EXCALIBUR 158 - settembre 2023
in questo numero

Milan Kundera: grottesco e tragico della vita e quell'insostenibile leggerezza dell'essere

Scompare uno scrittore non allineato, paladino della libertà

di Francesco Marcello
<b>Milan Kundera</b> (Brno 1929 - Parigi 2023)
Sopra: Milan Kundera (Brno 1929 - Parigi 2023)
Sotto: la magica Praga
la magica Praga
La recente scomparsa di Milan Kundera ha suscitato un timido cordoglio cui ha fatto seguito la rievocazione del suo principale successo letterario, "L'insostenibile leggerezza dell'essere".
È stato probabilmente un autore bruciato presto: quando in seguito è emersa la complessità del suo pensiero, unita a una personalità poco incline all'allineamento, è andato a infoltire la schiera degli incompresi o comunque di quelli che non erano "riusciti" ad accattivarsi le simpatie dell'intellighenzia. L'interpretazione delle sue narrazioni deve fare i conti, come è abbastanza ricorrente per molti romanzieri, con le sue vicende personali.
Chi era dunque Milan Kundera: uno scrittore ispirato da una vena filosofica o un filosofo il cui amore per la patria ha prodotto una prosa tragica e ironica al tempo stesso?
Se ci basiamo sulle sue riflessioni, dobbiamo dire che Kundera ha sempre rifiutato per i propri scritti la definizione di "romanzo filosofico".
«Il mio intento», asseriva, «non è dare risposte, quanto piuttosto suscitare interrogativi e riflessioni». Ma forse proprio quella forma interrogativa apriva ancora di più la strada a implicazioni di natura filosofica. Leggerezza e pesantezza, la loro relazione con i concetti di libertà e necessità, conducono verso quei filosofi che più hanno influenzato Milan Kundera. Così le teorie di Jean Paul Sartre e di Friederich Nietzsche spiccano su tutte le altre, soprattutto ne "L'insostenibile leggerezza dell'essere".
Kundera era nato a Brno, al tempo Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca, nel 1929. Suo padre Ludvík (1891-1971) era stato direttore dell'Accademia musicale di Brno e anche un ottimo pianista. Inevitabile per il piccolo Milan studiare pianoforte, una scelta che egli rivendicherà come propria nei suoi scritti autobiografici.
Era ancora adolescente quando iniziò a studiare letteratura e musica a Praga. Grazie al cugino Ludvík, omonimo del padre, di alcuni anni più anziano di lui, pubblicò le prime poesie. Il cugino Ludvik era un artista poliedrico, uscito negli anni della Seconda Guerra Mondiale dalla costola surrealista del gruppo R.A.. Prosatore, pittore, traduttore dal tedesco e studioso del dadaismo, in quel periodo collaborava con diverse riviste letterarie.
Milan, dopo aver seguito nel 1948 i corsi di letteratura all'Università Carolina di Praga, entrò nella Scuola di Cinema, la Famu, dove si laureò e dove in seguito tenne corsi di letteratura comparata. Nel 1948, quando ancora era studente, si iscrisse al Partito Comunista ma ne fu espulso nel 1950, a causa di alcune critiche alla politica culturale del partito contenute in una lettera a lui indirizzata da un amico; tuttavia nel 1956 fu riammesso, diventando un punto di riferimento importante nel dibattito culturale di quegli anni. Nel 1968 si schierò apertamente a favore della "Primavera di Praga". Stavolta nessun perdono: fu costretto a lasciare il posto di docente e, nel 1970, fu definitivamente espulso dal partito.
Trovò asilo in Francia nel 1975 e insegnò nelle università di Rennes e di Parigi, dove visse con la moglie Vera Hrabanková. Nel 1979, a seguito della pubblicazione di "Il libro del riso e dell'oblio", gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca. Nel 1981 ottenne quella francese.
Dopo la Primavera di Praga le sue opere sono state proibite in Cecoslovacchia; i suoi romanzi più recenti li ha scritti in lingua francese e non ha concesso a nessuno i diritti di traduzione in lingua ceca. Per questa ragione Kundera subì forti critiche in patria, persino negli ambienti del dissenso, sin dall'atto della pubblicazione nel 1984 del suo più clamoroso successo, "L'insostenibile leggerezza dell'essere". Solo nel 2006 Kundera concederà l'autorizzazione alla pubblicazione del romanzo anche nella Repubblica Ceca.
la copertina del libro
La copertina del libro
L'insostenibile leggerezza dell'essere e il passato che non ritorna.
Nietzsche, con il suo eterno ritorno inquietante e tragico, ha messo in difficoltà molti filosofi a lui contemporanei ma anche postumi: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo vissuta e che poi si replicherà all'infinito! Che altro nasconde questo folle mito?
Così Kundera si manifesta con parole degne del pensatore tedesco a cui si ispira e inserisce, nella sua opera principale e più fortunata, l'idea del passato che ritorna.
Lo stesso Nietzsche ne era in realtà atterrito. «Il pensiero più abissale», così definiva l'eterno ritorno dell'identico. Un'idea complessa ma antica. Nietzsche, infatti, riprese una concezione già nota nell'antica Grecia, prima che Socrate comparisse nelle opere di Platone.
Per gli antichi Greci l'eterno ritorno poneva le sue basi sulla ciclicità del tempo e la natura era perfettamente sincronizzata con il "grande ritmo".
Per Nietzsche anche un evento apparentemente poco significativo è destinato a ripresentarsi all'infinito in una successione di mondi esattamente identici sin nei minimi particolari.
«L'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta e per sempre è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta in precedenza. Che sia stata terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Ripetendosi innumerevoli volte diventerà un blocco che svetta e perdura, e la sua stupidità non avrà rimedio».
L'effimero si dissolve insieme al fascino della nostalgia. L'idea dell'eterno ritorno dell'identico è pertanto in grado di intimidire chiunque sia consapevole del peso che dovrà sopportare. «Se tutto è destinato a ripersi all'infinito, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo sulla croce».
In un mondo orfano del passato, eventi cruciali come il Tramonto degli Imperi, le tante guerre, la Rivoluzione francese e la ghigliottina, che hanno prodotto sterminio in nome della Dea Ragione, potrebbero apparire come una semplice d inutile comparsa nell'incedere ineluttabile della storia.
Tutto può andare perduto, perché io non ho vissuto in prima persona nessuno di quegli eventi. Abbiamo velocemente dimenticato ciò che appartiene all'anima, capace di provocare tutto quel che è accaduto e che accadrà. Non teniamo conto di cosa significhi vivere un'esperienza, soccombere alle nostre azioni belle o angosciose che siano.
È preferibile l'oblio? lasciarsi alle spalle il passato che sembra confondersi nel futuro?
Nietzsche una volta scrisse: «l'uomo si meraviglia di sé stesso, di non poter imparare a dimenticare, di rimanere ancorato al passato: per quanto possa correre lontano o velocemente, la catena è sempre con lui. [...] allora l'uomo dice "mi ricordo" e invidia l'animale che dimentica immediatamente».
"L'insostenibile leggerezza dell'essere"... perché questo titolo così enigmatico ed evocativo? Certamente non è una scelta commerciale, è un titolo che può incuriosire ma anche allontanare il lettore. Kundera vuol dirci che la vita è una sola e quel che avviene una sola volta è come se non accadesse. Ci vuol comunicare che le scelte umane e la stessa esistenza sono assolutamente irrilevanti e in questo sta la loro leggerezza.
Solo se l'Essere è, e non può non essere come affermava Parmenide, tutto acquista un senso, diviene pesante, eterno e infinito. È il contrario se prevale il divenire, perché, come ci ricorda Eraclito: «non puoi entrare due volte nello stesso fiume, perché l'acqua che ti ha bagnato la prima volta se ne è già andata via seguendo la corrente. Anche se il fiume sembra sempre lo stesso».
Ecco che allora tutto scorre e diviene leggero, unico e irripetibile. Vi è dunque una disarmonia tra questa insostenibile leggerezza dell'esistenza e la necessità dell'uomo di trovare un significato, di riconoscere un senso. Da questa dicotomia discende la contraddizione che accomuna noi umani: il contrasto tra l'imprescindibile e il contingente, tra libertà e destino.
Kundera sovverte questo contrasto evidenziando un punto fondamentale: «la libertà ha un prezzo ed è la sensatezza dell'esistenza».
La verità, il senso possono essere unici ed eterni e guidare l'uomo nel mare dell'epistéme, del fondamento eterno. Si contrappone in un certo qual modo all'esistenzialismo: se la vita è, come affermava Kierkegaard, una serie infinita di opportunità, vuol dire che la vita stessa è inesistenza, leggerezza, il non-essere, la non necessità, un lancio di dadi dall'esito imprevedibile. L'uomo deve legare l'esistenza alla necessità, riempirla di senso, ecco perché il romanzo inizia con una considerazione sull'Eterno Ritorno, con l'intento di legare l'esistenza al destino e ogni istante alla pesante necessità.
Nel 1988 dal romanzo è stato tratto un film omonimo (The unbearable lightness of being) diretto dal regista Philip Kaufman, dove tuttavia si privilegia l'aspetto storico a scapito di quello filosofico. Il risultato è comunque di buona fattura, ambientato in una Praga bellissima, con i suoi quartieri antichi, il Vicolo d'Oro, il Castello imperiale, la Cattedrale di San Vito, il Ponte Carlo, la grande Sinagoga, la neve, il freddo, la nostalgia.
Praga è una protagonista accattivante e silente del romanzo, descritta dall'esule Kundera con un amore profondo che solo una separazione forzata può alimentare.
Le opere più significative di Kundera oltre a L'insostenibile leggerezza dell'essere sono:
- Lo scherzo (Žert, 1967),
- Il valzer degli addii (Valčík na rozloučenou, 1972),
- La vita è altrove (Život je jinde, 1973),
- Il libro del riso e dell'oblio (Kniha smíchu a zapomnění, 1978),
- L'immortalità (Nesmrtelnost, 1990).
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