EXCALIBUR 137 - febbraio 2022
in questo numero

La svolta "green" degli stati

Alcune considerazioni sul futuro energetico e le implicazioni politiche

di Franco Di Giovanni
luci e ombre sul futuro verde del mondo
Luci e ombre sul futuro verde del mondo
Sono ormai decenni che si parla di una ipotetica svolta "green", cioè di una autoriforma economica mondiale secondo i trattati internazionali, come quello di Kyoto. Anche buona parte dei paesi europei ha aderito a questa svolta che dicono da più parti "epocale"... tra cui l'Italia.
Ragioneremo su alcune luci e ombre che si profilano, quindi, per implementare questo sistema, anche se, come avrete capito da un mio articolo precedente sul movimento ecologico sociale della decrescita, io sono almeno in parte favorevole, purché lo si faccia con criterio.
Abbiamo qua in Sardegna un esempio di malfunzionamento di tale sistema riferito alle pale eoliche, che ci avrebbero permesso di sfruttare parte delle energie rinnovabili. Nessuno aveva badato al fatto che l'energia dei venti fosse discontinua e senza le dovute precauzioni tale sistema non ha potuto rendere il dovuto a livelli energetici.
Una sorta di autonomia energetica è sempre auspicabile in ogni nazione, ma le cose devono essere fatte bene, badando che la produzione delle energie non sia discontinua, di modo che non si fermino poi interi settori economici.
In alcuni casi, certe energie rinnovabili possono essere solo di supporto perché non coprenti l'intero fabbisogno, anche per via di distanze troppo grandi, a un rapido calcolo e vi è il bisogno di diversificare queste fonti, contando anche di lasciare delle vecchie fonti energetiche, razionalizzandone al massimo l'utilizzo, assieme alle nuove.
Qui il problema è puramente logistico. Passiamo poi a uno di trasparenza.
Vi sono aziende, anche multinazionali, che fingono un approccio verde solo di facciata e andrebbero perseguite, poiché la loro potenza economica farebbe in modo, ad esempio, di fargli ricevere indebitamente sovvenzioni o sgravi fiscali (tale pratica è nota nei paesi anglofoni anche come greening).
Per attuare una vera transizione ecologica occorre incentivare con dei vantaggi i piccoli consumatori di energia, che stanno pagando lo scotto, con le loro famiglie, di tale passaggio, non lasciandosi tuttavia prendere da facili ideologismi, vieppiù estremi, come quelli che sono alla ribalta dagli ultimi anni.
Ciò ha portato infatti a una errata percezione del surriscaldamento globale, infatti spostandosi leggermente l'asse terrestre vi è più da temere un raffreddamento che non un riscaldamento della Terra (ma ambedue possono essere prevenuti nei loro effetti con una ragionata politica ecologica, evitandone gli eccessi).
Spetterà alla politica, per antonomasia arte del possibile, evitare lo strapotere di multinazionali e statalismi burocratici invasivi, che non dovranno gravare sulla testa e le tasche dei comuni cittadini, trovando una mediazione equanime degli interessi di tutti: se non avverrà, significa che i governanti avranno preso, una volta di più, le parti del più forte.
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