EXCALIBUR 130 - luglio 2021
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Le prime battaglie

<b>Napoleone</b> (qui raffigurato con <b>Pasquale Paoli</b>) fu tra i primi a reclamare la fine dei privilegi feudali in Corsica
Napoleone (qui raffigurato con Pasquale Paoli) fu tra i
primi a reclamare la fine dei privilegi feudali in Corsica
Il 1 aprile 1789 ci fu grande agitazione nella caserma. Du Teil aveva ricevuto l'ordine di stroncare una rivolta scoppiata nel paese di Seurre. Dispose subito l'invio di tre compagnie di artiglieri, una delle quali inaspettatamente al comando di Napoleone, in assenza dei capitani, tutti in licenza. Era il suo primo incarico operativo.
Per un mese gli artiglieri stazionarono nell'abitato, poi un bel giorno si formò un assembramento di montanari che provenivano dai centri vicini. Napoleone si mise davanti a loro, ordinando di puntare i fucili: aveva la voce ferma e imperiosa: «Ho l'ordine di sparare sulla canaglia, non sulla gente per bene, che deve tornarsene a casa». Tutti capirono che avrebbe dato l'ordine di sparare. E tutti sparirono dalla sua vista, senza che fosse stato sparato un solo colpo.
Il 14 luglio si diffuse la notizia che il popolo in rivolta aveva preso la Bastiglia e che il governatore del carcere reale era stato decapitato. Cinque giorni dopo ad Auxonne i rivoltosi distrussero l'ufficio dell'esattoria, saccheggiarono l'ufficio del sale, picchiarono i funzionari e bruciarono documenti e cambiali di debito.
Lui era combattuto, sapeva che era necessario ristabilire l'ordine, ma credette che fosse giusto abbattere i privilegi feudali dell'aristocrazia. Molte sue lettere di quel periodo testimoniano che era già schierato con la Rivoluzione e forse questa era un'occasione per "liberare" la Corsica.
Chiese ripetutamente di usufruire di un congedo, e lo ottenne per sei mesi. Mentre attraversava le città del Sud per l'imbarco, a Marsiglia vide per la prima volta i sanculotti che esibivano la coccarda tricolore e la folla che si entusiasmava ascoltando i discorsi dei rivoluzionari.
In Corsica fu tra i primi a organizzare gruppi che reclamavano la fine dei privilegi feudali e la cessazione del regime militare di occupazione, tra l'ostilità degli ufficiali, cosa che l'Assemblea nazionale il 30 novembre 1789 accolse su proposta di Mirabeau: la Corsica sarebbe stata soggetta alla legge comune francese e invitò gli indipendentisti a tornare liberi nell'isola. Per Napoleone fu una vittoria "politica", ma in quella confusione politica corse rischi. Pasquale Paoli si recò a Parigi e fu acclamato come un eroe dall'Assemblea nazionale. Addirittura da Robespierre ottenne di essere accolto nel club esclusivo dei Giacobini, il più insidioso ed estremista.
Quando Paoli approdò nell'isola venne accolto come un eroe e i giovani si precipitarono a fornirgli la scorta nel suo percorso isolano. Tra questi c'era anche lui, Napoleone, che però proseguì la sua attività rivoluzionaria scagliandosi contro quelli che ancora mantenevano atteggiamenti equidistanti. Ricevette un primo segnale di ostilità da Paoli, che lo invitò a «dire meno e a mostrare meno parzialità». Cominciò per lui un periodo difficile, con un continuo via vai tra Francia e Corsica, tra gli scherni e le minacce dei suoi colleghi ufficiali che lo detestavano per la scelta rivoluzionaria.
Nel febbraio 1792, lontano dal suo reggimento per un ennesimo congedo, venne informato che gli ufficiali che non si fossero trovati in aprile nei ranghi regolari avrebbero perso il grado di aiutante maggiore, salvo che non ricoprissero in quel momento la carica di tenente colonnello dei Battaglioni volontari. Decise subito che lo sarebbe diventato, anche se per quel grado bisognava essere eletti.
Brigò allora con insistenza, fino a trovare gli alleati giusti per l'elezione, che ottenne quale tenente colonnello del 2º Battaglione corso della Guardia "Ajaccio-Tallano". Si accesero scontri ad Ajaccio tra gli uomini del battaglione e le truppe del presidio, ma lui seppe gestire gli eventi e riuscì a non farsi accusare ufficialmente di insubordinazione.
Ritornò a Parigi giusto in tempo: la Francia rivoluzionaria aveva dichiarato guerra all'Austria. Venne reintegrato col grado di capitano, ma non poté raggiungere alla frontiera il suo reggimento, perché il brevetto di capitano non gli era stato ancora consegnato. Allora girovagò per la città e si diresse verso il palazzo delle Tuileries, invaso dai sanculotti. Il re aveva fatto appena in tempo a rifugiarsi presso l'Assemblea: nel giardino giacevano i cadaveri di oltre mille guardie svizzere. Le donne marsigliesi si avventavano sui loro corpi per mutilarli tagliando gli organi genitali, che poi ostentavano oscenamente. Anche Napoleone rischiò con la sua divisa dell'esercito reale "regolare".
Disprezzava Luigi XVI, quel sovrano "coglione" che avrebbe dovuto dare ordine alle batterie di cannoni di aprire il fuoco sulla folla. Ci sarebbe voluta forza, energia e audacia, lui sentiva di avere quelle virtù, il re era stato un vile e un pavido. Ma la violenza non poteva essere fermata: appena si sparse la voce che a Verdun i Francesi erano stati battuti e che gli Austro-Prussiani avrebbero potuto essere presto a Parigi, la folla invase le carceri, piene di aristocratici, che massacrarono orrendamente: Danton avrebbe dato mano libera, Robespierre invece si eclissò.
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