EXCALIBUR 90 - febbraio 2016
in questo numero

L'Italia e la rana bollita

Ridicole scelte di un paese senza spina dorsale

di Angelo Marongiu
Sopra: Musei Capitolini e Persepoli: simboli di civiltà diverse
Sotto: Hassan Rouhani e Matteo Renzi e l'altra faccia dell'Iran
Ci sono episodi che - più di decine di articoli o di inchieste - sono in grado di rappresentare, nella loro semplicità, lo spirito e il carattere di una nazione, di un popolo o dei suoi governanti.
L'episodio delle statue coperte in occasione della visita del presidente iraniano Rohani è - purtroppo - uno di questi.
La storia è nota. In occasione della visita del presidente dell'Iran in Italia era previsto che Rohani dovesse prendere la parola nella conferenza stampa prevista nella sala Esedra dei Musei capitolini, accanto alla statua di Marco Aurelio.
La scenografia - il dover parlare accanto ai bronzei attributi del cavallo di Marco Aurelio - aveva fatto storcere il naso alla delegazione iraniana durante il sopralluogo. Ma non solo il cavallo turbava la delegazione: eccezioni di opportunità erano state sollevate anche per le procaci forme, ovviamente nude, delle Veneri capitoline disseminate lungo il percorso per raggiungere il Marco Aurelio.
Contrasto normale del resto e non grave: culture diverse quelle dell'Iran e dell'Italia, con un passato millenario per entrambe, a volte con punti di coincidenza, ma divaricatosi poi nei secoli e pervenuto a forme attuali ben dissimili per spirito, cultura, substrato sociale e religioso.
Quindi che fare? Un altro percorso? O un'altra sala ove tenere la conferenza stampa? Niente affatto.
Noi superiamo l'inevitabile contrasto spostando arredi, mobili e palco destinato a Rohani, ricollocando in altra parte alcune Veneri e impacchettandone altre, coprendole con pannelli bianchi su tutti e quattro i lati (ne bastavano tre, ma non si sa mai!).
Togliamo dalla vista - prescindendo dal loro valore simbolico e culturale e da tutto ciò che possono rappresentare per la nostra cultura e la nostra tradizione - quel che può turbare la sensibilità del nostro ospite.
Un gesto di "prostituzione culturale" che non ha uguali e che ha infatti scatenato l'ilarità e lo sberleffo dei giornali di tutto il mondo.
Sarebbe stato forse comprensibile se si fossero coperti nudi su manifesti pubblicitari contemporanei, ma qui si sono coperte rappresentazioni di una storia e di una cultura che fanno parte del nostro retaggio culturale.
Se l'islam in Iran si innesta sulla millenaria civiltà persiana, la nostra cultura, così come il cristianesimo, ha le sue radici anche nella cultura greca e romana, rappresentata in quel caso da quelle statue delle quali ci siamo vergognati.
E allora quale miserevole sciatteria, quale assoluta mancanza di dignità, può spingere coloro che hanno preso questa decisione a nascondere tutto ciò?
E l'immediato scaricabarile - more solito - di Franceschini e Renzi («io non sapevo nulla!») non può essere una scusante, ma semmai un'aggravante, significando che certe decisioni in apparenza banali ma invece di una rilevanza enorme poiché esse ci rappresentano, possono essere prese da più o meno oscuri personaggi all'insaputa dei nostri governanti.
Chi ha avallato tale decisione può aver peccato per eccesso di zelo e - in una specie di superba superiorità - ha prevenuto qualsiasi imbarazzo per il nostro ospite, considerandolo quindi una persona incapace di comprendere espressioni di una civiltà diversa dalla sua.
Oppure può essere stata la paura di eventuali risentimenti e allora ecco quindi il supremo gesto di umiliazione: rinnego la mia identità per non correre rischi.
A Persepoli i corpi rappresentati nei suoi splendidi bassorilievi non sono stati oscurati ai visitatori, i nudi della nostra cultura invece sì.
Ma non è stato un semplice gesto di umiliazione, è ancora peggio: è stato un atto di sottomissione.
E chi irrideva al titolo e al contenuto dell'ultimo libro di Houellebecq, considerandolo pura utopia, è servito: nel romanzo (chiamiamolo pure così) il professor Francois assiste ai primi gesti di accomodamento nei confronti della nuova compagine di matrice islamica probabile vittoriosa alla elezioni politiche e ne segue il crescendo fino alla sottomissione completa. La "soumission" è il primo passo verso l'annullamento, la sparizione.
L'Occidente ha lottato per secoli contro l'integralismo cristiano per conquistare infine quello spirito di tolleranza religiosa che ora pervade il nostro vivere quotidiano. Non possiamo privarcene e precipitare con i nostri atti allo stesso livello di chi - quanto a tolleranza religiosa - vive ancora nel Medioevo, nel quale vuol far precipitare tutto il mondo.
Questi gesti di sottomissione non servono a nulla, non servono certo a salvarci dal fuoco dell'integralismo religioso del quale l'Iran è un ben degno rappresentante.
Finiremo bolliti, come la rana di Noam Chomsky.
"Immaginate un pentolone pieno d'acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.
La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda. Un po' più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po', tuttavia non si spaventa.
L'acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce - semplicemente - morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua a 50º avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Questa esperienza mostra che quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta sfugge alla coscienza e non suscita - per la maggior parte del tempo - nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta...
I foschi presagi annunciati per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare le condizioni di vita decadenti, perfino drammatiche
".
Non è forse quel che sta avvenendo in Italia e in Europa?
Accettare passivamente degrado e vessazioni non fa altro che spingere gli individui, la società, gli Stati, verso forme ancora più umilianti, verso vessazioni ancora maggiori.
Quando qualche terribile episodio di violenza squarcia le nostre città dell'Europa - aldilà dei prevedibili roboanti proclami tipo «non ci piegheremo» oppure «je suis...» - tutta la nostra reazione è quella di indire manifestazioni o di riempire di lumi, candeline, fotografie e peluches i luoghi della morte.
E quando, di fronte a notizie sempre più frequenti di crocefissi contestati, presepi aboliti, la festa del Santo Natale che diventa "festa d'inverno" ed episodi simili in Italia e di chiese bruciate e cristiani massacrati in Medio Oriente, noi chiniamo il capo, tacciamo e ci sottomettiamo ancora un altro poco, volontariamente. Non c'è più storia alcuna. E l'acqua continua a scaldarsi.
Nel caso di Roma, nascondere la nostra cultura è stata la scelta paradossale di un governo che aveva sostenuto che la cultura sarebbe stato un formidabile strumento per combattere l'integralismo.
Sottomissione quindi. Nei confronti poi dell'Iran, di un paese secondo soltanto alla Cina per numero di condanne a morte eseguite (durante la presidenza di Rohani, dal 2013, ci sono state 2.277 impiccagioni, la maggior parte delle quali sulle gru, per rendere più lenta e dolorosa l'agonia del condannato).
E poi la sharia come legge di Stato e quindi nuovamente in vigore la lapidazione delle donne adultere e il taglio di mani e piedi, l'antisemitismo, la negazione della Shoah e la minaccia continua della distruzione d'Israele e la prigione o la morte per intellettuali, giornalisti e blogger non allineati con il regime, la caccia agli omosessuali e via dicendo.
Questo è l'Iran. Ma l'Iran ha i soldi derivanti dal suo petrolio.
E allora qualche commessa in più per le nostre aziende val bene qualche genuflessione.
Hollande in Francia ha ottenuto di più in termini di commesse: ma non ha nascosto alcun segno della sua civiltà e quando la delegazione iraniana ha chiesto che al previsto pranzo fosse servito cibo halal ed evitato il vino, ha annullato il pranzo e si è bevuto una coppa di champagne.
Alla nostra faccia.
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