifici pubblici realizzati in brevissimo tempo, grazie al sostegno dell'Ingegnere Giacomo Crespi ed Enrico Pisano, ma soprattutto dell'architetto Ubaldo Badas. La carriera politica di Endrich proseguì dal 1934 al 1940 con l'incarico di segretario federale del Pnf locale.
In quegli anni scrisse alcune opere: un'analisi di confronto socio-economico dell'Urss e dell'Italia fascista intitolata "Diritto del lavoro nella Russia socialista e nell'Italia fascista" (1935); l'anno dopo pubblicò il saggio "Partito, sindacati e corporazioni"; mentre nel 1938 scrisse il volume "Lineamenti storici politici e militari della Sardegna". Dal marzo 1939 all'agosto 1940 e dal dicembre 1940 al giugno 1942 divenne consigliere del Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Nel 1940 fu nominato ispettore del Pnf e dal 28 novembre accettò di svolgere lo stesso incarico in Libia fino al 1942. In Africa si fece promotore di una lungimirante proposta di "fascistizzazione" dei musulmani libici, attraverso l'inserimento della comunità araba nel Partito fascista e l'inquadramento in esso di gran parte della popolazione. Potevano infatti aderire all'Associazione Musulmana del Littorio (Aml) solo coloro che avevano la "cittadinanza speciale".
Nel 1941, in collaborazione con i quattro segretari provinciali coloniali del Partito, Endrich chiese l'estensione della cittadinanza a un numero superiore di persone.
Pochi mesi prima dell'8 settembre 1943, Endrich fu nominato prefetto di Cosenza. Come scrisse la figlia Anna, «aveva mandato la famiglia al Nord e lui era rimasto solo nella convinzione di poterla presto raggiungere». Al loro arrivo in Calabria, gli Alleati gli proposero di continuare il lavoro. Nel novembre fu però costretto a dimettersi, rifugiandosi in un convento di frati.
Per ben due volte cercò di raggiungere la famiglia e la Repubblica Sociale Italiana (Rsi). La seconda volta fu arrestato e rinchiuso in un campo di concentramento, riuscendo comunque a fuggire. Solo, isolato e senza mezzi si trovò per mesi nel territorio occupato dell'Italia meridionale; fu infine ospitato da A. Jannone, ex federale di Bari, a Giovinazzo, rimanendo al sicuro sino alla fine del conflitto. Nel 1945 si riunì ai familiari a Roma, lasciando la Puglia per Napoli, dove riprese l'attività di avvocato. Fu allora che aderì al Msi: «Poco dopo la nascita del movimento, a Napoli feci parte della Direzione provinciale e tenni alcune conferenze (una sul Maschio Angioino)». Quivi partecipò anche al I Congresso nazionale del partito del 27-29 giugno 1948, facendo parte della fazione più oltranzista e della (cosiddetta) sinistra del Msi, pur con alcuni distinguo. Al IV Congresso del Msi di Viareggio del 1954 si dichiarò per una Repubblica Sociale
Nel 1953 partecipò alle elezioni alla Camera e fu eletto primo nel Collegio nazionale, cosicché diventò deputato anche Giovanni Maria Angioy. Eletto parlamentare, Endrich entrò nella III Commissione giustizia dal 1º luglio 1953 al 28 gennaio 1954. Dopo pochi mesi si dimise contro l'assegnazione del vitalizio. Dopo questo episodio avrebbe voluto rinunciare alla politica, ma cedendo ancora una volta alle pressioni dei vecchi amici, venne eletto nuovamente deputato nel 1972. Nella VI Legislatura partecipò alla III Commissione permanente (Affari Esteri) e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali. Ciò gli permise di interessarsi ancora una volta dei problemi nazionali, ma soprattutto di quelli dell'Isola.
Concluso il mandato non si ricandidò e rifiutò anche stavolta la pensione, che nemmeno la vedova riscosse mai.
Si spense a Cagliari il 5 dicembre 1985 e la città tutta all'epoca si strinse commossa in lutto, riconoscente verso uno dei suoi più alti figli.
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