EXCALIBUR 9 - marzo / aprile 1999
in questo numero

I Templari

di Andrea Curreli
Raffigurazione di un cavaliere templare
L'ordine dei Templari nasce in un periodo caratterizzato dall'avvento definitivo della Chiesa nella scena politica. Fiorirono in quel periodo una serie di ordini caritatevoli, monastici e confraternite varie supportati dal potere papale. L'ordine nasce per volontà di alcuni militi francesi della media aristocrazia che chiamati a servire i feudi cristiani di Palestina avevano deciso di porsi al servizio dei pellegrini.
I primi "milites", quando ancora non si è venuto a creare nessun tipo di ordine cavalleresco, svolgevano il semplice ruolo di guardie di difesa dei pellegrini, dato che i pellegrini non potevano girare armati. Bisogna tenere presente che il pellegrino nel Medio Evo era, dal latino "peregrinus" - estraneo, colui che si sentiva estraneo e di passaggio in questo mondo perché la sua vera vita sarebbe iniziata solo dopo la morte.
A questa concezione del pellegrino si era aggiunta quella cristiana irlandese che aveva radici nelle tradizioni celtiche pagane, secondo la quale il pellegrinaggio doveva essere "penitenziario" ossia il cammino dell'uomo verso luoghi santi doveva essere il percorso interiore per l'espiazione dei peccati.
I primi militi facevano questo tipo di pellegrinaggio ascetico alla ricerca della purezza verso Gerusalemme, considerata la terra sacra della Cristianità, il centro del mondo (vedi Dante), la città terrena cui corrispondeva quella celeste del Paradiso. Per queste ragioni la conquista di Gerusalemme voleva dire per i Cavalieri del Tempio l'acquisizione del paradiso.
Dal nome originario di "pauperes milites Christi" (poveri soldati di Cristo) del 1218, la confraternita assunse quello di "Soldati del Tempio" o più comunemente "Templari" per il fatto che occupavano la zona di Gerusalemme che si trovava davanti alla moschea Al Aqsa e che i crociati ritenevano erroneamente essere il tempio di Salomone. Nel 1128 durante il concilio di Troyes la confraternita divenne ordine grazie al supporto di Bernardo di Chiaravalle.
Lasciando da parte i dati meramente storici, è giusto soffermarci sull'ordine e sulla sua regola. I Templari erano di fatto dei monaci guerrieri perché mescolavano all'interno dell'ordine caratteri propri sia degli ordini monastici che di quelli cavallereschi. Riconoscevano una scala gerarchica rigida con al vertice gli aristocratici (da "aristos", migliori) ma all'interno della quale erano tutti uguali e legati tra loro da vincoli di fratellanza simbolicamente richiamati, nelle loro monete, dal cavallo che porta due militi.
Accedere al rango di cavalieri non era facile e si doveva dimostrare purezza di cuore oltre una rigida lealtà alle regole dell'ordine prima fra tutte la povertà e la castità. I beni dei cavalieri divenivano beni dell'ordine, il quale doveva devolverli per fini caritatevoli. Sotto i cavalieri, secondo la scala gerarchica, si trovavano i sergenti - dal latino "servientes" - che erano dei laici con funzioni meramente militari. I cavalieri si distinguevano dai sergenti per il colore della divisa, bianchi i primi e neri o bruni i secondi. I due colori, che erano gli stessi delle insegne dell'ordine, avevano una valore simbolico molto preciso oltre a essere molto diffusi all'interno delle confraternite religiose del tempo. Il bianco stava a indicare il cielo e quindi la purezza, il nero invece rappresentava la terra. Uniti insieme rappresentavano l'unione e la continuità di questi due elementi.
Nel 1147 la divisa templare si arricchì del "signum super vestem", ossia la croce. Il termine stesso che diamo alle Crociate deriva dal fatto che i primi pellegrini che si recavano in Terra Santa data la distanza che li separava dalla meta erano autorizzati a portare un segno di riconoscimento visibile a tutti che permetteva loro di ricevere sostegni dalle comunità durante il tragitto. La croce diverrà pertanto il simbolo generico di colui che si reca in pellegrinaggio in Palestina.
L'ordine templare rivendicava l'utilizzo della croce "patriarcale" (a duplice braccio) che, secondo la tradizione, sarebbe stato concesso dal patriarca di Gerusalemme, ma comunemente sono stati sempre raffigurati con la tradizionale croce a otto punte rossa caratteristica anche dei Cavalieri di San Giovanni che al contrario, la portavano bianca. Anche il colore della croce aveva un duplice valore simbolico: il templare si fregiava della croce rossa prima di partire verso la Terra Santa così come Mosè aveva fatto segnare con sangue d'agnello le case degli Ebrei in Egitto perché il Signore li risparmiasse e punisse il popolo del faraone (Esodo 12,5) prima di partire per la Terra Promessa. L'altro richiamo simbolico invece riguardava un parallelo tra i cavalieri dell'Apocalisse che bagnavano le loro vesti nel sangue dell'agnello, e i cavalieri templari. Il richiamo al sangue d'agnello che secondo la simbologia cristiana è l'animale sacrificale per eccellenza, voleva significare una dedizione assoluta alla lotta all'infedele che poteva portare anche alle estreme conseguenze. Questa loro dedizione al martirio era fedelmente messa in pratica nelle battaglie dove non avevano pietà dei nemici né la chiedevano per essi stessi. Proprio per questa loro caratteristica erano ammirati ma al tempo stesso molto odiati dai musulmani tanto che Saladino durante la riconquista di Gerusalemme del 1187 ordinò lo sterminio di tutti i prigionieri.
La croce rossa veniva portata sul mantello nel lato sinistro del torace in prossimità del cuore.
Le vesti delle divise dovevano essere povere perché dovevano riflettere l'umiltà dello spirito, quindi dovevano essere di lana o tela grezza senza ornamenti di sorta.
Le armi per le stesse ragioni dovevano essere di ferro senza grosse lavorazioni e lo stesso le cavalcature, i capelli dovevano essere portati corti così come le barbe dovevano essere lasciate incolte.
L'ordine templare aveva ben poco degli ordini feudali eccezion fatta per la comune impostazione militare, anzi vi era un profondo disprezzo per i rappresentanti nobiliari giunti in Palestina in cerca di bottino.
Degli ordini cavallereschi detestavano soprattutto il gioco, le frequentazioni femminili (avendo fatto voto di castità) e soprattutto la caccia che ritenevano essere solo un estremo mezzo di difesa e perciò giustificata solo contro bestie feroci.
La loro coerenza ideale unita a un potere politico consistente gli procurò una miriade di inimicizie che si concretizzarono su uno dei più colossali processi politici della storia che li vide ingiustamente colpevoli e condannati al rogo davanti alla indifferenza di quella Chiesa che avevano fedelmente seguito e servito.
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