EXCALIBUR 136 - gennaio 2022
in questo numero

Pubblicato il volume sulla rivista "Sud Est" del Guf di Cagliari

Una pagina di storia sarda messa in luce da Angelo Abis e Giuseppe Serra

di Toto Sirigu
la copertina del libro (editore 'Pagine')
La copertina del libro (editore "Pagine")
«Sarebbe certamente un capitolo assai importante, nella cronaca della vita culturale italiana, quello che raccontasse la lunga e complessa vicenda della stampa dei Guf procedendo con esatta prospettiva critica e buona conoscenza della situazione culturale, psicologica in cui tale stampa ha consumato la propria esperienza». Così Antonio Pigliaru, l'intellettuale sardo più inquieto di questo dopoguerra, egli stesso gufino e collaboratore della rivista degli universitari sassaresi "Intervento".
È questo l'incipit del volume di Abis e Serra pubblicato nella collana dei libri di "Nova Historica" diretta da Massimo Magliaro, che ne ha pure curato la prefazione.
Ma non è solo il pensiero, se pure lodevole, di Antonio Pigliaru a spingere gli autori a occuparsi della rivista del Guf di Cagliari.
La vera motivazione si trova in un'altra pagina del libro: «Occorre comunque spiegare perché "Sud Est", unico fra tutti i fogli dei Guf, abbia anche un "taglio" regionale, soprattutto in termini culturali, taglio non certo mutuato dal fascismo nazionale, ma che qualcuno deve pur avere, in qualche modo, indicato, prospettato e illustrato alla nuova generazione sarda. Occorre, cioè trovare il nesso tra la "sardità" dei gufini e le coordinate intellettuali, politiche e programmatiche che, patrimonio dei loro fratelli maggiori, ex combattenti della prima guerra mondiale, hanno determinato il sorgere in Sardegna di un movimento del tutto nuovo e inedito: il sardo-fascismo».
Ciò che suscita interesse è il constatare come i giovani del Guf, pur vivendo nel clima fortemente nazionalista e persino ostile a qualunque forma di autonomismo segnatamente regionale, pur sentendosi fascisti, al contempo si considerano cittadini orgogliosi anche della loro patria sarda. Poco più che ventenni, indubbiamente dotati di grandi capacità, visto che nell'arco di qualche decennio la maggior parte di essi occuperà posizioni di tutto rilievo nei vari campi dell'attività culturale, politica ed economica della Sardegna post bellica.
Ma il volume non è circoscritto al solo esame dei giovani universitari sardi, bensì pone come premessa all'argomento due corposi saggi.
Uno riguarda il mito della giovinezza, visto non come semplice espediente propagandistico, bensì come elemento nuovo e originale costituente una nuova linfa vitale per la nazione, altrimenti destinata a un sicuro declino.
L'altro tratta del singolare movimento politico, specifico della Sardegna, riconosciuto dalla storiografia nazionale a partire dagli anni '90 del secolo scorso, che ha preso il nome di sardo-fascismo: consiste nella particolare connotazione che assume il gracile fascismo sardo, allorché, nel 1923, si verifica la cosiddetta "fusione" con il ben più corposo Partito Sardo d'Azione.
Il quale non ebbe difficoltà a immettere i propri uomini in tutte le istituzioni dello stato e del partito fascista, travasando in queste miti, idee e progetti che erano propri del movimento sardista.
La parte centrale dell'opera comprende una corposa antologia degli articoli della rivista, raggruppati per tematiche. Si va dalla politica razziale a quella estera, dalla cultura ai problemi economici della Sardegna.
VI sono comprese anche numerose relazioni del rettore e del presidente del Guf in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico.
Chiude il libro il profilo biografico di ben 27 autori degli articoli.
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