EXCALIBUR 9 - marzo / aprile 1999
in questo numero

Dibattito: leva la leva

di Salvatore Deidda
Il sogno di tanti adolescenti è stato esaudito: fra qualche anno il servizio di leva obbligatorio sarà abolito e la difesa del paese sarà affidata a un corpo formato esclusivamente da volontari.
Da anni si chiedeva tale provvedimento: manifestazioni, volantinaggi, petizioni, che vedevano come protagonista un movimento trasversale, al cui interno gravitavano varie anime: dai radicali di Pannella, al M.S.I., ad Alleanza Nazionale oggi. Senza steccati ideologici, si chiedeva l'abrogazione di un sistema ottocentesco, che serviva solamente a sprecare denaro pubblico e limitare fortemente la libertà dei giovani, che per un anno dovevano abbandonare studi e lavoro (il fortunato che, dopo tanta fatica trovava lavoro, dopo un anno, grazie allo Stato, disoccupato). Finalmente si è capito che oggigiorno non servono più eserciti che basano la propria forza sul numero, ma è più utile preparare al meglio chi ha veramente desiderio di vivere sotto le armi, fornendogli le attrezzature adeguate al tempo in cui viviamo. Si è capito che mantenere in piedi un baraccone mangiasoldi come quello della "leva" non era più possibile per uno stato come quello italiano, sempre alla ricerca di fondi per ripianare il debito pubblico.
Facciamo due calcoli per capire meglio quanto possa spendere lo Stato: un soldato di leva, al quale viene fornito vestiario (dalle calze alle maglie di lana, ecc.) e viene ospitato per tutto il periodo del "militare" nelle caserme a cui è destinato, prende in media 180-185.000 lire mensili (una miseria per i ragazzi e per le loro famiglie). Quindi, contando il vitto, l'alloggio, la paghetta, il mantenimento delle strutture per ospitarlo, le spese per la visita di leva, moltiplicando il tutto per il numero totale dei chiamati in servizio per una anno, esce fuori un conto stratosferico che lo stato si accolla. Soprattutto, si accolla inutilmente, visto che i ragazzi non imparano nulla che gli possa servire in futuro, non gli viene data quella disciplina militare che molte volte viene tirata in ballo, in quanto, come spesso si sente nei Tg o si legge nei giornali, nelle caserme vige un "clima del terrore", dove regna la "legge dei più vecchi". Parliamo dei famosi nonni, che per un mese di anzianità in più si arrogano il diritto di molestare e importunare i "missili", cioè i "neo-najoni". Questo non accadrà (o sarà molto raro...) fra i militari professionisti, che sicuramente non vorranno rovinarsi la fedina e la carriera per stupidi scherzi e soprusi.
La svolta è arrivata, con la speranza che non sia una delle tante promesse che finiscono nel dimenticatoio, perché in quel caso sarebbero tradite ancora una volta le aspettative degli Italiani, e si perderebbe un'occasione per riformare e dare maggiori incentivi a quei militari che hanno e tengono tutt'oggi in alto il nome del nostro paese.
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