EXCALIBUR 149 - gennaio 2023
nello Speciale...

Sorgono i Far (Fasci d'Azione Rivoluzionaria)

Carbonia, 1956: manifestazione del Msi con <b>Rachele Mussolini</b>
Carbonia, 1956: manifestazione del Msi con Rachele
Mussolini
Pur tuttavia si arrivò alla decisione unanime di fondere tutte le organizzazioni in un gruppo unitario, denominato Fasci d'Azione Rivoluzionaria (F.A.R.). Il gruppo avrebbe avuto come organo collegiale un cosiddetto "senato", a capo del quale fu riconosciuto Pino Romualdi, condannato a morte e latitante, che aveva come nome di copertura quello di "Dott. Rossi". La riunione elaborò anche un documento programmatico pubblicato sul foglio clandestino "Rivoluzione".
Il documento ricalca gli schemi del fascismo delle origini e ci dà un quadro del fascismo clandestino che, a parte la surreale certezza sulla vittoria finale, dimostra di non aver affatto compreso gli sviluppi in fieri dei movimenti politici nazionali e che l'evolversi della situazione internazionale in due blocchi ideologicamente contrapposti, avrebbe costretto tutti, nolenti o volenti, a muoversi nel rispetto della prassi democratica.
Ecco alcuni brani del documento: «Il comunismo può agire sul piano democratico finché trova gli alleati nella democrazia. La guerra prima, la campagna per la repubblica poi, hanno dato a Togliatti la possibilità di stringere alleanza con tutti i partiti sino al 25 aprile e con i partiti repubblicani sino al 2 giugno.
Con l'avvento della repubblica Togliatti perde questa possibilità, non potendo più manovrare sul piano democratico per mancanza di alleati, né potendo adottare un atteggiamento inerte per il pericolo di perdere l'ascendente sulle masse. Il comunismo dovrà per forza di cose riprendere la sua tradizionale propaganda sovversiva, nell'intento di conquistare con la violenza quelle mete che la normale prassi democratica non gli consente più di raggiungere. In tale maniera, però, l'isolamento dei comunisti si trasformerà in un odio del paese nei loro riguardi.
La lotta politica [...] trascenderà in disordini di piazza, in violenze e in una tensione generale. Le forze di destra, che hanno per caratteristica distintiva una vigliaccheria congenita unita a una sacrosanta paura di perdere i loro privilegi, saranno alla ricerca di una forza qualunque, capace di fronteggiare validamente l'estrema sinistra. Quello sarà il nostro momento.
Si tratta insomma di creare nel paese una psicosi anticomunista tale da costringere tutti i partiti ad appoggiare il fascismo come il più dinamico dei movimenti anticomunisti
».
E, ancora: «L'evoluzione della situazione politica italiana non dipende affatto dalla volontà dei nostri nemici; essa ha una propria autonoma logica, è quasi una fatalità contro cui tutto il livore antifascista dei nostri avversari non può opporsi efficacemente. Pur sapendo che dall'urto fra la destra e la sinistra deriverà al fascismo la possibilità di imporsi rivoluzionariamente a entrambe, l'urto stesso non potrà essere evitato perché è nella natura del regime democratico.
In altri termini, la democrazia si avvia con moto accelerato verso la sua tomba, che è il fascismo. Nessuna forza al mondo potrà salvare la democrazia perché questa, prima ancora di crollare per l'urto di nemici esterni, marcisce per la propria connaturata e quindi inguaribile inferiorità di fronte alle esigenze del nostro secolo
»11.
Il progetto più che operativo, culturale e ideologico del neofascismo ricalcava ancora gli schemi della propaganda della guerra appena conclusa: lotta al comunismo e alla democrazia, considerati come braccio ideologico del blocco sovietico e di quello anglo-americano, contro cui il fascismo aveva intrapreso la giusta lotta all'ultimo sangue. Lotta fallita non per il mancato impegno e sacrificio dei fascisti "rivoluzionari", ma per il "tradimento" di tutte quelle forze di destra (compresa la destra fascista) e di sinistra che avevano anteposto i propri interessi di casta all'interesse nazionale, salendo all'ultimo momento sul carro del vincitore.
Da qui la non comprensione che il nodo da sciogliere in quello scorcio del fine 1946 e del '47, se si voleva agire alla luce del sole, riguardava in primis il dover riconoscere la legittimità del neonato Stato repubblicano e delle forze politiche che in esso si riconoscevano.
Inoltre, tutto ciò costituiva un ostacolo per quei componenti del "senato" politicamente più avveduti, che lavoravano nella direzione di un allargamento delle adesioni al nuovo partito da parte di singoli o gruppi che, pur non provenendo dall'esperienza della Rsi, erano tuttavia ostili ai partiti del Cln e disponibili quindi per un nuovo partito, a patto però che esso avesse le carte in regola per ciò che concerneva l'accettazione e la partecipazione alla democrazia. Il massimo fautore di un partito allargato anche ad aree moderate ex fasciste o anche a-fasciste, purché anti-comuniste, fu Pino Romualdi.
(11) Cfr. Mario Tedeschi, ibidem, pagg. 102-104.
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