EXCALIBUR 46 - giugno 2008
nello Speciale...

I fascisti servono ancora

La testata del periodico della resistenza "Sacrificium", dove risulta evidente la contrarietà all'amnistia dei fascisti (cliccare sull'immagine per ingrandire)
A fronte di una tale situazione, per cui gli antifascisti erano più sconfitti degli stessi fascisti, la parte più avveduta della classe dirigente italiana non poteva non pensare che occorresse reagire contro gli alleati vincitori e occupanti mobilitando tutte le forze sane della nazione col fine di restituire all'Italia quel ruolo di potenza al quale avevamo sempre ambito e a cui neppure nel '46 intendevamo rinunciare.
Tra le forze sane utilizzabili non poteva esserci la monarchia, troppo screditata per le note vicende del 25 luglio e dell'8 settembre, né, paradossalmente, poteva esserci la resistenza, legata pure essa alle clausole dell'armistizio che aveva inspiegabilmente sottoscritto nel dicembre del 1944.
In ogni caso, poi, la resistenza, nella sua ala più "rivoluzionaria", era legata a doppio filo con l'Unione Sovietica e col movimento partigiano jugoslavo, principale rivendicatore delle terre italiane.
Per giunta, il governo Parri, insediatosi nel giugno del 1945, aveva come punto principale del proprio programma l'epurazione di tutti i fascisti dalle istituzioni dello Stato.
Per un altro verso non si poteva inneggiare a una qualche politica di unità nazionale con oltre 50 mila fascisti carcerati e altre decine di migliaia latitanti con altrettante famiglie che vivevano nell'indigenza e nella paura.
I fascisti, malgrado tutto, costituivano ancora l'asse portante dell'apparato produttivo, delle istituzioni pubbliche e delle stesse forze armate. Recuperarli diventava un esigenza prioritaria.
Per prima cosa si procedette a far cadere il governo di Ferruccio Parri, in carica da appena sei mesi. Il pretesto lo diedero i liberali che si dimisero dal governo per protesta contro la politica di epurazione. In realtà i veri artefici del "colpo di stato" (tale lo definì lo stesso Parri in una conferenza stampa nella quale annunciava le proprie dimissioni) furono De Gasperi, Togliatti e Nenni. Tutto ciò avvenne nel dicembre 1945. Subito dopo iniziarono le trattative col movimento fascista clandestino.
Il governo De Gasperi, succeduto a Parri, in vista del referendum repubblicano che si sarebbe tenuto il 2 giugno del 1946, paventava eventuali tentativi eversivi da parte dei monarchici tesi a inficiarne l'esito. D'altro canto però, i monarchici temevano che una loro vittoria al referendum potesse scatenare la violenza delle sinistre.
Di fatto gli uni e gli altri volevano che i fascisti si astenessero dall'appoggiare con le armi e con la violenza le fazioni in lotta. La contropartita non poteva che essere il reintegro a pieno titolo nella futura cittadinanza repubblicana di quei fascisti sino ad allora considerati come "non cittadini", anzi come nemici del popolo.
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