EXCALIBUR 45 - marzo 2007
in questo numero

Libri: "La grande bugia", di Giampaolo Pansa

Le sinistre italiane e il sangue dei vinti

di Efisio Agus
La copertina del libro di Giampaolo Pansa
Inizia con i "Figli dell'aquila" nel 2002 il lungo racconto di Giampaolo Pansa - un giornalista che si dichiara tuttora di sinistra e mantiene, nonostante tutto, la sua ferma convinzione nei valori della Resistenza - sulle testimonianze degli sconfitti nella guerra civile in Italia 1943-1945 e prosegue con "Il sangue dei vinti" e "Sconosciuto '45".
Ora "La grande bugia" nasce dal progetto inconfessato dei comunisti di voler instaurare in Italia dopo la Liberazione, ottenuta prevalentemente dall'azione degli Anglo-americani, una democrazia popolare asservita all'Unione Sovietica, facendo valere la loro preponderante presenza, rispetto alle altre forze democratiche, nella lotta al Fascismo e al Nazionalsocialismo.
Per fare ciò era necessario eliminare subito l'ex classe dirigente fascista prima dell'arrivo degli Anglo-americani, ma spesso pagarono con la vita, oltre i fascisti, anche partigiani non allineati ai comunisti.
Di qui lo scatenarsi furioso dell'intellighenzia comunista, degli ex partigiani dell'A.N.P.I., dei docenti universitari saliti in cattedra grazie ai comunisti e dei vari Giorgio Bocca (l'uomo di Cuneo) e Sandro Curzi (prima TeleKabul ora Kojak), che hanno accusato Pansa in tempi diversi ora di opportunismo politico, ora di alto tradimento. Molto elegantemente Pansa si difende da queste accuse e passa decisamente al contrattacco.
Sarà una mia impressione, ma i soprannomi affibbiati ai sunnominati storici, cattedratici, intellettuali e giornalisti hanno un parallelismo con i nomi di battaglia dei partigiani, i quali, anch'essi, pur sapendo benissimo di essersi macchiati di assassinii e atrocità gratuite dopo il 25 aprile, a guerra finita, continuano ancora oggi a negare inutilmente quello che Pansa, che ha svolto peraltro sin da giovanissimo ricerche storico-scientifiche sulla Resistenza, riporta meticolosamente in questa serie di libri.
Molto onestamente Pansa cita poi tutti gli altri storici, studiosi e giornalisti che invece avevano già svolto, in passato e di recente, delle ricerche sulla guerra civile 1943-'45 a iniziare da Giorgio e Paolo Pisanò per arrivare ai nostri giorni a Giuseppe Parlato, non tralasciando Renzo De Felice e altri studiosi come Gaetano Rasi e Marco Tarchi, che erano stati antesignani di quanto lui è andato affermando.
C'è infine un'ammissione inaspettata da parte dell'attuale Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, che il 15 maggio, giorno del suo insediamento a Montecitorio, di fronte al Parlamento riunito ha affermato, ricordando la Resistenza, che «non si può dare memoria e identità condivisa se non si ripercorre e si ricompone in spirito di verità la storia della nostra Repubblica [...]. Ci si può ormai ritrovare, superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato e del decisivo apporto della Resistenza, pur senza ignorare zone d'ombra, eccessi e aberrazioni».
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