Excalibur rosso

Coronavirus tra scienza e buon senso

Dalla dittatura cinese alla democrazia italiana

di Angelo Abis
una realtà che sembrava fantascienza
Una realtà che sembrava fantascienza
Oh! I progressi della scienza! Il coronavirus era solo da pochi giorni apparso in Cina che già da subito sapevamo tutto su di lui: forma, dimensioni, capacità di diffusione, permanenza "in sonno" nel corpo umano, patologie e quant'altro.
La classe politica cinese, figlia più di Confucio che di Marx, ha mangiato la foglia e senza tante discussioni ha messo in quarantena decine di milioni di persone, ne ha isolato decine di migliaia negli ospedali costruiti a tempo di record, ha mobilitato su questo problema un popolo di un miliardo e mezzo di persone.
E noi a irriderli e a sfotterli: sono stati zitti! Riservati! Hanno la dittatura! Poi quando il virus è arrivato in Italia, con aria di superiorità abbiamo detto: «Niente paura! Tutto sotto controllo!».
Qualcuno ha detto che forse era il caso di isolare i Cinesi che rientravano dalla madre patria e di tenere i loro figli lontano dalle scuole. Non sia mai detto! Misure razziste! Anzi fascio-leghiste! E tutti di corsa a mangiare nei ristoranti cinesi, a farsi i selfie con loro. Poi è avvenuto il patatrac: il virus ha fatto strage proprio a partire da quelle regioni che primeggiano per eccellenza sanitaria, igiene pubblica e privata, senso civico dei suoi abitanti.
Dopo di che al governo non è rimasto altro che emanare norme sempre più drastiche in materia di profilassi sanitaria, facendole passare come lampi di genio di tanti illustri "scienziati", in realtà sono norme che il buon senso ha sempre suggerito all'uomo tutte le volte che si è trovato a dover affrontare un morbo tanto deleterio quanto sconosciuto.
Senza scomodare la Bibbia, le stesse norme, riga più riga meno, le trovate in tutti i regolamenti di profilassi sanitaria degli stati italiani a partire dal 1300. L'unica fonte giuridica relativamente recente in riferimento all'evitare la stretta di mano, è una disposizione del 1937 del segretario del Pnf Achille Starace, che proibiva la stretta di mano in quanto "poco igienica".
A ogni modo rimaniamo ottimisti, come disse un illustre personaggio inglese: «Gli Italiani sono bravissimi nel tirarsi fuori dalle situazioni più disperate, in cui neanche loro sanno come si sono cacciati».