Excalibur verde
SPECIALE
Centenario della Marcia su Roma

Importante convegno svoltosi a Cagliari con la partecipazione di valenti storici

la locandina del convegno
Sopra: la locandina del convegno
Sotto: panoramica del pubblico della sala
panoramica del pubblico della sala
Sabato 5 novembre si è tenuta al "Lazzaretto" di Cagliari la conferenza dal titolo "Sfogliando i libri di storia: la Marcia su Roma compie 100 anni". La manifestazione è stata organizzata dalle associazioni culturali "Vico San Lucifero" e "La Fiaccola".
I lavori, coordinati dal giornalista Fabio Meloni, hanno visto la partecipazione degli storici Angelo Abis, Pietro Cappellari e Marco Cimino.
Ha aperto i lavori Fabio Meloni, ricordando come la data del 28 ottobre, a cent'anni dalla Marcia su Roma, rappresenti a tutt'oggi un mito nella società italiana. Mito con cui occorre fare i conti se si vuole capire la grande trasformazione avvenuta nell'Italia nell'ultimo secolo.
Dopo un breve saluto del presidente dell'associazione "Vico San Lucifero" Tino Curreli, il quale ha ringraziato il folto pubblico e gli oratori per aver dato corpo a un convegno di così alto valore storico, Marco Cimino, esperto di storia militare, ha dato un quadro vivace del configurarsi del movimento dei reduci della Prima Guerra Mondiale, cioè di tutti coloro che nelle trincee del Carso avevano sofferto pene indicibili in quattro anni di guerra, spesso trattati malissimo dai quadri superiori, soggetti a decimazioni allucinanti, abbandonati al loro destino quando venivano fatti prigionieri.
Quando questa massa di ex ritornò alla vita civile, trovò un clima ostile tra la popolazione, una mancanza di considerazione dei loro sacrifici da parte delle autorità, lo scherno e il dileggio da parte dei socialisti.
Mussolini capì che in quella massa vi era il materiale umano che per spirito di sacrificio, capacità operative, per disciplina, se ben diretto e motivato, poteva assurgere al ruolo di forza rivoluzionaria che poteva conquistare lo Stato.
E così fu: la Marcia su Roma è la dimostrazione che il fascismo era una forza rivoluzionaria non eversiva, ma al servizio della nazione, e le squadre d'azione, inquadrate militarmente, sfilarono a Roma omaggiando il Re e Mussolini poté dire: «Sire! Vi porto l'Italia di Vittorio Veneto».
Pietro Cappellari ha invitato tutti a contestualizzare i fatti che si verificarono in Italia tra il 1919 e il 1922.
In quegli anni praticamente il fascismo non esisteva. La stessa adunata nazionale del 23 marzo del 1919, vide la partecipazione di poco più di un centinaio di persone. Alle successive elezioni politiche Mussolini viene sonoramente sconfitto pur avendo in lista gente del calibro di Marinetti e Toscanini.
In quelle elezioni il partito più votato fu quello socialista, seguito a ruota dal Partito Popolare. Avrebbe potuto andare tranquillamente al potere con qualche alleanza intelligente. Ma il Partito Socialista era abbagliato dal mito della rivoluzione bolscevica. Non voleva il potere, anzi voleva abbatterlo, voleva la rivoluzione, «Fare come in Russia», dicevano.
D'altronde il bolscevismo sovietico nel 1920 era alle porte di Varsavia, era al potere in Ungheria, fomentava le rivolte in Germania. Nel 1920 e nel 1921 i socialisti e i comunisti diedero luogo al cosiddetto "biennio rosso".
Si occupavano le fabbriche, l'Italia era perennemente in sciopero. Si scatenavano violenze inaudite soprattutto contro gli uomini in divisa. Carabinieri linciati in piazza, la guardia giudiziaria Simula a Torino sequestrata dagli occupanti di una fabbrica e trucidata. Nei comuni socialisti venne strappato il tricolore e sostituito con la bandiera rossa. Nelle campagne i contadini erano angariati e terrorizzati dallo strapotere delle leghe rosse.
Fu a questo punto che iniziò la reazione dei fascisti. Prima fatti isolati di pochi ma ben organizzati contro i molti ma disorganizzati. Poi, nell'arco di pochi mesi, ci fu un crescendo della violenza squadrista e a questo crescendo si accompagnava una sempre maggiore adesione della popolazione ai fasci.
Le leghe operaie passarono in massa ai sindacati fascisti, i socialisti persero ogni mordente e ogni capacità di reazione.
Il fascismo indisse la Marcia su Roma occupando militarmente tutta l'Italia centro settentrionale, senza praticamente trovare resistenza.
Il 28 ottobre si realizzò così la grande novità del fascismo: si conquistò lo Stato per fare la rivoluzione, mentre tutte le altre rivoluzioni avevano come premessa l'abbattimento dello Stato.