EXCALIBUR 7 - dic. 1998 / gen. 1999
in questo numero

U.S.A.-Iraq 2-0; e l'Europa?

Dov'è finita l'Europa?

della Presidenza Provinciale di Azione Giovani
Ancora una volta gli Stati Uniti assurgono al ruolo di gendarmi del mondo. Come unica superpotenza del pianeta, si arrogano il diritto di distinguere tra buoni e cattivi, giudicare e punire i colpevoli. E l'ultima sentenza di questo "tribunale infallibile" e senza appello ha riconosciuto nell'Iraq l'Impero del Male. Indubbiamente Saddam non costituisce il Capo di stato ideale. Tuttavia la pretesa statunitense di dipingerlo come l'unico diavolo esistente sul globo, rischia di trasformare un dittatore in un martire dell'imperialismo a stelle e strisce.
L'attacco congiunto di Stati Uniti e Gran Bretagna suscita viva preoccupazione e desta molteplici dubbi. Il solo sospetto che siano state occultate armi di distruzione di massa può giustificare un'azione militare? Siamo sicuri che questo immaginario "tribunale" abbia agito con equità e imparzialità? Siamo sicuri che l'azione militare sia stata compiuta a difesa degli interessi della Comunità Internazionale? Non spetterebbe all'O.N.U., in quanto organizzazione teoricamente superpartes, individuare i trasgressori del diritto internazionale e far applicare le relative sanzioni? Una Monica Lewinsky qualsiasi può essere il fattore, nemmeno tanto occulto, scatenante una crisi internazionale dai riflessi imprevedibili?
Rispondere è forse superfluo, mentre sarebbe opportuno domandarsi perché ciò è accaduto, accada e probabilmente continuerà ad accadere. La risposta appare scontata: la mancanza di un Europa unita, non solo economicamente, ma anche politicamente e militarmente. È necessario che l'Europa assurga al ruolo che le compete non solo in nome della propria storia, cultura e tradizione millenaria, ma anche in considerazione della ormai realizzata Unione monetaria. Dal primo gennaio 1999, infatti, è nato un gigante economico e commerciale, con 290 milioni di abitanti, e con una capacità produttiva superiore a quella degli Stati Uniti del 20%. Un gigante senza testa politica. L'Unione economica non può che essere un primo passo verso la creazione di un'Europa unita, politicamente e militarmente, capace di recitare un ruolo da protagonista nello scenario internazionale, sottraendo agli Stati Uniti la difesa esclusiva della Comunità internazionale. Il crollo dell'impero sovietico ha reso l'Europa l'unico interlocutore credibile per molti paesi del Terzo Mondo, in particolare quello arabo. L'Europa deve ritrovare coraggio, dignità, consapevolezza del proprio ruolo e unità d'intenti, né può tollerare i capricci di chi vuole tenere il piede in due staffe, come ama fare l'emblema dell'ulivo continentale Tony Blair.
Se pare legittimo che gli U.S.A. intraprendano un intervento militare per difendere i propri interessi, non è comprensibile come gli Stati Europei non siano riusciti a trovare una posizione comune davanti all'atto americano. Il governo italiano, come sempre, ha poi brillato per indecisione e attendismo pilatesco. Nemmeno consultato, a dimostrazione del peso internazionale di cui godiamo, Massimo D'Alema, dovendosi barcamenare tra i fermenti di una base indubbiamente antiamericana e una compagine di governo traballante, non ha saputo balbettare altro che «oggi è un giorno triste».
Rispettare le alleanze non implica rinunciare a una politica estera autonoma, considerato che Francia e Germania hanno trovato i modi e i tempi per esprimere forti perplessità sull'operato anglo-americano. Forse sarà l'influenza ulivista, ma anche D'Alema, un po' come Blair, ha cercato di accontentare "capra e cavoli".
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