EXCALIBUR 115 - giugno 2020
nello Speciale...

Il lavoro considerato come merce

le controriforme europeiste hanno distrutto la specificità del lavoro nazionale
Le controriforme europeiste hanno distrutto la specificità
del lavoro nazionale
Per la concezione economica liberista, il lavoro è merce. Nel diritto comunitario la rappresentazione plastica di questo concetto si ritrova nel principio della "libera circolazione" delle merci, delle persone, dei capitali e dei servizi, le cosiddette "quattro libertà". Avrebbe detto l'economista tedesco Friedrich List, vissuto nel XIX secolo, «la libertà della volpe nel pollaio».
In quanto fattore della produzione, la merce-lavoro, ove venga offerta in quantità non sufficiente o a un prezzo ritenuto troppo elevato, deve essere reperita a un prezzo più basso al di fuori del mercato di riferimento. A tal fine si delocalizza l'azienda o si importa manodopera straniera disponibile a ricevere retribuzioni più basse di quelle dei lavoratori autoctoni. Nozione, questa, ben chiara al pensiero marxista di fine Ottocento e alla coeva prassi sindacale, generalmente contrari all'ingresso di manodopera straniera, considerata strumento padronale tendente alla costituzione di un esercito industriale di riserva utile ad abbassare il livello salariale. Ironia della storia, l'odierna sinistra globalista è su posizioni diametralmente opposte. Del resto Oswald Spengler ricordava che «La sinistra fa sempre il gioco del grande capitale. A volte perfino senza saperlo».
Le tappe della distruzione del diritto nazionale del lavoro furono la riforma Treu del 1997, responsabile in particolare di aver introdotto il famigerato lavoro interinale (ora somministrazione di lavoro), la riforma Biagi del 2003, che fece proliferare i contratti precari e indebolì il ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro, infine la riforma Fornero del 2012, che colpì soprattutto la stabilità del rapporto di lavoro introducendo una maggiore facilità di licenziamento.
I disastri provocati da tre decenni di controriforme europeiste del lavoro ci indicano chiaramente che il mercato del lavoro deve tornare a essere un mercato nazionale, disciplinato dal diritto nazionale e tendente al pieno impiego della forza lavoro nazionale.
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