EXCALIBUR 161 - novembre 2023
nello Speciale...

I contenuti del libro "La sfida si rinnova"

Roma-Fiumicino: 17 dicembre 1973
Roma-Fiumicino: 17 dicembre 1973
Questi pochi elementi storiografici, qui richiamati alla memoria, ritengo possano servire per costruire un ponte logico con i contenuti del mio libro del 2017; il quale appare, oggi più che mai, utile per chiunque si adoperasse nel tentativo di proporre ragionevoli motivazioni per non accettare passivamente gli stereotipi melensi delle varie vulgate alla moda. La ricapitolazione degli argomenti che segue risulta necessariamente molto stringata e schematica e di questo mi scuso in anticipo.
Il primo capitolo de "La sfida si rinnova" è intitolato "Bisogna sempre tornare indietro per guardare avanti". Il primo paragrafo, "Bagniamoci i piedi", è una riflessione sulle importanti sopravvivenze mitiche all'interno del discorso storico, in cui l'approccio puramente metodologico e storiografico di David Armitage e Jo Guldi viene in qualche modo collegato alla ricerca ermeneutica di Rudolf Bultmann e Ernst Fuchs.
Nel secondo paragrafo, invece, si comincia a parlare finalmente di storia italiana, coi prodromi di quella particolare mentalità multiculturalista che spianerà la strada alle dissennate politiche di indiscriminata accoglienza delle folte schiere di migranti che dalla fine degli anni Ottanta del Novecento invaderanno le nostre contrade, con la doverosa menzione al discorso tenuto da Achille Occhetto al festival nazionale dell'Unità tenutosi a Campi Bisenzio il 18 settembre 1988. Ciò che le intemerate degli eredi del comunismo italiano nascondevano era l'attacco demolitorio alla nostra stessa cultura, alla nostra stessa identità. Si arriva, inevitabilmente, alla fine del paragrafo a toccare una delle questioni storiografiche e politiche più spinose, sintetizzabile nella domanda «Le strategie della guerra totale degli Arabi musulmani hanno davvero fino a qui risparmiato l'Italia?»: nel proseguo del libro cercherò di dimostrare quanto impossibile fosse rispondere affermativamente a tale domanda.
Nel terzo paragrafo del primo capitolo si sviluppa l'argomentazione mirata a evidenziare la problematicità dell'assunto per il quale gli avvenimenti dell'Undici Settembre 2001 avrebbero costituito un unicum mai accaduto prima e irripetibile in futuro.
Nelle pagine del quarto paragrafo si denunciano le "Strane dimenticanze" di cui sono stati affetti troppi protagonisti della vicenda culturale italiana, in relazione alle due stragi, perpetrate dai terroristi islamico-palestinesi, nel 1973 e nel 1985: emblematico il comportamento di Donatella Della Porta, autrice della voce "Terrorismo" in un volume di appendice della imperitura Enciclopedia Treccani, durante la stesura della quale la autorevole professoressa di Scienza della Politica si dimenticò stranamente di menzionare le due efferate stragi di Fiumicino, per non urtare la suscettibilità di determinati ambienti che allora nel nostro Paese contavano molto ed esercitavano una pesante influenza. Ambienti che svolgevano il compito di perpetuare la condizione di sottomissione che il Lodo Moro aveva stabilita.
Nel quinto paragrafo, "Rischio di rotta di collisione", si tratta della pista mediorientale della strage di Bologna del 2 agosto 1980, riguardo in particolare all'opera di indagine di Rosario Priore, il quale in più occasioni ribadì il concetto della intrinseca affinità fra il caso della strage del 17 dicembre 1973 e quello del 2 agosto 1980: «Dimenticare e far dimenticare fu l'intento del governo [...], impegnato a non entrare in rotta di collisione con i Palestinesi»(24).
Nel sottoparagrafo successivo si risale alla nascita, nel 1928, del movimento dei Fratelli Musulmani, il quale ragionamento serve da sponda per la ricostruzione di quanto accaduto soprattutto in Egitto dal 1952, con la rivoluzione del 23 luglio, quando venne cacciato Re Faruq I e si accettò la dipendenza dall'Unione Sovietica: rispetto alle alleanze instauratesi nel 1948 si assistette pertanto a un clamoroso capovolgimento nella linea di politica estera dell'Urss, quando cioè venne meno la disponibilità di aiuto politico ed economico a Israele (sesto paragrafo, "Giochi di squadra").
Alla storia "israelitica" degli Ebrei è dedicato il settimo paragrafo ("Nelle profondità della terra") e anche l'ottavo ("Meglio la Macro?"), finalizzati a rendere conto delle ragioni millenarie del "ritorno a casa"; perché, lo si accetti o meno, quella è la loro casa. A seguire, in conclusione del primo capitolo, nel paragrafo "La fede del parroco e quella del possidente" troviamo il racconto di come, negli anni Cinquanta del '900, i dipartimenti di storia delle più importanti sedi universitarie d'occidente siano stati oggetto del processo di conquista culturale da parte degli studiosi di estrazione marxista: un dato che ha irrimediabilmente compromesso la possibilità di affrontare qualsiasi questione senza la coperta ideologica. Basti osservare la mobilitazione in atto in questi giorni per la "causa palestinese", con torme di docenti che pare non abbiano alcun senso di ritegno nell'appalesare le proprie convinzioni apparentemente granitiche.
Il secondo capitolo de "La sfida si rinnova" si apre con "L'inutilizzabilità dell'Identità", un passaggio cruciale nel quale si riflette sul modo in cui si è cercato negli ultimi decenni di delegittimare il concetto chiave di "identità", sia sul piano personale e sia su quello collettivo. Come se gli uomini fossero solo pura massa informe. Segue "C'est un fait sociale!", dove si prende spunto da un significativo momento di debolezza di Jorge Mario Bergoglio, il quale, all'inizio di marzo 2016, all'interno di una conversazione con Jean-Pierre Denis, un inviato del periodico cattolico francese "La vie", si lasciò scappare l'affermazione «è in atto una invasione araba dell'Europa» («On peut parler aujourd'hui d'invasion arabe. C'est un fait sociale»).
Da qui una analisi demografica sui cambiamenti registrati in Europa, a livello di composizione etnica e culturale, negli ultimi decenni. Nel terzo paragrafo è sintetizzata la storia del pacifismo europeo attraverso alcuni affreschi biografici emblematici, da quello dedicato ad Antonio Gramsci a quello imperniato sulla figura di Fredrik Bajer.
Si ricostruisce la genesi di certe astrazioni concettuali che sin dapprincipio hanno avuto la finalità di destoricizzare lo studio della realtà umana, come ad esempio i princìpi di egualitarismo, il pacifismo, il cosmopolitismo, l'umanitarismo fino a giungere all'europeismo, laddove si evince chiaramente l'innegabile interesse materiale personale dei protagonisti di queste presunte "battaglie ideali". Il paragrafo seguente si sofferma sull'artificio con cui si è "politicizzata" l'idea di Nazione, la Nazione come prodotto della volontà del potere politico, come strumento per il rafforzamento dello stesso potere: per cui se l'idea di Nazione ha in sé una origine di politicità non può possederne una di naturalità. Il paragrafo 2.6 affronta il tema del "paneuropeismo", da Warburg e Kalergi a Briand e Saint-John Perce: sino agli esiti più recenti, con Soros e Obama. Alla fine del secondo capitolo è presentata una spiegazione del senso dell'altruismo, con il rimando alle ricerche etologiche di Francesco Dessì Fulgheri. «Una condizione che dovrebbe favorire l'evoluzione dell'altruismo reciproco è la conoscenza personale tra gli individui». Più forte è la conoscenza reciproca e maggiore sarà la disponibilità a compiere atti orientati verso il fine di raggiungere il bene altrui. In tutto il regno animale sono i veri genitori naturali che più spontaneamente e più efficacemente coltivano questo tipo di atteggiamento e pongono in essere opere di vero e sincero amore verso il prossimo.
Il capitolo 3 è la storia dell'attentato del 17 dicembre 1973, quando 34 persone vennero uccise e altre 15 rimasero seriamente ferite: a realizzare la strage fu un commando arabo-palestinese, appartenente alla organizzazione del "Settembre Nero", presso l'aeroporto internazionale "Leonardo da Vinci" di Roma-Fiumicino. Per numero di vittime si trattò dell'atto terroristico in assoluto più grave compiuto fino ad allora in Europa.
Dal 6 al 25 ottobre di quell'anno si era velocemente svolta la Guerra del Kippur, combattuta da Egiziani e Siriani contro Israele. Le conseguenze sul piano economico di quegli scontri furono molto forti, giacché ne derivò lo shock petrolifero, con il fallimento dell'azione mediatrice dell'Opec e il conseguente embargo.
Nel quarto capitolo si illustra l'altra strage, quella del 27 dicembre 1985, l'origine e il senso del Lodo Moro. Lo scambio, questo strano accordo, tra il governo italiano e i vari gruppi armati palestinesi, Olp e Flpl in primis. Il patto nasce nel 1969 da un'idea dell'allora Ministro degli Esteri del governo Rumor I, Aldo Moro, come scrive anche Valentine Lomellini nel suo libro intitolato appunto "Il Lodo Moro - Terrorismo e ragion di Stato", edizioni Laterza. La miccia è l'attentato alle Olimpiadi di Monaco del '72. L'Italia e altri stati europei, tra cui la Francia, pensano a come evitare gli attentati. La chiave può essere una sorta di immunità a chi agisce sul territorio nazionale nell'illusione di una tregua(25).
Gli attentati concomitanti di Vienna e Roma, con feroci assalti a fuoco, provocarono la morte di 19 persone e 138 sono rimaste ferite. Alle 8:15 quattro terroristi armati si avvicinarono agli sportelli El Al e Twa dell'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma e iniziarono a sparare sui passeggeri che erano in fila per ritirare i biglietti. I terroristi uccisero 16 persone, compreso un bambino, e ne ferirono 99. I tre terroristi furono uccisi dal personale di sicurezza israeliano, che rispose al fuoco sul luogo della sparatoria. Uno dei terroristi venne ferito. L'intero incidente durò circa 15-20 secondi. Pochi minuti dopo all'aeroporto internazionale di Vienna-Schwechat tre terroristi lanciarono granate contro coloro che erano in fila davanti allo sportello El Al, al terminal: i terroristi uccisero due persone e ne ferirono 39, uno dei quali morì per le ferite il 22 gennaio 1986. Dopo l'attacco, i terroristi fuggirono e, mentre venivano inseguiti dalla polizia austriaca, uno venne ucciso e gli altri due catturati.
Inizialmente l'Olp, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, fu accusata di essere responsabile dell'attacco, ma il suo leader Yasser Arafat negò le accuse e condannò formalmente i responsabili. L'Olp affermò che gli attacchi avevano lo scopo di costringere l'Austria e l'Italia a tagliare i legami con i Palestinesi.
L'organizzazione di Abu Nidal rivendicò la responsabilità degli attacchi in risposta all'operazione Wooden Leg, nella quale gli aerei della aeronautica militare israeliana bombardarono il quartier generale dell'Olp a Tunisi il primo ottobre 1985. Il governo libico fu accusato di aiuto ai terroristi ma negò queste accuse, anche se affermò che gli attacchi erano «azioni eroiche compiute dai martiri di Sabra e Shatila».
Le due stragi di Fiumicino ci ricordano che l'Italia ha già pagato un pesante tributo di sangue per la sua collocazione geopolitica nello scacchiere internazionale. Un tributo non puramente incidentale, perché legato alla sperimentazione (durata perlomeno fino al 2001) di una precisa metodica di guerra contro gli infedeli d'occidente.
Una guerra totale come scontro di civiltà e culture. Ogni volta che sentirete ripetere in dibattiti in televisione o dal vivo che noi sinora siamo stati risparmiati dalla violenza delle organizzazioni politiche di matrice fondamentalista islamica, ricordatevi quanto è accaduto nella nostra capitale nel 1973 e nel 1985. E anche di quanto è accaduto a Bologna nel 1980.
Per questo non possiamo rimanere indifferenti e/o equidistanti nell'osservare i fatti in Medio Oriente. Perché gli Arabi musulmani ci hanno presi di mira e hanno sparato su nostri concittadini inermi al fine di spargere il terrore che avrebbe poi portato alla profonda sofferenza e irresolutezza che ha paralizzato il nostro governo troppo a lungo.
Il nostro bisogno di una fonte energetica primaria come il petrolio e quello di poter sentirci al sicuro nelle nostre città hanno costituito il modo col quale siamo stati tenuti sotto continuo ricatto per mezzo secolo.
(24) Rosario Priore, intervista del 17.12.2015, Sede Rai di Trieste.
(25) Elisabetta Fiorito, "Il Lodo Moro e l'impunità dei terroristi palestinesi", Shalom, Comunità Ebraica di Roma, 12 ottobre 2022.
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