EXCALIBUR 7 - dic. 1998 / gen. 1999
in questo numero

L'angolo dei libri

di Efisio Agus e Isabella Luconi
L'esodo dei 350.000 Giuliani, Fiumani e Dalmati
di Flaminio Rocchi
Quarta edizione di questo libro che rievoca la storia dell'Istria, 670 anni sotto Roma, 270 sotto Bisanzio, 800 sotto Venezia, 120 sotto l'Austria, dove tutti hanno lasciato la cultura latina, la lingua, la religione, l'identità, ma dove gli Slavi comunisti di Tito volevano imporre la loro cultura balcanica, l'economia sovietica, l'ateismo comunista.
Di fatto si è trattato di un esodo forzato che ha coinvolto 350 mila Istriani, Fiumani e Dalmati cacciati con la violenza morale e fisica dalle loro terre. La feroce pulizia etnica ha causato in diversi momenti storici l'infoibamento di dodicimila Italiani (nel volume sono elencate tutte le foibe fino a oggi censite).
Il Partito Comunista Italiano ha coperto con menzogne politiche questa tragedia, perché direttamente coinvolto con il C.L.N., che, sino a quando Tito è rimasto fedele esecutore degli ordini di Mosca, ha sostenuto che sarebbe stato meglio per gli Istriano-Dalmati far parte del "paradiso" socialista jugoslavo. Solo successivamente, con la dichiarazione di neutralità in ambito comunista da parte di Tito, i comunisti italiani hanno tardivamente rilanciato l'Italianità di quelle terre.
La memoria bruciata
di Mario Castellacci
L'autore: nacque a Reggio Calabria nel 1924. Nel settembre del 1943 si arruolò tra i volontari della R.S.I., per i quali scrisse la canzone "Le donne non ci vogliono più bene". Nel 1965 fondò con Cirri, Palumbo e Pingitore "Il Bagaglino". È coautore dei programmi televisivi di marca "bagaglina" fino alla serie recente di "Biberon" e "Viva L'Italia".
"La memoria bruciata" è quella del vecchio Sgraub, che ricorda sé stesso, giovane camerata, volontario nella Guardia Nazionale Repubblicana.
Traspare dal racconto una onestà di intenti, nel ricordare se stesso e gli avvenimenti di quel periodo, senza faziosità di parte; parenti, amici e camerati, si fondono nel ritratto di una Italia diversa da quella di oggi, senza giudizi di merito o di valore, semplicemente una testimonianza di un ragazzo che, come tanti altri, pensava che si dovesse restare fedeli a una idea di Patria e di Onore: «I Legionari del 1943, ribelli al tradimento, gli parevano - a guardarli di lassù - un ponte gettato a congiungere i due tronconi di un secolo. Un ponte di barche sul fango perché quella bella idea dell'Italia potesse continuare il suo cammino».
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