EXCALIBUR 141 - giugno 2022
in questo numero

La disputa della reliquia di San Sisinnio

Una curiosa disputa tutta sarda fra i comuni di Serramanna e Villacidro

di Alessio Dettori
il Santo conteso (foto di Silvia Putzu)
Il Santo conteso (foto di Silvia Putzu)
Serramanna e Villacidro. Due piccoli paesi del Medio Campidano, confinanti l'uno con l'altro, vicini eppure diversi.
Serramanna, nota per aver avuto fino agli anni '80 del secolo scorso la cantina sociale più capiente d'Europa, e Villacidro, nota per il monte e la bellissima cascata conosciuta come "Sa Spendula", che affascinò anche il celebre Gabriele D'Annunzio, che le dedicò una poesia.
Oggi i rapporti tra gli abitanti dei due paesi sono più che buoni, ma nel 1767, anno in cui si svolgono i fatti di cui parleremo, si viveva ancora in un contesto di accesa rivalità tra piccoli comuni e villaggi (come un po' ovunque all'epoca).
San Sisinnio è un santo molto amato a Villacidro e viene festeggiato la prima domenica di agosto.
Nato a Leni (un piccolo borgo nel territorio dell'attuale Villacidro) nel 123 d.C., morì martire a 62 anni nel 185 d.C..
Di lui si narrano parecchi episodi in cui scacciò le streghe e tutt'ora il santo viene invocato per neutralizzare le maledizioni fatte dalle fattucchiere.
Ma torniamo all'argomento principale.
Quando venne ritrovato il corpo del santo, esso aveva ancora i segni delle ferite e del sangue intorno a esse.
La salma riposa tutt'ora nel Duomo di Cagliari, ma nel 1615 venne donata una reliquia del santo, un frammento di costola, alla piccola chiesa a lui dedicata, ma per questioni territoriali la reliquia venne consegnata e custodita nella chiesa di San Leonardo a Serramanna.
Per circa 150 anni, quindi, la processione in onore del santo partiva dalla chiesa di Serramanna, per arrivare fino alla chiesetta campestre di San Sisinnio a Villacidro, in cui iniziavano i festeggiamenti.
Ma nel 1767 le cose cambiarono, perché Villacidro passò dalla diocesi di Cagliari a quella di Ales, mentre Serramanna rimase nella diocesi di Cagliari.
Questo fatto portò a un clima di aperta ostilità tra gli abitanti dei due paesi (i Cidresi avevano sempre mal sopportato che la reliquia del loro patrono fosse stata data ai Serramannesi), visto che con il cambio di diocesi trovavano fuori luogo che la reliquia fosse ancora custodita nella chiesa di Serramanna.
Chiesero quindi che venisse consegnata loro la reliquia, ma le lamentele non vennero ascoltate, quindi decisero di usare la forza per conseguire il loro obiettivo.
In occasione della processione con la reliquia, partita da Serramanna, un gruppo di Cidresi a cavallo e armati attesero l'arrivo della processione, sbarrarono la strada al corteo e intimarono al sacerdote di consegnargli la teca in cui era custodita la reliquia. Al rifiuto del parroco essi si lanciarono sui Serramannesi che, dopo una breve resistenza culminata con la morte di un loro compaesano, si misero in fuga, lasciando il parroco in mano ai Cidresi.
Dopo essere stato catturato, il parroco decise di consegnare la reliquia e venne lasciato libero di tornare nel suo paese.
Grande fu la festa quell'anno a Villacidro, per quella che venne considerata una santa impresa.
Ma l'anno successivo quelli di Serramanna decisero di vendicarsi e riottenere la reliquia sottratta l'anno precedente.
Si presentarono nel luogo del misfatto dell'anno prima, a cavallo e armati, e attesero l'arrivo dei Cidresi con la reliquia, anch'essi armati e a cavallo.
Ci fu un breve scontro tra le due fazioni, che si risolse con la maggior parte dei Serramannesi disarcionati, messi in fuga dopo che anche uno di loro era stato ucciso.
Dopo questo episodio i Serramannesi non tentarono più di recuperare la reliquia del santo, ma per decenni rimase l'astio nei confronti dei vicini che avevano sottratto la preziosa reliquia.
I Cidresi, dal canto loro, consci di quanto accaduto, decisero di fornire, negli anni a venire, una scorta armata a cavallo per proteggere la reliquia da eventuali altri assalti. E questa tradizione è arrivata fino ai giorni nostri.
Per quanto la pace, dopo oltre due secoli, possa sembrare una cosa scontata, in realtà è stata sancita ufficialmente tra i due comuni solo nel 2005 (238 anni dopo), quando il sindaco di Serramanna ha partecipato alla processione di San Sisinnio e l'anno successivo il parroco di Serramanna e quello di Villacidro hanno accompagnato insieme la reliquia del santo fino alla chiesetta a lui dedicata, mettendo la parola fine a una disputa tanto bizzarra quanto assurda.
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