EXCALIBUR 77 - marzo 2014
in questo numero

Alle origini del Msi nella provincia di Cagliari

Un illuminante percorso sulla storia dei sogni traditi della destra italiana

di Roberto Aledda
Alessandro Amorese, "Fronte della Gioventù. La destra che sognava la rivoluzione: la storia mai raccontata"
Alessandro Amorese, nel libro "Fronte della Gioventù, la destra che sognava la rivoluzione: una storia mai raccontata" (ed. Eclettica - collana visioni 2013, 516 pagg., € 17,00), disponibile presso Riscossa Europea a Cagliari, racconta una storia che non conoscevo, quella del Fronte anni '80-'90.
Questa lettura per me è stata l'ennesima mazzata su ciò che la Destra poteva essere e non è stata, sul tradimento dei sogni di decine, forse centinaia di migliaia di giovani che credevano e lottavano. Negli anni '80, dopo i cosiddetti "anni di piombo", le stragi, la lotta armata, la repressione poliziesca, il movimento giovanile di destra è dovuto risorgere e riformulare le tematiche e gli obiettivi della propria politica. Non c'era più il pericolo comunista, era il tempo del riflusso, la sinistra si stava contorcendo nelle sue contraddizioni e a destra, come in un film già visto negli anni '60 e '70, i giovani dovevano combattere contro un partito, il proprio, l'Msi, che era chiuso nei suoi rituali, diviso nelle correnti e in preda all'immobilismo politico: «i nuovi arrivati dovevano conquistarsi l'agibilità della federazione [...] davano fastidio poi anche ai consiglieri comunali missini, anch'essi spesso una ruota dello stanco ma pulito ingranaggio missino di provincia, perché se avessero fatto un minimo di politica avrebbero potuto offuscare anch'essi», scrive Amorese.
In quegli anni, pur diviso anch'esso tra "rautiani" e "finiani", il Fronte è riuscito a diventare movimento presente e in molti casi vincente specialmente nelle scuole superiori.
Lascio alla lettura del libro le numerose testimonianze, la storia delle battaglie politiche scaturite dalla fervida fantasia dei giovani del FdG, ma ciò che mi addolora è la lettura dei nomi di alcuni degli allora dirigenti del Fronte: Adolfo Urso, Gianni Alemanno, Fabio Granata, Flavia Perina, Fabio Rampelli, Maurizio Gasparri, Silvano Moffa, Luca Romagnoli, Giuseppe Scopelliti, Enzo Raisi, Roberto Menia, Giorgia Meloni, Roberta Angelilli, Viviana Beccalossi, Italo Bocchino, Barbara Saltamartini.
Uomini e donne che erano nati nella scuola del FdG, che avevano rischiato (e preso) le botte, spesso dalla polizia, che erano finiti (alcuni) in galera, cresciuti nel sogno di una società nuova e nel segno dei valori della destra.
Alcuni di essi si sono ritrovati a fare i "colonnelli" di un generale che non merita di essere citato, avessero almeno chiesto perdono... no, continuano imperterriti a proporre nuove o vecchie sigle, nuovi o vecchi simboli, a servire nuovi padroni.
E oggi ecco i nomi dei partiti di cui sono dirigenti: Nuovo Centrodestra, Azione Popolare, Forza Italia, Fratelli d'Italia, La Destra, Msi Fiamma Tricolore.
Ma doveva finire così?
Consoliamoci con le parole di Amorese: &@171;La militanza nel FdG è stata una calamita e ha cambiato la vita a tante persone: senza quest'esperienza oggi non sarebbero quello che sono».
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