EXCALIBUR 129 - giugno 2021
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Giolitti rilancia: nuove elezioni!

parte di una lettera di <b>Emilio Lussu</b> indirizzata all'amico Renzo Pazzaglia scritta su carta intestata della Camera dei Deputati e datata 16 giugno 1921
Parte di una lettera di Emilio Lussu
indirizzata all'amico Renzo Pazzaglia scritta
su carta intestata della Camera dei Deputati
e datata 16 giugno 1921
Nel mentre Mussolini, ripresosi dalla cocente sconfitta elettorale del '19 e con i fasci di combattimento in rapida e inaspettata ascesa, di fatto seguì la linea giolittiana sia sulla questione dell'occupazione delle fabbriche, che si guardò bene dal condannare, sia sull'occupazione di Fiume: plaudendo al trattato di Rapallo, di fatto abbandonò D'Annunzio al suo destino. Il che fa presumere che fra i due una qualche intesa dovette pur esserci, visto che Giolitti, dopo alcuni mesi, perorò la candidatura dei fascisti e dello stesso Mussolini nei Blocchi Nazionali di impronta liberale e governativa.
Giolitti, sicuro di poter rafforzare la sua posizione, nell'aprile del '21 sciolse le camere e indisse nuove elezioni per il 15 maggio.
Lo statista piemontese pensava di avere in mano alcune carte decisive che gli avrebbero permesso di ottenere, con le elezioni, un forte successo, così da potersi ripresentare sulla scena politica con una maggioranza schiacciante.
Faceva affidamento sulla forte crisi che stava attraversando il partito socialista, che, pur avendo avuto nel mese di gennaio la fuoriuscita dell'ala comunista, tuttavia era sempre scosso dalla feroce contrapposizione tra massimalisti e riformisti. Per cui svaniva la possibilità che il trio "collaborazionista" di Modigliani, Treves e Turati potesse uscire allo scoperto. Per giunta lo schieramento giolittiano registrava pure la secessione della destra salandriana, di Nitti e Amendola e della democrazia sociale, pensando di poter sostituire Giolitti col suo rivale Nitti. Giolitti, facendo tesoro dei Blocchi nazionali che avevano dato buoni risultati alle amministrative del '20, li riesumò in vista delle politiche del 15 maggio, includendovi i liberali, i fascisti, i cattolici indipendenti, democratici e repubblicani, nazionalisti e rappresentanti delle categorie industriali e agrarie. Ma il risultato elettorale deluse fortemente Giolitti. I socialisti ebbero 123 seggi, risultando il primo partito, i comunisti 16. Nel 1919, insieme ne avevano avuti 156, purtuttavia la loro forza era ancora notevole e soprattutto nessuno di loro era disponibile a trattare con Giolitti.
I popolari ebbero 108 seggi, una decina in più rispetto al '19. I Blocchi popolari arrivarono terzi con solo 105 seggi. Di questi, 35 furono gli eletti fascisti, tutti, eccetto Bottai a Roma e Caradonna in Puglie, eletti nell'Italia centro-settentrionale.
L'organo socialista "Avanti" così commento il risultato elettorale: «I proletari d'Italia hanno seppellito con una valanga di schede rosse la reazione fascista». Giolitti, sconfitto, si dimise nel mese di luglio e fu sostituito da Ivanoe Bonomi.
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