EXCALIBUR 10 - maggio 1999
in questo numero

Lettere e opinioni

Lo spazio dei lettori

della Redazione
"Presenti" e assenti.
Scrivendo questa lettera mi devo purtroppo rammaricare del fatto di sentirmi costretto ad andare controcorrente, suscitando probabilmente delle polemiche (che comunque non mi spaventano di certo).
Dopo la cerimonia al Cimitero di San Michele della deposizione della lapide che ricordava i Martiri delle Foibe, sono stato invitato cortesemente a un "presente" che si sarebbe tenuto per i Caduti della Repubblica Sociale. A prescindere dalle reali e probabilmente valide motivazioni storiche di questo rituale, non mi sono sentito di parteciparvi per due motivi, che sono sicuramente opinabili, ma per me più che validi:
1) ritengo che quegli stessi Caduti, se in qualche modo potessero parlarci, ci direbbero che hanno lottato e sono morti per difendere dei Princìpi e degli Ideali, non per essere poi osannati pubblicamente o comunque ricordati in maniera un po' plateale, e che anche quei piccoli momenti sarebbero meglio impiegati se li usassimo anche noi, nel nostro piccolo, per ricordarci di quei Valori, che molto spesso dimentichiamo;
2) penso che, pur credendo moltissimo nella Comunità, ma in quella vera, non serva a molto ricordarli appunto così platealmente in mezzo a tante persone che, a mio avviso, con un certo tipo di Comunità, almeno come la intendiamo noi (cioè, per farla breve, un nucleo di persone che credono e si battono disinteressatamente per portare avanti dei Valori comuni), hanno poco a che fare: a quel punto preferisco ricordare i "miei" morti da solo con me stesso, anche con una preghiera nel chiuso della mia stanza.
A chi legge l'intelligenza di capire se riferimenti a persone o a fatti realmente accaduti è stata puramente casuale!

Fausto Caboni

Un sindaco "sfasciato".
La giornata è splendida, una primavera di colori e fiori. Ci ritroviamo - visi e persone unite da una frequentazione pluridecennale - nel Cimitero di San Michele. Confesso che mi sento emozionato: proprio accanto alla lapide del Ten. Stagno - un vero Italiano che, con il suo "gran rifiuto" non poté salvarsi dalla terribile prigionia in Unione Sovietica e perì con altri settantamila! - verrà scoperta una lapide per i Martiri delle Foibe.
Quand'ero un adolescente, e mi capitarono in mano il "Candido" di Guareschi e "Sette Anni di Guerra" di Caporilli, appresi subito della terribile sorte subita dagli Istriani, dai Dalmati, dai Giuliani dopo il 25 luglio 1943. La triste realtà delle foibe restò confinata nei nostri ambienti "neofascisti" per cinquant'anni, fino a quando lo sfascio della Jugoslavia, una "nazione-fantoccio" creata nel 1918 contro l'Italia, non riportò alla cronaca le lotte tra gli slavi con i terribili massacri caratteristici dei Balcani.
E così ci ritroviamo, noi, i soliti camerati di una vita (rivedo Emilio, che conosco dal 1955!!!) ma anche tanti visi nuovi, molti con un'espressione di serena tristezza, di pena antica, di lacrime piante da fanciulli. Sono gli esuli delle nostre terre orientali, venuti nella ospitale, fraterna Sardegna tanti anni fa, scampati miracolosamente alle bande assassine del maresciallo Tito. Volti nobili. come nobile è l'espressione della gente del Veneto, nobile ma amichevole: lo sanno generazioni di soldati italiani che nel Veneto, nelle Terre Orientali hanno lasciato ardore e giovinezza.
La cerimonia è semplicissima, come quelle che piacciono a noi, eppure c'è qualcosa che stona. A essa è stato invitato il Sindaco di Cagliari, non poteva essere diversamente, dato che la lapide è stata sistemata in un luogo di competenza comunale e con approvazione del Consiglio Comunale. È giusto. Ma allora perché il signor sindaco non si è presentato con la fascia tricolore? Forse che si vergognava?
Non sono un politico e certe cose non so valutarle, è vero: ma quando mia moglie Teresa, che non ha avuto come me frequentazioni ideologico-politiche, mi fa notare: «ma perché il Sig. Delogu si è scusato, e con chi?» dicendo le seguenti parole «si può non condividere certe idee...»; a chi si riferiva e con chi "ce l'aveva"? Forse l'ineffabile, sempre sorridente Delogu non si è accorto che, in quel luogo e in quel momento, c'erano solamente persone che non volevano parlare di politica, ma che desideravano, casomai, parole serene e ferme di commemorazione e augurio per l'avvenire. Peccato: il Sindaco di Cagliari ha perduto una bella occasione per mostrarsi veramente al di sopra di ogni parte. Che figura!

Giorgio Usai
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