EXCALIBUR 137 - febbraio 2022
in questo numero

Sant'Antonio Abate

Quando il presente si rispecchia nel passato

di Alessio Dettori
iconografia tradizionale di <b>Sant'Antonio Abate</b>
Iconografia tradizionale di Sant'Antonio Abate
«Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo gli si avventeranno contro dicendo: 'Tu sei pazzo!', a motivo della sua dissomiglianza da loro».
Questo aforisma, che trovo estremamente in linea col tempo in cui stiamo vivendo, è stato lasciato a noi da Sant'Antonio Abate; santo che la Chiesa Cattolica commemora, già dal V secolo, ogni 17 gennaio, occasione nella quale si possono benedire le stalle e gli animali domestici, oltre al consueto "Falò di Sant'Antonio" nelle comunità agricole.
Conosciuto anche come Sant'Antonio il Grande o Sant'Antonio d'Egitto, la sua biografia ci è stata tramandata dal suo amico e discepolo Sant'Atanasio.
Sant'Antonio nacque intorno all'anno 250 a Coma, in Egitto.
Figlio di agricoltori benestanti, si ritrovò orfano di entrambi i genitori quando aveva circa 18-20 anni, ereditando un importante patrimonio da amministrare, oltre a dover educare la sua giovane sorella minore.
Essendo rimasto colpito dalle parole di Gesù nel Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi», decide di vendere tutti i suoi averi e, affidata la sorella a una comunità di vergini, decise di vivere una vita di ascetismo restando per anni all'interno di una tomba scavata nella roccia.
Negli anni subì spesso le tentazioni da parte del diavolo, alcune volte fingendosi un angelo che dava consigli al santo, altre volte mostrandosi come un porco per spaventare Sant'Antonio, ma quest'ultimo, grazie all'aiuto di Dio, riuscendo a distinguere le apparizioni vere da quelle false (il carisma detto "discernimento degli spiriti"), riusciva sempre a vincere contro le tentazioni.
Il suo volersi distaccare dalle persone e dalla mondanità lo portò negli anni a cambiare spesso dimora, a causa di fedeli che andavano spesso a chiedergli consiglio.
Ma nonostante la sua condotta da eremita, il coraggio non gli mancò quando andò ad Alessandria d'Egitto, intorno al 311, ad aiutare e confortare i cristiani perseguitati dall'imperatore Massimiliano, conscio del fatto che anche lui sarebbe potuto morire come martire.
Dopo essere tornato in solitudine sul Monte Qolzoum, dovette tornare ad Alessandria alcuni anni dopo per combattere l'arianesimo (una dottrina condannata come eretica al Consiglio di Nicenea nel 325).
Il suo stile di vita eremitico e ascetico, alla ricerca di una più profonda spiritualità e vicinanza a Dio, divenne noto tra i fedeli che lo presero come modello di riferimento, infatti Sant'Antonio Abate è considerato il caposcuola del Monachesimo Cristiano e primo abate della storia.
Negli anni successivi, quando iniziarono a nascere le prime comunità di monaci e i primi monasteri, Sant'Antonio non fece mancare il suo supporto spirituale nel dare consigli ai nuovi discepoli. Tutta la sua sapienza è arrivata ai giorni nostri, grazie ai suoi discepoli che la raccolsero in 120 detti e 20 lettere.
Fu un santo molto popolare al suo tempo, ma anche nei secoli successivi.
La sua fama era tale che persino Costantino lo cercò per chiedergli consiglio.
Alcuni secoli dopo la sua morte, quando venne scoperta l'ubicazione segreta della sua tomba, che era stata nascosta dai suoi discepoli, i fedeli vi andarono a pregare per chiedere la guarigione da un morbo che all'epoca veniva chiamato "fuoco sacro", l'"herpes zoster", oggi conosciuto come fuoco di Sant'Antonio.
Anche il celebre Sant'Antonio di Padova cambiò il suo nome di battesimo da Fernando ad Antonio proprio in onore all'illustre santo monaco.
Sant'Antonio Abate morì nella Tebaide il 17 gennaio del 356, a 105 anni, nonostante una vita all'insegna della penitenza, ma con una forza che solo i veri santi, sorretti da Dio, possono vantare.
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