EXCALIBUR 151 - marzo 2023
in questo numero

Cagliari: i bombardamenti terroristici del 1943

A ottant'anni dalle terribili incursioni aeree che distrussero Cagliari

di Angelo Abis
macerie sul Bastione di Saint Remy
Macerie sul Bastione di Saint Remy
Sono passati ottant'anni da quando, segnatamente nel mese di febbraio e maggio, le squadre aeree alleate seminarono lutti e distruzioni nella città di Cagliari.
Risibile la motivazione di dover colpire obiettivi militari. Basta dire che sulla carta geografica gli alleati tracciarono un cerchietto rosso intorno alla federazione del Pnf che si trovava in uno dei più popolosi quartieri della città: la Marina.
Gli articoli del compianto Emilio Belli e di Antonello Angioni, che compongono questo numero di Excalibur, sono più che sufficienti per dare un quadro completo di quelle terribili giornate.
Quanto a me, complice la veneranda età, corre il dovere tramandare alla memoria gli episodi che, malgrado i verdissimi anni, rimasero impressi nella mente, tanto che oggi li rivivo nitidamente quasi fossero avvenuti ieri.
Il primo episodio ebbe luogo nel 1945, nello studio di mio padre, allora medico condotto a Pula. Lo studio aveva le pareti e il pavimento intrisi di sangue. Gli avevano portato un bambino a cui un oggetto esplosivo aveva letteralmente spappolato la mano. Già, perché gli Americani si dilettavano a inondare i territori con oggetti esplosivi a forma di orologio, penne stilografiche e altre diavolerie del genere, allettanti soprattutto per bambini e ragazzi.
Lo scopo era evidente e non aveva niente di militare: si trattava di seminare panico e terrore fra la popolazione, col fine evidente di sobillare la gente contro le autorità responsabili della guerra.
Il secondo episodio, sempre nel '45, mi vide con mio nonno presso la stazione ferroviaria in attesa di prendere un treno per l'interno. Ebbene, di fronte al lato destro della stazione la Via Roma era completamente rasa al suolo.
E non è un modo di dire: non si trattava di edifici sventrati o parzialmente distrutti, ma di veri e propri cumuli di macerie, cos&ìgrave; alti che quasi sovrastavano la stazione ferroviaria.
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