EXCALIBUR 63 - gennaio 2011
in questo numero

Intervista all'Assessore Anselmo Piras

Ritratto dell'Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cagliari

di Ernesto Curreli
Anselmo Piras con il sindaco di Cagliari, Emilio Floris e la dirigente Ada Lai
Provare a intervistarlo è molto difficile. La sua stanza di Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cagliari sembra un porto di mare. Telefonate continue, segretarie che entrano ed escono con fogli da firmare o documenti da leggere, nei corridoi decine di persone in attesa di essere ricevute. Dirigenti e funzionari dello staff che si piombano a razzo da lui appena capiscono che c'è un minuto di tregua. È assessore dal 2004 e vive con un ritmo forsennato. Non per nulla ha sempre avuto la fiducia del sindaco Emilio Floris, che lo considera uno dei più validi e attivi assessori della sua squadra. Da più di un anno è anche capo di gabinetto dell'Assessorato regionale al Lavoro, assessorato che presenta numerosi punti di sinergia con quello delle politiche sociali comunali. È dirigente provinciale del Pdl, del quale è un esponente di rilievo.

Assessore, ma come si fa a gestire un assessorato così?
Ci vuole pazienza e passione per svolgere questo lavoro. Per reggere il ritmo ci vuole anche energia fisica. Tuttavia non mi lamento, anche se gli impegni sono tanti: le persone da assistere sono numerose e bisogna dare una risposta, possibilmente a tutti. Quando questo non è possibile lo vivo come una sconfitta, quasi come se avessi mancato al mandato che ho ricevuto e che devo onorare.

D'accordo, ma non si può mica somministrare assistenza sociale ai grandi numeri, le pare?
A Cagliari abbiamo un tasso di disoccupazione di circa il 19%, che colpisce le fasce più deboli. La disoccupazione femminile è al 21%, quella giovanile raggiunge livelli disastrosi. Non si possono assistere tutti, ma io faccio il massimo possibile per aiutare i più bisognosi. Un comune come il nostro non può rimanere indifferente. Per questo al mio assessorato è destinata una parte importante del bilancio comunale.

In pratica, un ufficio di assistenza per le emergenze o per i furbi?
Non scherziamo. I bisogni della gente sono reali e i casi per i quali interveniamo sono davvero penosi. Ci sono madri di famiglia che chiedono un aiuto per piccole esigenze familiari, tipo la bolletta dell'energia elettrica o i bambini da sfamare. C'è gente che vive in situazioni familiari precarie o che ha storie di pesanti abusi alle spalle. Stiamo gestendo ogni anno circa quattromila domande di sostegno da parte di famiglie in condizioni di povertà. In questi numeri ci sono anziani soli, giovani coppie, ragazze madri, famiglie lacerate o prive di reddito. Per noi non è difficile capire chi davvero merita assistenza rispetto a quanti tentano di sfruttare il nostro ruolo.
Assicuriamo oltre 150 pasti al giorno e siamo consapevoli che non basta. Nell'ottobre 2010 abbiamo incrementato l'assistenza esterna tramite il volontariato accogliendo anche la struttura nazionale dei City Angels, che operano a Cagliari con grande professionalità. Il lavoro dei volontari cagliaritani è prezioso e anche grazie a loro abbiamo evitato quei casi di cronaca che ogni tanto ci giungono dalle altre città.
Un aspetto molto delicato del nostro lavoro riguarda inoltre le competenze in favore dei bambini maltrattati. Il mio assessorato, tramite gli assistenti sociali, compie un primo intervento di assistenza e quindi, nei casi più gravi, invia le segnalazioni obbligatorie al Tribunale dei Minori. Sono fenomeni molto tristi, per fortuna rari.
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