EXCALIBUR 137 - febbraio 2022
in questo numero

Paolo Pili - Memorie di un sardo-fascista

Mario Cubeddu ripropone la controversa questione dell'originalità politica e culturale del sardo-fascismo e del suo massimo esponente

di Angelo Abis
frontespizio del libro di <b>Mario Cubeddu</b> (editrice Democratica-Sarda - Sassari, 2022)
Sopra: frontespizio del libro di Mario Cubeddu
(editrice Democratica-Sarda - Sassari, 2022)
Sotto: Paolo Pili
<b>Paolo Pili</b>
Finalmente un'opera globale e per giunta dirimente sulle annose questioni che agitano, da oltre mezzo secolo, la storiografia e la cultura politica sarda.
Oggetto del contendere sono la storia e l'ideologia del Psdaz, la confluenza di gran parte della sua classe dirigente nel partito fascista, le figure carismatiche di Emilio Lussu, Camillo Bellieni e dello stesso Paolo Pili e il rapporto di Pili e di Lussu non proprio lineare col fascismo.
È inutile dire che a partire dal dopoguerra si è assistito, almeno fino agli anni '60 (ma la cosa, anche se in forma più attenuata, dura sino ai nostri giorni) a una progressiva mitizzazione della figura di Lussu e una altrettanta denigrazione, nonché condanna alla "damnatio memoriæ", di Pili.
Autore del volume è Mario Cubeddu, che con il Fratello Salvatore, entrambi di Seneghe, costituiscono il meglio in quanto a studi specifici sul movimento sardista.
Mario Cubeddu ha suddiviso il suo corposo volume (oltre 370 pagine) in due parti, pressoché uguali: la prima parte comprende scritti ancora inediti di Paolo Pili; nella seconda l'autore delinea il ruolo di Pili non solo come leader politico prima del Psdaz e poi del Pnf, ma anche come intellettuale "organico" (secondo la formulazione gramsciana dell'intellettuale) a una borghesia agraria emergente.
Nella prima parte, gli scritti inediti di Pili hanno una valenza non solo storica e politica, ma anche letteraria che si manifesta con uno stile sobrio ma non per questo meno efficace, soprattutto quando descrive la condizione del mondo agropastorale di Seneghe e della Sardegna in genere nei primi anni del '900 e quando delinea il profilo di tanti personaggi illustri o anche sconosciuti. Ecco come descrive un suo incontro con Mussolini (pag. 119) subito dopo il delitto Matteotti: «mi recai da Mussolini a Palazzo Chigi, trovai l'anticamera deserta. Mi ricevette subito e lo trovai molto accasciato. "Quei delinquenti mi hanno rovinato - mi disse - perché questa è una rovina per me, per il partito e per l'Italia. Pensare che volevo avvicinare proprio i socialisti per sciogliere tanti nodi della politica italiana. Tu cosa mi dici? Ho l'impressione di essere abbandonato da molti, hai visto com'è deserta l'anticamera?". Risposi: "Io direi che non bisogna mollare e sono venuto proprio per offrire chiara assicurazione che il nostro patto di fusione è sempre valido, perché noi non abbandoniamo la lotta nei momenti più gravi". Mi salutò e la sua stretta di mano (eccezionale nel suo modo di salutare) fu molto calorosa».
E ancora un suo incontro (pag. 120), nella stessa occasione, col vecchio liberale Francesco Cocco Ortu: «L'Aventino era un argomento che lo faceva andare in bestia: "Volevano che il Re, un Re costituzionale, mettesse alla porta un governo che ha la maggioranza nelle due assemblee parlamentari. Volevano fare la rivoluzione i panciafichisti delle varie democrazie e i parolai socialisti. Questo perché non si sentivano più di fare la battaglia parlamentare e volevano rimanere sempre "maggioranza" palese o occulta. Il fascismo si avvia verso la dittatura. L'Aventino col comportamento della sua stampa gli spiana la strada. Voi, in Sardegna, siete stati all'altezza della situazione e gliene voglio dare atto"».
Nella seconda parte del volume Cubeddu esamina criticamente gli scritti di Pili in relazione agli avvenimenti storici che videro il leader sardo-fascista protagonista e soprattutto il contraltare che Emilio Lussu e i suoi esegeti crearono per denigrare e sminuire l'opera di Pili. È inutile dire che Cubeddu rende giustizia all'operato di quest'ultimo, demolendo una per una tutte le affermazioni di Lussu e dei suoi sodali.
Molto interessante il capitolo che tratta la defenestrazione di Pili dal Pnf a partire dal 1927. Tutta la storiografia la imputa ai gruppi caseari in combutta con il segretario del Pnf Augusto Turati. In realtà Cubeddu punta il dito contro Antonio Putzolu, che, oltre a essere compaesano di Pili, era stato il suo più caro amico e sostenitore in tutte le battaglie e, al momento dello scontro con Pili, personaggio di rilievo nel Pnf e nel mondo culturale sardo-fascista. Anche se non sono ben chiari i motivi per cui si arrivò alla feroce contrapposizione fra i due, tuttavia Cubeddu sposa la tesi di Pili secondo cui fu Putzolu a istigare Turati contro di lui, asserendo che si appoggiava a Farinacci, grande nemico di Turati.
Per concludere: un bel libro, con il quale Mario Cubeddu pone una pietra miliare nella storia della Sardegna contemporanea.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO