Excalibur blu
SPECIALE
Il fascismo clandestino in Sardegna

Specificità del fascismo clandestino sardo

Il saggio di Angelo Abis pubblicato sul n. 67 della rivista Nova Historica
Il fascismo sardo presenta caratteristiche molto differenti rispetto agli altri fascismi clandestini del resto dell'Italia meridionale, dovute al fatto che subito dopo l'8 settembre del 1943 l'Isola si trovò in un contesto del tutto particolare:
1) non subì nessuna invasione né tantomeno occupazione da parte delle truppe alleate;
2) i Tedeschi si ritirarono dall'Isola in sostanziale accordo col comando militare italiano senza procurare molti danni;
3) l'esercito italiano, forte di 130 mila uomini, oltre a 20 mila tra avieri e marinai, mantenne la sua compattezza e la sua capacità operativa;
4) il potere politico e militare, in quei frangenti totalmente autonomo, saldamente in mano al generale Basso, mantenne il controllo non solo dell'apparato militare, ma anche di quello amministrativo, tutelando il vivere civile della popolazione;
5) la caduta del fascismo il 25 luglio del '43 non suscitò particolari reazioni nella popolazione e il problema del ricambio della classe dirigente ex fascista fu affrontato con particolare prudenza, quand'anche la stessa, in larga maggioranza, fosse mantenuta nelle posizioni di potere. In questo contesto il fascismo clandestino prende forma, soprattutto fra i militari.
Ciò comportò l'esigenza di porre sotto controllo una parte dei reparti, segnatamente la divisione di paracadutisti Nembo, in vista dell'8 settembre. Successivamente all'armistizio tutti gli episodi più eclatanti di attività filo-fasciste e pro Rsi ebbero come protagonisti i militari. Quanto agli ex aderenti al Pnf e alle altre organizzazioni del partito, essi si trovarono nella situazione, salvo quei pochi sottoposti da subito a misure di sicurezza, a poter svolgere alla luce del sole attività di propaganda orale o di ascolto della radio della Rsi (in Sardegna si sentiva benissimo) o di svolgere riunioni più o meno riservate senza particolari problemi, salvo quello di essere citati dagli organi di stampa totalmente in mano al Cln.
Diversa la situazione per coloro che stampavano e diffondevano volantini, tracciavano scritte sui muri o si scontravano con elementi comunisti o con le forze dell'ordine o, al peggio, effettuavano attentati dinamitardi e devastazioni di sedi dei partiti del Cln. Per questi scattava l'arresto. C'è da aggiungere che il tribunale militare della Sardegna chiudeva non uno ma tutte e due gli occhi, tante da suscitare continue proteste da parte del governo militare alleato.