EXCALIBUR 20 - luglio/agosto 2000
in questo numero

Elogio a Berlusconi

di Angelo Abis
Nel leggere l'articolo di Isabella, "Per una destra libera da Berlusconi", mi è venuto in mente un brano di Evola pubblicato nel 1925 nella rivista "Lo Stato Democratico": «Che quello che il recente movimento politico ha fatto affiorare in Italia sia una semplice caricatura, una grottesca parodia, può risultare a ognuno chiaro. Quel principio interiore che, solo, potrebbe fondarlo, vi è totalmente assente. [...] E una tale mancanza di formazione interiore si riconferma nel fatto che il movimento in nessun modo ha avuto una radice culturale e spirituale. [...] Perciò nell'accenno di soprastruttura ideale del partito non si vedono che delle banderuole, degli arrivisti in malafede».
Così Evola, che pure non era né uno sprovveduto, né tanto meno un prevenuto, considerava il movimento fascista. Se fosse stato anche un "nemico" avrebbe anche ironizzato sulla "mascella volitiva", le "ghette" e la fatidica frase «II fascismo è una valanga impetuosa che sale». Quando anche i bambini dell'asilo sapevano che, in genere, le valanghe scendono, non salgono. Insomma tutto l'armamentario trito e ritrito di chi non potendo, non sapendo o non volendo contrapporre idee, programmi o progetti a quelli dell'avversario, non trova di meglio che attaccarlo sul piano dei difetti fisici, caratteriali o morali, spulciandone la presunta incultura. Ieri "Lui" non era che un povero maestro elementare; oggi Berlusca, imprenditore milanese, non può che essere, per antonomasia, ignorante.
La realtà vera è che ogni volta che storicamente si crea un movimento politico nuovo, che rompe gli equilibri esistenti, mentre le masse o le folle, che dir si voglia, istintivamente ne avvertono le potenzialità e la valenza riformatrice o rivoluzionaria della società, le folte schiere dei benpensanti, siano essi di maggioranza che di opposizione, manifestano fisiologicamente orrore per tutto ciò che viene alla luce senza rispettare i canoni, le dottrine e le regole scritte e non scritte in quel momento vigenti. Ieri suscitava ribrezzo e terrore il partito-milizia, perché i sacri testi prevedevano tutto: il partito-classe, il partito-chiesa, il partito-patria, ecc., ma non un partito che avesse come fulcro lo squadrismo. Oggi si grida allo scandalo per il partito-azienda, assolutamente non previsto dai trattati di scienza politica, di sociologia, di storia, ecc.. Per cui i benpensanti, anche di destra, di fronte al fatto reagiscono come i generali austriaci che, a ogni vittoria strabiliante di Napoleone, affermavano «Sì, ha vinto, però non ha osservato le regole della dottrina militare».
Ma, poi, il termine "azienda" ha un significato così malvagio? Certo, per i comunisti la parola è sinonimo di sopraffazione e di sfruttamento da parte del padrone nei confronti dei lavoratori. Ma se prendiamo un qualunque trattato di economia, troviamo, alla voce azienda, «Un insieme di capitali, uomini e mezzi coordinati e ordinati al fine di conseguire uno scopo (produzione di beni e servizi) socialmente utile». È conseguente che l'azienda si struttura gerarchicamente in relazione alle competenze e alle capacità di ognuno. Chi è incapace o non rende se ne va a casa, chi dimostra inventiva, serietà, intelligenza e produttività, sale nella scala gerarchica. Un partito improntato ai metodi e alla filosofia aziendale non può che essere efficiente, e infatti, risultati alla mano, Forza Italia lo è senz'altro.
Ma, afferma Isabella, «Forza Italia non ha nessuna sostanza, nessun valore, nessun riferimento storico-culturale». Come faccia un partito così scalcagnato a "cucinare" un quotidiano che vende almeno trenta volte più de "Il Secolo" e che, tra l'altro, è l'unico che recepisca le idee di quei pochi intellettuali di destra esistenti sul mercato; come riesca a vendere una rivista culturale di prestigio quale è "Ideazione", diretta da uno dei pochi cervelli pensanti dell'ex M.S.I. anni ottanta, Domenico Minniti; come riesca ad avere qualche centinaio di migliaia di militanti e a prendere 8 milioni di voti, è un mistero che Isabella non ci spiega, né ci spiega come sul "nulla" di Forza Italia verta tutto il dibattito politico, sociale e culturale in atto nel nostro paese. Anzi, a dire il vero, Isabella una spiegazione la dà: «il ceto medio borghese, dell'Italia che lavora e produce, quella stessa Italia schiacciata dalle holding economiche, delle quali fa parte Berlusconi e il suo impero finanziario», ha scelto come portavoce proprio il Cavaliere. Povera borghesia italiana, non solo cogliona, che si appoggia al nulla, facendosi ammaliare dal sorriso a trentaduedenti del Berlusca, ma anche masochista, che si affida a chi l'ha schiacciata come holding economica!
Un'ultima considerazione: Isabella accusa la Destra di non aver conquistato la U.I.L. (e perché non la C.G.I.L., il P.S.I. o il P.R.I.?), «memore che nel 1920 fu la formazione che fornì tutti i suoi quadri al movimento sindacale fascista». Strano! Ero convinto che la U.I.L. fosse un sindacato antifascista, forse perché nel 1970, dopo il noto scontro alla facoltà di lettere, fu il sindacato che non solo scese in piazza contro di noi, ma chiese anche, formalmente, che venissi cacciato via dal mio posto di lavoro: evidentemente i "camerati" della U.I.L. avevano preso un abbaglio: pensavano che il "Fronte della Gioventù" fosse la nota organizzazione giovanile del P.C.I. fondata da Eugenio Curiel!
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