EXCALIBUR 78 - aprile 2014
in questo numero

La gabbia della burocrazia e l'ansia della libertà

Rompere la spirale di leggi, norme, cavilli che soffocano l'Italia

di Gianfranco Anedda
Milioni di Euro è il costo pagato dalla società produttiva a causa della nostra burocrazia
Fino a qualche tempo fa le parole più utilizzate dai giornali e dalla politica erano "democrazia" e "libertà". Da qualche tempo ne è stata aggiunta una terza, "burocrazia".
Questa evoluzione ha un significato o, più esattamente, indica una condizione e raffigura un desiderio. Ottenere una maggiore libertà che colmi il vuoto lasciato dal nuovo assetto mondiale, europeo, italiano.
Siamo soffocati da regole, vincoli, imposizioni. Desideriamo una nuova (o antica?) libertà. Desideriamo poter disporre di noi stessi, del nostro tempo, del nostro agire. Con un unico non superabile limite, espresso con chiarezza dai romani, "neminem laedere". Non recare danno ad altri; non entrare in collisione con il diritto degli altri alla libertà. Non esiste alcuno spazio della nostra vita che non sia regolato, ridotto, circoscritto da un divieto, da una regola, da una norma regolamentare o legislativa. Le norme nazionali si incrociano e si accavallano con le norme regionali. Senza parlare di quelle dell'Europa (si legga il recente libro di Mario Giordano "Non vale una lira" - parte terza).
Evitiamo di rimasticare, magari per una seconda digestione, il "politically correct" o il suo esatto contrario; ciò che è scorretto, o addirittura vietato, nel linguaggio della politica. Siamo chiusi nella gabbia del terzo millennio. Come gli animali nati in uno zoo non ce ne rendiamo conto. Talvolta la libertà ci stordisce e ci ubriaca. Crolliamo nell'eccesso. Talvolta alcuni cercano rifugio nella falsa sensazione di libertà procurata dalle droghe. Per sfuggire ai vincoli di una società insoddisfatta.
Vogliamo più libertà.
Gli avversari da battere sono il clientelismo degenerato in corruzione e il labirinto burocratico, forte ma non invincibile; favorito da una miriade di leggi, leggine, regolamenti regionali, nazionali, europei. Presiedute dal un tiranno senza volto, "il burocrate", che si vale del potere a lui proprio di interpretare le leggi. Con la protezione dei Tribunali d'ogni tipo e dimensione, a loro volta forti dell'incertezza legislativa.
Una legislazione che - come è stato scritto - avvolge tutto il paese e lo immobilizza.
Lo Stato o più esattamente la comunità dei cittadini, ciascuno con una parte di responsabilità, debbono combattere contro l'abitudine, forse contro la vocazione, tutta italiana, di violare, disapplicare, non rispettare le norme. Abitudine o vocazione sovente rese necessarie dalla necessità di districarsi dalla camicia di Nesso legislativa, che stringe e soffoca ogni cittadino e ogni iniziativa.
Una spirale da rompere o almeno interrompere, aggravata dal vortice dei regolamenti europei come ha esaurientemente dimostrato Mario Giordano nell'ultimo suo libro. che merita un'attenta lettura.
È questo un vasto campo di azione politica. Per salvare il ceto medio pilastro portante della nostra società. Potrebbe essere questo il compito di una forza politica che intendesse essere d'aiuto e di sostegno ai cittadini, alle piccole imprese, agli artigiani. Per riconquistare la sovranità nazionale, perduta in questi ultimi anni anche a causa di una legislazione folle.
Non si tratta d'invocare l'utopia dell'indipendenza, bensì d'adoperarsi per combattere la mala amministrazione che è la causa diretta o indiretta di ogni malanno che affligge l'Italia e terribilmente nuoce alla Sardegna.
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