EXCALIBUR 136 - gennaio 2022
in questo numero

La lingua sarda nel "Carteggio Wagner-Jaberg 1901-1958"

La passione sfrenata di Leopold Wagner per la nostra lingua

di Angelo Abis
<b>Max Leopold Wagner</b>, 'Caro amico e collega. Carteggio con Karl Jaberg 1901-1958', a cura di Giovanni Masala Dessì (edizioni Isre Sardinnia)
Max Leopold Wagner, "Caro amico e collega. Carteggio
con Karl Jaberg 1901-1958", a cura di Giovanni Masala
Dessì (edizioni Isre Sardinnia)
È stupefacente constatare quanto interesse suscitasse nel mondo tedesco lo studio della lingua sarda nei primi decenni del secolo scorso, accompagnato anche dal desiderio di comprendere meglio usi, costumi e psicologia del popolo sardo.
Certo fa specie la delicatezza e l'amore con cui Leopold Wagner studia la lingua e i dialetti sardi e l'espressione di Dante: «Anche i Sardi espelliamo poiché soli paion privi d'un loro proprio volgare imitando il latino come fanno degli uomini le scimmie».
Ma andiamo oltre: la composizione del carteggio Wagner-Jaberg è opera del Prof. Giovanni Masala, docente di lingua e civiltà sarda presso l'Università di Stoccarda.
Conobbi il Prof. Masala a Cagliari nel 2010, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita e il cinquantenario della morte del grande musicista sardo Ennio Porrino. Il Prof. Masala, profondo conoscitore e ammiratore delle opere di Porrino, aveva contribuito alla divulgazione non solo delle opere, ma anche degli scritti del musicista sardo, con la costituzione a Stoccarda della casa editrice "Giovanni Masala Verlag" e con la collana di libri "Sardinnia", che ha al suo attivo qualche decina di volumi in tedesco, in italiano, ma anche in sardo; creò anche un cd con l'opera "I Shardana. Gli uomini dei Nuraghi", col testo in italiano e tedesco.
Masala ha pubblicato (in italiano e in tedesco) anche alcune opere del grande musicologo tedesco Felix Karlinger sulla musica sarda e sulle opere di Porrino, di cui diceva: «l'opera di Porrino, eccellente quant'altra mai nell'ambito della produzione musicale italiana d'oggi, costituisce come un ponte ideale tra la musica popolare della sua terra e le tendenze e le esigenze dell'arte musicale moderna, tra un glorioso passato e il presente».
È quasi superfluo dire che l'opera di Masala si è svolta tra l'indifferenza, per non dire l'ostracismo, di parte della cosiddetta "intellighenzia" sarda, cosa di cui Masala non sapeva capacitarsi, né tantomeno darsi pace. Gli sfuggiva che l'indifferenza nei confronti dei suoi libri non era altro che il riverbero dell'ostilità di tanti intellettuali e musicologi che non hanno perdonato a Porrino la sua adesione alla Rsi e il fatto che egli non abbia mai voluto rinnegare il proprio passato e i propri ideali.
Ma venendo al volume sul carteggio Wagner-Jaberg, Masala, nell'introduzione, arricchisce la biografia di Leopold Wagner con dei fatti totalmente inediti: la sua condizione familiare, la sua omosessualità che gli procurò non pochi guai nella Germania di Weimar degli anni '20 e soprattutto il fatto, per noi importantissimo, che conobbe e andò a trovare nella sua abitazione a Roma Grazia Deledda.
Conoscenza che, almeno dal punto di vista letterario, doveva risalire ai primi del '900, visto che nel 1904 recensì il romanzo "Cenere" nella rivista letteraria "Beilage zur Allgemeinen Zeitung" e nel 1905, nella stessa rivista, il romanzo "I giuochi della vita".
Dimostrazione che l'interesse del Wagner per la Sardegna andava ben oltre gli studi linguistici.
Karl Jaberg, svizzero, fu professore di filologia romanza e di lingua e letteratura italiana all'università di Berna. Fu ideatore e autore dell'Atlante linguistico Italo-Svizzero e in tale veste contattò il Wagner affinché conducesse nuove indagini sulla lingua e i dialetti sardi.
Il carteggio fra i due studiosi tedeschi si svolge in un periodo che va dal 1901 sino al 1958, anno della morte di Jaberg. L'argomento principale del carteggio è la lingua sarda. Ma vi sono anche tante altre considerazioni molto interessanti.
Addirittura Wagner, in una lettera del 24 aprile 1920, così si lamenta: «durante la guerra [...] non mi è stato perdonato di aver dedicato nel 1915 la mia edizione dell'Araolla alla Società Storica Sarda».
Wagner lamenta anche eccessive attenzioni nei suoi confronti da parte dei carabinieri durante i suoi soggiorni in Sardegna: li addebita a un clima xenofobo creato dal regime fascista. Spiegazione non convincente anche alla luce del fatto che già nel 1920 il console italiano a Monaco gli aveva di fatto negato il visto per potersi recare in Italia. Evidentemente le autorità italiane erano state informate in senso negativo (a torto) su Wagner.
Innumerevoli sono poi le sue lamentele per i disagi che doveva affrontare nei suoi soggiorni sardi e ciò è più comprensibile, viste le condizioni dell'isola negli anni '20.
Concludiamo con una bellissima lettera del 20 novembre del 1945, inserita nel volume, indirizzata al letterato sardo nonché parroco di Berchidda, Pietro Casu, famoso per aver tradotto in sardo la Divina Commedia di Dante: «Ho sempre seguito con vivo interesse la Sua feconda e ammirevole attività di poeta e romanziere. Con molto piacere ho letto in biblioteca la Sua bellissima traduzione della Divina Commedia, interessante per me anche dal lato linguistico [...]. Ho letto ultimamente e per caso una sua magnifica poesia "Giovaneddha canta e rie", nel volume "Vita, poesia di Sardegna" di Remo Branca e Francesco Pala [...]. Chi sa se e quando potrò tornare nella Sua bella isola? I tempi sono duri specialmente per un tedesco [...]. Sto preparando un volume "La lingua sarda nel suo sviluppo storico, nei suoi elementi costitutivi e nel suo spirito". S'intende che vi dovrò parlare di Lei e del Suo bello sforzo di rinnovare la lingua poetica. La Sua traduzione della Divina Commedia è a ogni modo atta a provare che il sardo, quando adoperato da un vero artista, si presta magnificamente a esprimere anche le idee più sublimi».
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