EXCALIBUR 147 - dicembre 2022
nello Speciale...

Fare cultura

di Fabio Meloni
<b>Marcello Foa</b> e <b>Fabio Meloni</b>
Sopra: Marcello Foa e Fabio Meloni
Sotto: Fabio Meloni e Paolo Truzzu
<b>Fabio Meloni</b> e <b>Paolo Truzzu</b>
«La cultura non ha mai avuto onorata cittadinanza in ambito politico di destra, ha prevalso l'indifferenza o l'insofferenza».
Lo ha scritto recentemente Marcello Veneziani sul quotidiano "La Verità", fotografando in poche parole la decennale situazione del rapporto tra politica e cultura a destra. Seppure, aggiunge Veneziani, «ostentando all'occorrenza ricchi alberi genealogici nel proprio album di famiglia».
Una tendenza che non si è interrotta neanche negli anni più floridi del berlusconismo, quando, nonostante la destra per la prima volta governasse l'Italia, non c'è stato alcun cambio di rotta, assegnando ad Alleanza Nazionale l'oscar del maggior fallimento e/o del maggior disinteresse nei confronti della cultura.
Eppure, in quegli anni, aveva brillato l'esempio di Marzio Tremaglia, che, nel ruolo di assessore alla Cultura della Regione Lombardia, portò avanti una coraggiosa azione culturale di governo, coerentemente impregnata di valori e idee, purtroppo interrotta per la sua prematura scomparsa. Marzio, che arrivava dalla militanza nel Fronte della Gioventù, era convinto che «l'essenza della politica non si riduce a inseguimento del consenso o del governo della cosa pubblica», perciò riteneva indispensabile realizzare un percorso culturale di rafforzamento del consenso elettorale, quasi sempre effimero e transitorio, come negli ultimi anni hanno dimostrato le vicende di Renzi, Salvini e dei grillini.
Potrebbe sembrare superfluo evidenziare come una strategia culturale sia fondamentale per il futuro di qualsiasi progetto politico, ma non lo è. Visto che "l'indifferenza o l'insofferenza" della destra politica ha finora agevolato il consolidamento dell'egemonia culturale della sinistra, che ormai si è trasformata in vera e propria gestione di potere in tutti i settori culturali: dall'informazione all'editoria, dalla scuola all'università, dalla tv al cinema, dalla musica all'intrattenimento, non disdegnando di egemonizzare festival culturali e premi letterari. Un vecchio problema, mai affrontato adeguatamente, che veniva posto all'attenzione della politica già nel lontano 1971, quando Gianfranco De Turris, nel periodico "L'Italiano", scriveva di una "dittatura occulta".
Dopo decenni di dominio certamente orchestrato con abilità dalla sinistra, favorita anche da quella destra maggiormente impegnata, come scrisse Stenio Solinas nel 2008, «a conquistare poltrone, lasciando sguarniti i centri del potere intellettuale», è doveroso insidiare questo consolidato sistema, provando a scardinarlo definitivamente. Sarà utile, tra le altre cose, anche mitigare qualche vizio diffuso nel versante destro della cultura nazionale, come l'individualismo esasperato e la mancanza di dialogo e collaborazione tra le diverse realtà, contenendo il proprio ego e mettendo al bando la gelosia per il proprio orticello. Finora si è fatto troppo poco per mettere in rete iniziative, esperienze, competenze, per attivare circuiti virtuosi, per creare un vero progetto nazionale che si ponga come alternativa all'egemonia monocolore.
È indispensabile cominciare a ragionare e progettare per liberare e ripensare la cultura "non conformista" senza alcun timore reverenziale, senza arretramenti e cedimenti, potendo contare su quelli che Gennaro Malgieri chiama «infedeli del conformismo e del pensiero unico», ma anche su un contesto culturale nuovo e più ampio di quello tradizionalmente considerato "di destra" col quale dialogare per costruire un fronte comune e proporre una visione differente e plurale, alternativa al pensiero unico e dominante. I tempi appaiono maturi. Una sorta di "ultima spiaggia" rappresentata dall'attuale stagione politica, che vede la destra non solo nuovamente al governo, ma addirittura in posizione maggioritaria. La scelta (che non viene fatta quasi mai neanche nelle amministrazioni locali) di gestire il Ministero della Cultura, affidandolo a Gennaro Sangiuliano, si può interpretare come un segnale incoraggiante: la destra di governo ha finalmente messo la cultura al centro della sua azione politica.
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