EXCALIBUR 161 - novembre 2023
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7 Ottobre 2023: i terroristi di Hamas sferrano l'attacco

La copertina del libro di <b>Pier Luigi Piras</b>
La copertina del libro di Pier Luigi Piras
Del tutto inutile, pertanto, attendersi la scoperta della Verità, quando ci si immerge nei riscontri della millenaria vicenda del "ritorno a casa" del popolo di Israele. Non c'è Verità, non può essercene, c'è solo percezione distorta dai sentimenti; emozione e passione; al massimo, sforzo d'immedesimazione. Un certo potenziale d'empatia. Per cui all'esterno, come qui da noi in Italia, si assiste allo spettacolo indegno della tifoseria cieca, alla drastica polarizzazione delle posizioni, con la inevitabile serie di letture parziali che poco agevolano la comprensione di ciò che già di per sé è largamente incomprensibile.
A tale "ritorno a casa" da un esodo dai tempi biblici, reputai doveroso dedicare il lavoro pubblicato ormai più di sei anni fa, per i tipi "Cavinato Editore International" (Brescia, 2017), "La sfida si rinnova. Lo scontro fra Fede e Libertà nelle logiche del terrorismo"(1): una sfida (fra Fede e Libertà, fra Arabi-musulmani e Israeliani-ebrei) che sapevo bene quanto fosse condannata, per sua natura, a rinnovarsi indefinitamente, comunque molto a lungo, nonostante occorresse mettere in conto, ogni tanto, una fase di "cessate il fuoco", perciò di calma apparente e di equilibri molto instabili. La calma e gli equilibri sono stati mandati in via definitiva al diavolo il 7 ottobre 2023, la mattina dello Shabbat Simchat Torah, con quanto verificatosi nella regione meridionale di Israele, anche con l'eccidio al rave-party (che era stato organizzato dalle associazioni dei giovani progressisti, molto disponibili al dialogo coi "Palestinesi")(2): alcune squadre di bene addestrati miliziani di Ḥamās, muovendo, alle 4 del mattino, dai covi sotterranei nella Striscia di Gaza, hanno inscenato uno degli attacchi più feroci della storia contemporanea del Medio Oriente, con gragnuole di razzi sui centri abitati e incursioni distruttive in diversi insediamenti rurali(3).
I sistemi di sorveglianza erano stati disattivati con l'uso di droni speciali e la recinzione di confine (il famigerato "muro", rivelatosi troppo facilmente violabile) era stata abbattuta con l'uso di esplosivi e di bulldozer. Gli ordini sono stati impartiti dall'attico di un grattacielo di Doha, al riparo da ogni pericolo, in cui studiano le strategie i vertici del Movimento per la Resistenza Islamica ("Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya")(4). Millequattrocentosessanta morti (quasi tutti civili inermi), tremilatrecentosettanta feriti e duecentotrenta ostaggi(5).
Gli aggressori, stando al reportage riportato da The Guardian, sono stati ragguagliati in modo accurato su quando e come avrebbero dovuto entrare in azione attraverso la metodica più sicura, il vecchio "passaparola" diretto, e solo all'ultimo momento, onde evitare che i servizi segreti nemici potessero intercettare le comunicazioni operative(6). Ci sono voluti tre giorni per far rientrare l'area oggetto della violenta incursione sotto il controllo militare israeliano: i sopravvissuti rivivranno, fino all'ultimo dei loro giorni, l'incubo di quelle terribili 72 ore.
(1) L'ispirazione fondamentale per la concezione del lavoro del 2017 veniva da lontano, almeno dai fatti dell'Undici Settembre 2001, la giornata dei quattro attacchi suicidi contro alcuni luoghi simbolo dell'americanismo, perciò il cuore della stessa civiltà occidentale. Ciò che si evidenziava era, al nocciolo, la manifestazione della piena maturazione del processo storico di contrapposizione fra la civiltà di derivazione giudaico-cristiana e quella di derivazione maomettana. La prima sviluppatasi attraverso i millenni intorno al sogno della libertà, la seconda invece definitasi mediante la categoria della assolutezza dei dogmi della Fede, all'insegna della necessità. La prima, oggi, decisamente in grave difficoltà; la seconda, al contrario, in grande spolvero. Perché la Fede è la strada per la Verità.
(2) Nell'attacco sferrato alla zona desertica in cui si teneva il festival musicale si è perpetrato il massacro di 264 giovani israeliani. Prima di essere barbaramente uccisi, molti hanno subito stupro, per essere poi mutilati (ai ragazzi veniva mozzato il pene, alle ragazze venivano tagliati i seni). I ragazzini più piccoli d'età hanno subito lo sgozzamento.
(3) Hamas è filiazione diretta del movimento della Fratellanza Musulmana ("al-Ikhwā'n al-muslimū'n"), il cui programma politico si innesta in maniera inestricabile coi princìpi della fede islamica. La fondazione di Hamas risale al 1987 e sin dapprincipio è stato fissato, a chiare lettere, l'obiettivo primario della organizzazione: liberare la Palestina dalla presenza israeliana per potervi costruire uno stato islamico di stampo propriamente teocratico. La bolla del palestinismo laico (innervato sulle equivoche suggestioni marxiste e leniniste dell'Olp) si dissolse non appena si comprese il fallimento totale di quella strategia di liberazione, tipica ad esempio di al-Fatàh, con l'inevitabile ritorno alle solide radici religiose che avrebbero dovuto garantire maggiore efficacia nell'azione dei militanti. I capi di Hamas afferrarono bene il concetto della distanza abissale fra il sentire politico connesso alla vaga idea di libertà e la totale conversione della persona al credo di matrice radicale e fondamentalista, sconfessando con ciò, almeno in parte, i presupposti delle organizzazioni che dalla metà del '900 cercarono di contrastare il processo degli insediamenti ebraici. Sulla storia dei Fratelli Musulmani è consigliabile la lettura di "I Fratelli Musulmani e il dibattito sull'Islam politico", Dossier Mondo Islamico 2, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1996.
(4) New York Times, 8 novembre 2023. Nell'articolo si riporta l'intervista rilasciata dal vice-capo di Hamas, Khalil al-Hiya, al corrispondente nella capitale del Qatar della famosa testata. La finalità dell'azione terroristica del 7 ottobre sarebbe stata quella di rompere l'inconcludente status quo per riportare sui tavoli delle diplomazie internazionali la questione palestinese. Neppure loro, i capi di Hamas, pare si aspettassero un risultato così clamoroso dell'operazione, sul piano del numero degli Israeliani uccisi o rapiti.
(5) Panina Sharvit Baruch, Tami Kenner, Inss, Tel Aviv University, 12 ottobre 2023. Le due ricercatrici mettono in evidenza, nell'articolo, come l'attacco diretto contro i cittadini di Israele e le atrocità commesse dai terroristi di Hamas durante le fasi dell'incursione rientrano tra i crimini più gravi definiti e codificati dal diritto internazionale come "crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidio".
(6) The Guardian, 7 novembre 2023. Nell'articolo sono riportati i dettagli dei preparativi di Hamas negli ultimi istanti prima dell'attacco. Le migliaia di miliziani sono state allertate solo alle 4 del mattino del giorno sabato 7 ottobre. Due ore più tardi essi hanno potuto ricevere le istruzioni finali, con precise indicazioni procedurali. Hanno ricevuto così il compito di uccidere senza alcuna pietà e indiscriminatamente, sia nelle basi e sia negli insediamenti, cercando di ostacolare l'intervento delle forze militari israeliane (di stanza negli avamposti dell'Idf, le Forze di Difesa di Israele, chiamate "Tsahal"), che da lì a poco sarebbero comunque intervenute, e catturando il maggior numero possibile di ostaggi, da far valere nelle trattative che sarebbero conseguite.
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