EXCALIBUR 159 - ottobre 2023
in questo numero

Alfredo Pazzaglia: un personaggio di rilievo del vecchio Msi

Uomo di solidi princìpi apprezzato anche dagli avversari politici

di Ernesto Curreli
<b>Alfredo Pazzaglia</b> (Cagliari 10.06.1927 - Roma 06.05.1997)
Sopra: Alfredo Pazzaglia (Cagliari 10.06.1927 - Roma 06.05.1997)
Sotto: da sinistra l'On. Pazzaglia, Salvatore Delunas e Angelo Abis
nel corso di un comizio in Piazza Jenne a Cagliari nel febbraio 1970
da sinistra l'On. Pazzaglia, Salvatore Delunas e Angelo Abis nel corso di un comizio in Piazza Jenne a Cagliari nel febbraio 1970
Alfredo Pazzaglia, avvocato e parlamentare del Msi, è stato uno dei personaggi più conosciuti del Movimento Sociale Italiano a livello nazionale e sardo, perché fu per molti decenni uno dei leader del partito negli anni più difficili, quelli della fondazione, poi dell'ostracismo, dell'isolamento istituzionale e della repressione. A livello locale qualche volta fu discusso per pura gelosia, perché, confidando nelle sue risorse intellettuali, sulla sua abilità e caparbietà, raggiunse tutte le tappe del percorso di un uomo di successo.
Figlio di un noto avvocato che ebbe un ruolo notevole durante i primi passi del movimento fascista negli Anni Venti, come tutti i ragazzi dell'epoca visse la sua adolescenza nel clima festoso e straordinario della Gioventù Italiana del Littorio e della scuola. Nei giorni turbolenti successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943, gli eventi lo trovarono a sedici anni che frequentava la prestigiosa Scuola Allievi Ufficiali del Liceo Navale di Venezia (poi denominato "Morosini"). Insieme ai suoi compagni di studio aderì subito alla Repubblica Sociale Italiana.
Nel 2016 un compagno del liceo navale, Ulrico Guerrieri, ne testimoniò la presenza nei ranghi della Decima Mas di Valerio Borghese. Guerrieri ricorda, sulle pagine de "Il Secolo d'Italia" del 7 maggio 2016, come si fosse presentato al direttore del liceo: «Allievo Alfredo Pazzaglia, Sardo». Quasi tutti gli allievi dell'ormai ex Regia Marina furono inquadrati nei nuovi reparti militari: Guerrieri nel Battaglione Lucca della Guardia Nazionale Repubblicana e poi nella Divisione di fanteria di Marina San Marco, Pazzaglia tra gli allievi ufficiali della Decima Mas.
Su internet si trovano ampie testimonianze sulle vicende "repubblicane" di Guerrieri e di quei giovani. Nel 1968, eletto deputato, Alfredo festeggiò l'ingresso nella Camera dei Deputati a Venezia a cena con Guerrieri e altri amici "repubblicani" del Liceo Navale. Come tutti coloro che avevano vissuto l'avventura della Rsi, essi mantennero sempre un legame indissolubile.
Nel dopoguerra, completati gli studi a Cagliari e iniziata la professione legale, Pazzaglia militò nell'ambiente missino del capoluogo affiancando lo zio Mario Pazzaglia, grande invalido di guerra e Consigliere regionale del Msi. Fu eletto nel consiglio comunale di Cagliari nella Legislazione n. 3 dal 26.06.1956 al 06.11.1960 e quindi, nello stesso 1956, fu eletto consigliere regionale della Sardegna fino al 1967, quando si dimise per partecipare alle elezioni politiche, risultando eletto alla Camera.
Fu rieletto consigliere comunale nel 1960 (Legislazione n. 4) e ancora nel 1975 (Legislazione n. 7). Malgrado gli impegni nazionali che lo assorbivano, accettava la candidatura alle elezioni comunali perché era consapevole di avere un largo seguito nella città capoluogo e, una volta eletto, si dimetteva dopo poco tempo per lasciare il posto al primo dei non eletti. Fu anche per molti anni coordinatore regionale del sindacato Cisnal.
Ebbe presto l'occasione di dimostrare la sua abilità politica. Il 5 ottobre 1955 il segretario nazionale Arturo Michelini lo aveva nominato commissario straordinario della federazione cagliaritana, che allora inglobava anche la città di Oristano e i centri circostanti. Arrivato il tempo dei congressi provinciali, questi dovevano concludersi entro il 15 novembre 1956, perché era già prevista la convocazione di quello nazionale dal 24 al 27 novembre. Pazzaglia però, dati i tempi ristretti, non fu in grado di organizzare il congresso provinciale per l'elezione dei delegati al congresso nazionale. Congresso che si tenne al Teatro Dal Verme di Milano, ove si manifestò il feroce confronto tra la corrente almirantiana di sinistra e quella di destra di Arturo Michelini e Augusto De Marsanich. Tutto questo davanti ai giornalisti e a una folta delegazione della "Falange spagnola"!
Comunque Pazzaglia riuscì a indire il congresso provinciale che si tenne a Cagliari il 23 dicembre 1956, quando ormai il congresso nazionale si era già svolto. Nelle richieste di differimento affermava di non volersi ricandidare perché oberato dagli impegni di consigliere comunale e regionale. Lo fece in modo magistrale, ovviamente dal suo punto di vista, ma ai delegati non disse nulla in merito.
Al congresso provinciale si presentò come un leader che voleva essere rieletto per essere ancora utile nella riorganizzazione che aveva portato avanti con successo. Il congresso provinciale si svolse nella spaziosa sede del Msi di Quartu Sant'Elena e lui si presentò con all'attivo un incremento delle strutture sezionali, aumentate di diciotto unità.
Si dilungò infine a rivendicare di aver trovato ventotto sezioni "quasi efficienti", con quindici sedi aperte, mentre vantava di chiudere il suo "commissariato straordinario" con ben cinquantotto sezioni efficienti e ventiquattro sedi sezionali aperte.
Pazzaglia era da sempre legato a Giorno Almirante, certo per quel vincolo che accompagnava coloro che avevano vissuto la Rsi. Alla Camera fu rieletto per ben sei legislature, dal 1968 al 1992. In ventiquattro anni di attività parlamentare ha lasciato numerose tracce delle sue iniziative legislative, conquistandosi la stima e il rispetto degli avversari.
Per decenni, tra l'altro, ricoprì la carica di coordinatore regionale del partito in Sardegna. Fu presidente del gruppo missino alla Camera dal 1977 al 1992 e Presidente del Msi-Dn dal 1990 al 1994. Concluse la sua carriera da componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1994 fino alla sua scomparsa nel 1997, ricevendo infine il prestigioso incarico di presidente della Seconda Commissione Referente, l'unico ad aver meritato tale incarico tra i componenti laici missini.
Non era uomo da oratoria roboante e vuota. Al contrario, amava utilizzare toni e argomenti da conferenziere, illustrando i dettagli a supporto delle sue tesi. Non si fece mai abbattere dalle avversità che colpivano il partito nella sua lunga storia, anzi trovava sempre spunti per incoraggiare i militanti. Quando aveva un po' di tempo per stare qualche giorno in Sardegna, riceveva i missini nel suo studio in Via San Benedetto, per assistenza o per qualche pratica. Il fine settimana andava nei paesi dell'interno a visitare le sezioni.
Ebbi la ventura di accompagnarlo qualche volta in giro, lui non voleva mai guidare. In quei momenti emergeva la grinta che possedeva, celata sotto una personalità signorile. Si lanciava allora in conferenze di ampio respiro nazionale e internazionale, argomentando sui problemi sociali e sulle soluzioni proposte dal Msi, poi parlava della Nato contrapposta al Patto di Varsavia e sui pericoli della pace mondiale.
Alla Camera Pazzaglia era considerato il deputato che conosceva meglio di tutti il regolamento di Montecitorio e anche i deputati degli altri partiti si rivolgevano a lui quando c'erano da risolvere questioni spinose. Era rispettato per il suo modo di trattare gli avversari e per gli interventi di spessore che spesso incontravano l'attenzione degli avversari.
Gentile e corretto con tutti, non derogò mai dai suoi princìpi. Una volta un giornalista scrisse che lui nel Msi era il capo della "corrente democristiana" e mal gliene incolse. Lo incontrò nel Corridoio dei Passi Perduti e gli diede un sonoro ceffone, dicendogli che lui era un uomo proveniente dalla Rsi e non poteva accettare una simile definizione. La presidente della Camera Nilde Iotti, che pure lo stimava, per il ruolo che rivestiva sentì il dovere di riprenderlo per il gesto poco "democratico" e subito dopo andarono insieme a prendere un caffè.
Durante il congresso del Msi-Dn di Sorrento, che si svolse dal 10 al 13 dicembre 1987, quando per la prima volta fu utilizzato il sistema di votazione computerizzata, fu lui che sbloccò lo stallo che si era creato per l'elezione di Gianfranco Fini alla segreteria nazionale, fortemente voluto da Almirante ma osteggiato dalle correnti avverse. L'ago della bilancia era costituito dalla corrente di Franco Servello e Alfredo Pazzaglia e l'opposizione di quella corrente era determinante. Si seppe che durante la notte tra il 12 e il 13 ci fu un forte contrasto tra Servello e Pazzaglia.
A quest'ultimo si era rivolto Almirante poche ore prima, invitandolo a trovare una soluzione. Così Pazzaglia ebbe un consulto con i capi della corrente, convincendoli a sostenere Fini.
Lo scontro con Servello fu durissimo, ma Pazzaglia ormai aveva deciso di trascinare la corrente con sé anche contro la volontà di Servello. Io in quel Congresso ero stato nominato tra i responsabili dell'ufficio elettorale che doveva garantire, come sempre fu, la regolarità "democratica" delle elezioni congressuali. Passai una notte insonne e terribile, perché le operazioni di voto non decollavano a causa del mancato accordo tra correnti.
Nel cuore della notte mi raggiunse il delegato cagliaritano Giuseppe Secci, che mi disse, in "neolatino sardo", che Pazzaglia aveva chiesto a tutti gli amici di corrente di votare per Gianfranco Fini, pena un penoso fallimento congressuale, «asinunca d'accabausu mali» (altrimenti finiamo male). Vicino a me si trovava Proietti, molto vicino a Fini, il quale sentì la mia risposta in Sardo. Dissi a Giuseppe: «Fiar'ora». Nella parlata sarda la pronuncia è molto simile a "fiat ora", insomma volevo dire che era ora. Proietti capì al volo e si precipitò da Fini. A quel punto la presidenza del Congresso aprì le votazioni e dopo poche ore ci fu l'annuncio ufficiale dell'elezione di Gianfranco Fini a segretario nazionale.
La morte lo colse nella sua casa romana il 6 maggio 1997, all'età di settant'anni. La cerimonia religiosa si svolse a Roma nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Gli furono tributati funerali di Stato, alla presenza di numerosi esponenti missini e di simpatizzanti locali. Gli rese ossequio anche il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro accompagnato, in pompa magna, da una rappresentanza di Corazzieri.
Presenziarono anche numerosi parlamentari dei partiti di centro e di sinistra.
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