EXCALIBUR 163 - gennaio 2024
nello Speciale...

Introduzione (II parte)

<b>Giovanni Sardu</b> in divisa di Maresciallo di Marina
Giovanni Sardu in divisa di Maresciallo di Marina
D'ora in poi entrano in ballo delle considerazioni personalissime ricavate però dal fatto che, nel corso della mia vita, ho avuto modo di conoscere moltissime persone che avevano maturato la loro esperienza nei lager tedeschi. In alcuni casi, però, i loro racconti esulavano da quello che fu lo schema classico riguardante la gran massa dei prigionieri. Alcuni mi raccontarono che, data la situazione tragica in qui si trovavano nel lager, accettarono di arruolarsi nella Wehermacht, indossarono l'uniforme tedesca e furono inviati a combattere. A onor del vero, mi raccontarono anche, che avvicinandosi le truppe alleate ed essendo imminente il crollo, i Tedeschi gli tolsero le uniformi e li rimisero nel lager. Cosa non peregrina, che se gli Alleati li avessero catturati in uniforme tedesca li avrebbero fucilati.
Un altro reduce che ugualmente si era arruolato nella Wehermacht fu spedito a combattere contro i Russi nella Prussia orientale. Al momento del crollo riuscì a vestirsi con abiti civili. Catturato dai Russi insieme ad altri Italiani, fu trattato relativamente bene, mentre i Russi uccisero senza pietà i collaborazionisti ucraini che avevano catturato. Un altro ex Imi, al di sopra di ogni sospetto essendo un iper comunista, mi disse che lui nel lager si era trovato bene, aggiungendo, però, di essere stato internato in un lager austriaco.
Nello schema anomalo degli internati rientra la figura del Sottoufficiale di Marina Giovanni Sardu, il quale, di stanza nell'isola di Rodi, come comandante di una batteria antiaerea, combatté contro i Tedeschi anche nei giorni successivi all'8 settembre fintanto che la batteria non venne distrutta. Dopodiché, non essendo stato fatto prigioniero, si trovò in uno stato di latitanza nella stessa Rodi. Di schierarsi con i Tedeschi manco a parlarne, benchè vantasse numerose amicizie tra coloro che si erano schierati con la Repubblica Sociale Italiana. Ma al contempo rifiutò pure di schierarsi con chi i Tedeschi voleva combatterli. Per alcuni mesi tentò di raggiungere il territorio turco, ma la cosa non gli riuscì. Sentendosi sempre più braccato dai Tedeschi e non avendo altra scelta, alla fine accettò il consiglio di chi gli disse che l'unica via per sfuggire alla cattura era quella di arruolarsi nell'organizzazione Todt, che assumeva nei territori occupati lavoratori da utilizzare per le esigenze produttive in Germania. Sardu molto a malincuore si arruolò, ma si considerò sempre un prigioniero di guerra e come tale si presentava ai propri familiari.
Che le cose non stessero proprio così lo si deduce proprio dal suo diario. Mentre i prigionieri di Rodi venivano stipati nelle navi (alcune delle quali affondate dagli Alleati con migliaia di morti) per poi proseguire il viaggio, che durava alcune settimane attraverso tutta la Iugoslavia, stipati in vagoni merci, subendo disagi inenarrabili, Sardu invece partì da Rodì e arrivò in Germania in aereo senza nessun particolare disagio e, soprattutto, non fu internato in un lager.
Per questo motivo (ma non solo per questo) riteniamo interessante pubblicare il diario di Sardu. Diario che, non è essendo mai stato rivisto in periodi successivi, presenta tutta la freschezza dell'immediatezza. Scritto da un giovane cattolicissimo con un alto senso morale, cosa che lo portava a giudicare il prossimo, amici o nemici che fossero, secondo un metro che non si lasciava imbrigliare da valutazioni ideologiche o politiche, anche se di tanto in tanto salta fuori un robusto sentimento nazionalista.
Il diario, proprio per la sua immediatezza, presenta notevoli carenze da un punto di vista della lingua sia italiana che tedesca. Ci siamo ben guardati da apporre delle correzioni: Un diario di guerra non è un'opera letteraria. Ci siamo limitati a corredare il testo con note esplicative soprattutto per ciò che riguarda le espressioni in lingua tedesca e sarda. Abbiamo anche ritenuto opportune far precedere il testo da un profilo biografico di Sardu che ci mostra un personaggio per nulla ordinario e con una caratteristica tutta sarda: quello che è il tuo dovere lo decidi tu, ma una volta che lo hai deciso lo porti sino in fondo, costi quel che costi.
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