EXCALIBUR 159 - ottobre 2023
in questo numero

Niente di nuovo sul fronte medio orientale

Analisi su cause e conseguenze dell'eterno confltto israelo-palestinese

di Angelo Marongiu
mattino in Israele
Mattino in Israele
Era il 6 ottobre 1973 - esattamente cinquanta anni fa - quando l'Egitto di Sadat e la Siria di Assad, con l'appoggio dell'intero mondo arabo e anche dell'Urss e di Cuba, sferrarono un attacco di sorpresa contro Israele. Il conflitto durò fino al 25 ottobre e quella guerra fu un trauma per tutto lo Stato ebraico, che si dimostrò vulnerabile e impreparato.
Oggi, 7 ottobre 2023, Israele si è svegliato nuovamente invaso, via terra e via aria, dai colpi di migliaia di razzi lanciati da Gaza e da una serie di incursioni di bande palestinesi che si sono introdotte in diversi kibbutz situati nei pressi della Striscia e anche nella vicina città di Sderot.
Pare che si siano impadroniti di numerosi ostaggi sia civili che militari, in parte portati all'interno del territorio di Gaza, sicuri "oggetti" di scambio o scudi umani. Il bilancio per ora parla di centinaia di morti e di feriti da entrambe le parti, ma è tutto provvisorio nel momento nel quale stendo queste poche righe.
Il comandante militare di Hamas, Mohammad Deif, ha dichiarato che era cominciata un'operazione militare contro Israele. Definire militare un'operazione esclusivamente diretta contro i civili è una di quelle deformazioni tipicamente terroristiche.
Si sono ovviamente messe in moto le solite dichiarazioni, tipo quella del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che ha chiamato l'omologo egiziano per esprimere "forti preoccupazioni" per l'aggravarsi del conflitto e le conseguenti vittime palestinesi. I Palestinesi accolgono con soddisfazione gli sforzi di Egitto e di altri paesi per una de-escalation del conflitto: Mahmoud al-Habbash, consigliere del presidente palestinese Abu Mazen, ha detto che «la nostra priorità ora è fermare l'aggressione israeliana, non vogliamo perdite tra il popolo palestinese».
"Aggressione israeliana": In questa dichiarazione c'è tutta la sfacciataggine e l'ipocrisia di un mondo che vede Israele come eterno aggressore. È un mondo che non è composto solo da paesi che in qualche modo hanno sposato la causa palestinese per vicinanza geografica o religiosa. Esso è arricchito da tutti coloro che hanno sempre fatto dei distinguo sul comportamento di Israele, perennemente accusato di reazioni sproporzionate o addirittura di aver provocato le azioni dei Palestinesi.
Sono tanti gli attori comprimari di questa farsa perenne: singole persone, istituzioni scientifiche e accademiche che boicottano Israele, partiti politici, istituzioni internazionali come l'Onu e le sue diramazioni pseudo-culturali, in testa l'Unesco, che non hanno abbracciato una causa per la Palestina ma hanno abbracciato una causa contro Israele. Vittimismo? Rileggetevi la storia e la cronaca.
Fioriranno le ipotesi su questo attacco così massiccio, a dimostrazione che ancora una volta il conflitto israeliano-palestinese è un punto centrale nella contorta e complessa dinamica geopolitica del Vicino Oriente.
L'azione potrebbe essere volta a sabotare i negoziati di pace tra Israele e Arabia Saudita, in cui è coinvolta anche l'Autorità palestinese e quindi tesa a indebolire il presidente Abbas. Attore principale in questa operazione è l'Iran, senza il cui sostegno finanziario niente potrebbe essere organizzato.
Potrebbe anche essere un'azione per contrastare la crescente popolarità a Gaza della Jihad islamica, organizzazione estremista palestinese che sta rubando consensi ad Hamas.
Oppure un'azione per rivivere l'orgoglio della guerra dello Yom Kippur e dimostrare che Israele può essere sempre colta impreparata. Cinquanta anni fa dopo Yom Kippur, oggi dopo Sukkot: festa delle "capanne" o dei "tabernacoli", che dura sette giorni e termina proprio oggi.
I prossimi passi sono già scritti.
Quando partirà la dura reazione di Israele si leveranno le solite voci per chiedere la fine delle ostilità e che Israele cessi di massacrare donne e bambini palestinesi, notoriamente più fragili e innocenti delle donne e dei bambini di Israele.
Si riunirà l'inutile Consiglio di sicurezza dell'Onu che stilerà il solito banale comunicato.
Il Papa si affaccerà alla finestra invocando un Dio perennemente distratto e chiedendo la pace, pur sapendo che per una delle due parti in causa l'unica pace è quella dei cimiteri.
E noi, Italia e Comunità Europea, soliti utili idioti, continueremo a mandare soldi laggiù anche se sappiamo che non andranno ai "poveri palestinesi" ma serviranno solo ad affilare nuovi coltelli.
Appunto, niente di nuovo sul fronte medio orientale.
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