EXCALIBUR 19 - maggio/giugno 2000
in questo numero

Liberiamoci di Berlusconi!

di Isabella Luconi
Forza Italia, il Partito-Azienda.
Forza Italia, già il nome è tutto un programma e rispecchia quello che rappresenta questo partito: immagine, forma, tecniche di marketing, ma nessuna sostanza, nessun valore, nessun riferimento storico-culturale, così come il suo leader, Silvio Berlusconi, impeccabile, giusto, trasgressivo quanto basta per piacere alle folle, l'occhio sinistro un po' chiuso, attributo nelle peggiori fiction televisive del protagonista perverso e malfamato, ma che al contrario, in Lui, rappresenta un tocco di umanità, perché ne sottolinea la possibilità, se pur minima, di imperfezione, mentre è perfetta la dentatura a 360º, che ricorda un po' quella degli squali, senza offesa per questi ultimi.
Si sa che la mania di grandezza cresce con il crescere del proprio senso di onnipotenza, e dev'essere che Berlusconi, a forza di andare allo stadio per tifare il suo Milan, ha cominciato a immaginare l'Italia come un grande stadio, dove tutto il popolo può gridare «Forza Italia» e soprattutto può sventolare bandiere con la sua immagine.
Però è stato bravo e l'operazione di marketing gli è perfettamente riuscita: ha colmato il vuoto politico lasciato dalla Democrazia Cristiana, recuperando vecchi democristiani e proponendo alcuni nomi nuovi (pochi per la verità) marcandoli con il suo marchio doc, come nelle migliori tradizioni dei ranch americani.
Ma l'operazione che più gli è riuscita e per la quale merita un posto d'onore fra gli strateghi politici è stata quella di farsi portavoce del ceto medio borghese, dell'Italia che lavora e che produce, quella stessa Italia schiacciata dalle holding economiche, delle quali fa parte Berlusconi e il suo impero finanziario. E ammesso e non concesso che il suo anticomunismo sia autentico, e che abbia scelto di fare politica ufficialmente (perché già la faceva insieme a tutti gli altri grossi industriali) per impedire l'avvento al potere della Sinistra, qualcuno mi deve spiegare perché oggi cerca di nuovo l'alleanza con quel Bossi, il cui "ribaltone" ha permesso l'ingresso dei comunisti al governo in Italia. Evidentemente concetti come dignità, coerenza, valori morali ed etici non appartengono a quel mondo politico-economico di cui Berlusconi fa parte. Anche le sue ultime scelte, sul piano della coerenza, sono discutibili, come le recenti posizioni sul proporzionale.
In Italia, dagli anni settanta in poi, si è maturato un percorso storico, culturale e politico che inevitabilmente avrebbe portato alla contrapposizione fra i due poli estremi: Destra e Sinistra, recuperando in breve tempo, con la violenza degli avvenimenti, quel tragitto più lungo e democratico che in altri Paesi ha portato a maturità parlamentare queste contrapposizioni. Ma si sa, gli estremi contengono variabili non sempre governabili, in quanto rappresentanti di masse ideologicamente determinate, e allora al potere economico non rimaneva che ricreare il cosiddetto centro: più asservibile, più corruttibile, più politicamente corretto, sostenendolo, memori della lezione della Storia, quando il blocco degli industriali al governo Giolitti costò l'avvento del Fascismo.
E, per ricostruire questo centro, vanno bene alleanze e accordi di ogni tipo, anche con i partiti più piccoli e miseri, che però sarebbero spazzati via in un sistema maggioritario... e allora via con il proporzionale. di liberale memoria, garanzia per le minoranze di imporre il loro volere, anche se rappresentanti di niente.

La politica del bastone e della carota.
Ma il capolavoro maggiore, fiore all'occhiello del leader forzista, è la gestione di Fini e del suo partito. È riuscito là dove anni di emarginazione, di ghetto, di eliminazione fisica dei suoi militanti non sono serviti. Ne ha fatto un partito burla, un fantoccio manovrato e condizionato dal suo grande carisma. Con abile manovra lo ha trasformato in una forza politica parlamentare legittimata, i cui voti possono essere usati (da Lui). La carota davanti all'asino ha funzionato e l'asino continua a scodinzolare contento del miraggio e desideroso di compiacere il padrone della carota.
E, a essere sincera, è proprio questo che non mi garba. Alleanza Nazionale è, anzi era, un partito con solide radici culturali, con il suo retroterra storico, erede volente o nolente della Destra Italiana, da quella liberal-conservatrice a quella rivoluzionaria prefascista, passando per Mussolini e arrivando al M.S.I.. Cento anni di storia, di tradizioni, di idee, valori sui quali discutere, confrontarsi e magari litigare, per quel bellissimo pulsare di anime contrapposte che fa della Destra italiana una fucina di idee, di programmi, di rivoluzionari e di borghesi, ma sempre e comunque un'esperienza unica nel mondo culturale e politico sopravvissuta a tutti gli avvenimenti.
Basti pensare che lo stesso fermento costò al P.S.I., nel 1920, la sua identità ideologica.
Ma la Destra ne è uscita indenne, persino "Fiuggi" è stata superata, anche se è costata lacrime amare allo zoccolo duro del M.S.I.. C'è stato un momento, anni fa, in cui sembrava che il popolo italiano fosse impazzito, dimentico dei "valori della resistenza e dell'antifascismo": chiedeva, a gran voce e con i suoi voti, un governo di Destra. La Destra avrebbe dovuto cogliere questo fermento, questo anelito di libertà, parlare un linguaggio nuovo, libero dalle pastoie delle "camicie nere", ma capace di riproporre quegli elementi rivoluzionari del fascismo che sono l'espressione più alta di un'ideologia antiborghese e antibolscevica.

Alleanza Nazionale, partito delle occasioni perdute.
Avrebbe dovuto cavalcare l'onda del malcontento, avvicinarsi e parlare con un linguaggio nuovo al mondo operaio, disilluso e scontento dalla politica sindacale della triplice, serva del governo. Avrebbe dovuto, con i suoi uomini, conquistare la U.I.L., memore che nel 1920 fu la formazione che fornì tutti i suoi quadri al movimento sindacale fascista. Avrebbe dovuto parlare con forza di partecipazione, facendo seguire alle parole i fatti, sperimentandola sul campo, applicandola in tutte le imprese proprietà dei suoi iscritti, e presentando poi i risultati al Paese... E invece ha creato la U.G.L....
Doveva scendere nelle piazze, insieme alla gente, contro la criminalità, schierarsi a fianco delle forze dell'ordine... da Milano a Palermo, una catena umana martellante e continua, e invece ha permesso che un suo parlamentare presentasse il disegno di legge "svuotacarceri", poi approvato come "legge Simeone".
Doveva incoraggiare e sostenere intellettuali come Marcello Veneziani, che sapessero parlare dei Valori della Destra senza che apparissero parole senza senso, creare nuovi fermenti culturali capaci di esprimere i nuovi equilibri e le nuove battaglie che l'uomo del 2000 è chiamato ad affrontare... e invece guai alle voci nuove e coraggiose, sono solo dissidenti e traditori.
Dovevano sventolare il tricolore su questa nostra terra calpestata e mortificata dalle sinistre e non chiedere perdono per i morti antifascisti, ma pretendere con coraggio e fermezza che fossero gli antifascisti a chiedere perdono per i nostri morti: Italiani non come gli altri ma più degli altri.
Dovevano lottare contro l'edilizia popolare, che ha trasformato interi quartieri in ghetti dove prolifera il seme dell'odio, dell'emarginazione, della prostituzione e della delinquenza; masse scontente e infelici che la Sinistra manovra con una accorta e strumentale politica assistenziale, fatta di piccoli assegni di mantenimento per i quali dire grazie al padrone che te li concede. Dovevano andare lì, in questi quartieri, a parlare di lavoro, di dignità, di giusti diritti, di impegno, di coraggio e di meritocrazia, di libertà e avrebbero conquistato le folle, abituate al linguaggio "socialese" della sinistra.

Per ricostruire un vero Partito di Destra.
Dovevano questo e altre mille cose, perché la Destra è tutto ciò: rivoluzione e tradizione. Invece sono stati capaci solo di dire «signorsì, signor Cavaliere, come vuole Lei»; ormai le uniche uscite pubbliche di Fini sono per affermare: «... non importa... sono discussioni marginali... il Polo è sempre unito...».
Ma francamente chi se ne frega del Polo. A cosa serve? Se la sinistra è al potere, cosa abbiamo da perdere se affermiamo con forza e con prepotenza il nostro ruolo politico e culturale di destra... o le poltrone sono diventate troppo comode e la paura di perderle ti fa accettare tutto?
Berlusconi ha scavato una piccola nicchia e ci ha messo dentro Alleanza Nazionale, ogni tanto si ricorda di portargli acqua e cibo, ma per il resto del tempo lo tiene incatenato, e l'animale fedele al padrone gli lecca le mani, contento di poter mangiare le briciole avanzate.
Abbiate il coraggio di ribellarvi e tutto il mondo della Destra sarà con Voi. Ricostruite un partito che sia degno di questo nome, che abbia militanti e non iscritti, che lasci circoli e circoletti alle dame di carità e ai "Lions club" di Forza Italia, un partito che torni ad avere le sue sedi, le sue bandiere, i suoi stemmi, le sue pulsioni e i suoi ideali. Fermenti unici di un'Italia viva, forte, aggressiva, un'Italia di destra, che per cento anni ha lottato perché non trionfasse il comunismo e/o le sue varianti moderne.
Un partito di uomini e di idee, dove è importante la fede nell'ideale, l'azione, la pulsione verso l'avvenire unito alla certezza del proprio passato... e saremo noi allora a mettere la carota davanti all'asino Berlusconi.
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