EXCALIBUR 161 - novembre 2023
nello Speciale...

La nascita dei "Fratelli Musulmani" e l'opposizione interna in Arabia Saudita

<b>Hasan al-Bana</b> (1906-1949)
Hasan al-Bana (1906-1949)
I Fratelli Musulmani hanno da sempre ironizzato sulla libertà che "non è"(13). Da qui lo scontro evocato nel titolo dell'opera, appunto fra Fede e libertà; quest'ultima da intendere come motivo puramente ideale, frutto acidulo della storia culturale dell'Occidente(14). La Grande Madre Russia non avrebbe potuto assimilare, nel suo profondo seno, quei cinque milioni e mezzo di Ebrei, così come nessun altro popolo al mondo avrebbe potuto e mai ha potuto, se non ricorrendo alla "ghettizzazione" e, quindi, a una "non-assimilazione".
I Fratelli Musulmani trovarono humus per crescere sulle rovine del Califfato Ottomano (caduto nel 1924), in cui si fece spazio la penetrazione coloniale britannica, negli anni Venti del Novecento(15). Per giunta, nel '23, l'Egitto si ridusse ad adottare una nuova costituzione di ispirazione marcatamente laicista, dietro il condizionamento esercitato dagli Inglesi. Nei paesi di tradizione islamica si registrò all'epoca un senso drammatico di "vuoto", sia sul piano ideale e sia su quello politico. Venne perciò delineandosi con sufficiente chiarezza la linea ideologica del movimento, la cui nascita ufficiale viene fatta risalire al marzo 1928(16), comunque innervata, seppure sovente in una logica dialettica e contrappositiva, dalla prospettiva del "salafismo" (un movimento dell'ala sunnita), perché gli antenati che agirono con le "giuste" ragioni si riteneva potessero essere esclusivamente quelli che operarono lungo le prime tre generazioni della storia della religione Coranica ("Al Salaf"): da qui, dalla considerazione del polo antitetico del salafismo, i Fratelli Musulmani desunsero le due istanze di fondo: netta opposizione al processo di laicizzazione della società, contrasto alla nefasta influenza dei costumi di marca prettamente occidentale sulle realtà arabe di matrice islamica. Laicizzarsi significa dare credito, con inevitabili effetti indebolenti, al principio di libertà (pensando ad esempio di poter assumere un atteggiamento critico nei confronti dei dettami della dottrina di Fede), tant'è che gli occidentali in tal modo caratterizzano il loro stile di vita, facendosi persino persuasi di avere in sé le forze per potersi contrapporre alla volontà di Dio/Allah(17).
Altro passaggio storico essenziale, quando si vuole cercare di comprendere l'intricata e controversa attualità, fu la fondazione, nel 1932, del Regno dell'Arabia Saudita, per mezzo di Abd al-Aziz Ibn Saud, un sovrano che amava circondarsi dai rappresentanti più autorevoli delle famiglie comunemente note sia per la spiccata vocazione religiosa e sia per il prestigio goduto nelle comunità arabe, presso le quali si preservava la preziosa continuità con la tradizione plurisecolare(18). Una tradizione che si rifaceva alla versione del salafismo, appunto. Quella dei "Giusti Padri fondatori dell'Islam". Ma il regime saudita perseguì una evoluzione che avrebbe dovuto contraddistinguersi in base alla statuizione della funzione di "servizio" della dimensione religiosa nei riguardi dell'opera di governo: «Se il governante causa sofferenza a un cittadino, questa sofferenza viene causata dai suoi peccati contro Dio e quindi deve pentirsi affinché la sofferenza causata dal sovrano gli venga allontanata»(19).
Il governante, nell'ottica saudita, agisce come lungo braccio di Dio, giacché esso ha il compito di fungere da tramite nella relazione, necessaria, fra il cittadino e Dio(20). Il pensiero integralista islamico dei Fratelli Musulmani non avrebbe perciò potuto trovare una sponda amichevole nelle dinamiche della amministrazione del nuovo stato saudita, laddove esso, anzi, proponeva la sollevazione popolare contro i governanti corrotti dall'esperienza di vicinanza con il mondo occidentale (costituito dai paesi, europei e americani, della tendenza infedele), contro cioè quei leader musulmani che di fatto accettavano l'occupazione straniera, finendo con il non osservare più i comandamenti dell'Islam, non applicando più, in maniera sistematica, la Sharia. Nei loro confronti si sarebbe dovuta scatenare la "jihad". Al contrario, il pensiero religioso saudita risultò molto politicizzato, ponendosi semplicemente al servizio dell'ordine costituito: per cui, la religione deve far capo alla politica e non viceversa.
(13) Roger Bou Chahine, "I mille volti della Fratellanza", in "Limes - Rivista italiana di geopolitica", 1 febbraio 2013.
(14) Federico Bonelli, "Penetrazione della Fratellanza Musulmana e delle sue varianti locali nel Nord Africa e relazioni con i principali attori operanti nell'area Mena", Centro Alti Studi per la Difesa, Irad, Roma, maggio 2022.
(15) Souad Sbai, "L'Europa ha un problema, si chiama Fratellanza musulmana", "La Nuova Bussola Quotidiana", 21 dicembre 2018.
(16) La fondazione del movimento dei Fratelli Musulmani risultò dall'iniziativa intrapresa da Hassan Ahmed Abdel Rahman Al-Bana, nella città di Ismailia. Tutto l'Egitto attraversava allora un momento di grave depressione economica oltreché morale: mentre la stragrande maggioranza degli abitanti del posto pativa la fame, i funzionari stranieri che lavoravano per la Compagnia del Canale di Suez, stabilitisi in città, mostravano apertamente di poter godere di un tenore di vita molto elevato, cosa che provocò una inevitabile reazione nell'animo dei locali. La sfrontata appariscenza del benessere dei tecnici della Compagnia fece sì che gli Egiziani maturassero in breve la convinzione per cui essi incarnassero l'immagine tipica dello straniero opportunista che sfrutta il residente locale costretto, quest'ultimo, a vivere davvero di poco. Al-Bana soleva ripetere: «Non c'è cambiamento se non attraverso la fede e l'unità dei fratelli» e «Allah è il nostro scopo, il Messaggero è il nostro leader, il Corano è la nostra costituzione e la morte per amore di Allah è l'Altissimo scopo fra le nostre aspirazioni».
(17) Meir Hatina e Uri M. Kupfer, "I Fratelli Musulmani: una visione religiosa in una realtà che cambia", ed. United Kibbutz, Tel Aviv, 2012.
(18) Si trattava soprattutto delle famiglie dei tre "saggi" Al-Sheikh, Al-Al-Eathmin e Ben Baz. Il pensiero islamico diffuso da questi studiosi religiosi si concentrava sull'idea che chi detiene il potere governa per grazia di Dio e quindi ai cittadini non è permesso andare contro di lui. A conferire dall'alto il potere politico è solo Dio, per cui non è possibile muovere alcuna contestazione per promuovere istanze terrene.
(19) L'affermazione di principio è contenuta nell'opera "Il rapporto fra governante e governato", una sorta di vademecum che sta da sempre alla base dell'idea di Stato saudita.
(20) Mordechai Kedar, "Una storia di religione e di governo: l'Arabia Saudita contro i Fratelli Musulmani", Makor Rishon, ottobre 2020.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO