EXCALIBUR 64 - marzo 2011
nello Speciale...

Sardegna e Risorgimento

La contrastata nascita dello spirito risorgimentale in Sardegna

di Emilio Belli
Sopra: Piazza Palazzo a Cagliari, dove il 19 novembre 1847 gli universitari cagliaritani tennero un'importante manifestazione per l'Unità d'Italia
Sotto: a sinistra il Viceré De Launay, a destra l'Arcivescovo Marongiu Nurra
Adeguandosi alle aspettative del vicerè, il giorno 20 l'arcivescovo di Cagliari, Mons. Marongiu Nurra, ebbe un incontro con gli studenti nella sede dell'Ateneo, ma il suo intervento finì con l'avere un esito del tutto imprevisto, poiché contagiato dall'entusiasmo dei giovani assunse l'impegno di porsi a capo di una delegazione per richiedere a Carlo Alberto la fusione della Sardegna con la Liguria e il Piemonte.
All'iniziativa, che mirava a estendere all'isola le riforme promesse agli Stati di Terraferma, aderirono le Prime Voci degli "stamenti", anch'esse in piena sintonia col clima che pervadeva la città e traspariva persino dai nuovi nomi assunti da diversi caffè: La Speranza, L'Indipendenza, Il 19 novembre, La Vittoria, La Fratellanza.
Sull'onda degli avvenimenti di Sassari e Cagliari, le manifestazioni si estesero a Carloforte, Iglesias, Oristano, Ozieri, Santulussurgiu e Tempio, dimostrando come la causa nazionale avesse fatto ormai presa anche nei centri dell'interno.
Tornando alle vicende della delegazione cagliaritana, salutata da una folla strabocchevole, s'imbarcò il 24 novembre sul vapore Ichnusa, che due giorni dopo attraccò a Genova, già raggiunta dai rappresentanti di Sassari con i quali fu concordato il testo del documento che doveva accompagnare la richiesta di unione. Il 29 novembre l'arcivescovo di Cagliari ne diede lettura alla presenza del Re, il quale manifestò la convinzione che la Sardegna avrebbe tratto sicuro vantaggio dalla fusione, la quale venne poi sancita col Regio Biglietto del 20 dicembre 1847.
Sull'entusiasmo del momento non si valutò che, trattandosi di un atto di natura istituzionale, non poteva produrre nel breve periodo miglioramenti di rilievo in campo economico, per cui non tardarono a emergere le recriminazioni sulla rinuncia all'autonomia, la cui responsabilità finì con l'essere fatta ricadere, ingiustamente, sui rappresentanti degli "stamenti", dimenticando come sul piano legislativo l'antico Parlamento non fosse ormai più operante dal lontano 1699.
Un sereno giudizio su quel discusso evento venne espresso vent'anni dopo da don Ignazio Aymerich, già Prima Voce dello "stamento" militare: «Ho parteggiato, votato e influito per quanto da me si poteva per la nostra unione all'Italia, e nonostante non siansi realizzate finora le lusinghiere speranze che allora nutrivamo, mi glorio che la mia patria, all'opposto dell'isola sorella, sia stata la prima a volere questa unione che poi votarono Toscana, Napoli e Sicilia».
Che in Sardegna l'unità nazionale fosse molto sentita è indubbio, poiché quando nel marzo del 1848 giunse notizia delle insurrezioni popolari di Milano e Venezia contro l'Austria e si ebbe certezza dell'imminente entrata in guerra del Regno di Sardegna, gli universitari cagliaritani e gli studenti delle scuole medie accorsero in massa ad arruolarsi.
Il primo contingente partì per il fronte il 4 aprile, ma non meno di 800 furono i volontari che presero parte alla Prima Guerra d'Indipendenza nelle fila dei Cacciatori della Brigata Guardie. Peraltro, non esitarono a imbracciare le armi diversi esponenti della nobiltà isolana, come pure Francesco Maria Salaris, divenuto in seguito un autorevole uomo politico, ma che allora era un docente di giurisprudenza, il quale si guadagnò sul campo i gradi di sottotenente.
Non è invece noto il numero dei Sardi inquadrati nei reparti di linea, tuttavia è motivo di orgoglio sapere che nel combattimento di Goito dell'8 aprile 1848 era il capitano cagliaritano Giuseppe Muscas a comandare la compagnia di bersaglieri che, col concorso dei fanti di marina e di un contigente di volontari lombardi, strappò agli Austriaci questa importante posizione presidiata da 1.500 uomini con 4 cannoni.
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