Excalibur verde
SPECIALE
Lo scontro tra fede e libertà

La sfida si rinnova: lo scontro tra fede e libertà nelle logiche del terrorismo

Viene fatto risalire alla fantasiosa genialità di Eschilo l'aforisma per cui «in guerra la prima vittima è la Verità». Perché quando in gioco c'è la posta grande, che più grande non c'è, ogni mezzo è lecito per esaltare le proprie gesta e avvilire il nemico. Ci si gioca il destino, facendo la guerra. Non per nulla ci si dispone a vedere molto dappresso la morte in faccia, in una sorta di rito orgiastico elevato alla ennesima potenza, in cui l'ineluttabile avvolge col proprio manto nero le persone.
Si resta comunque a debita e significativa distanza dal conseguire la piena conformità a una presunta realtà obiettiva (o "oggettiva", meglio), rispetto alle proprie affermazioni, per raggiungere lo scopo di motivare i propri uomini impegnati al fronte e umiliare quelli che indossano una divisa di colore diverso. Per cui si dà fiato alle trombe della più spudorata propaganda, anche nella speranza di attirare su di sé le simpatie dei terzi che stanno a guardare e che potrebbero dare man forte; quasi sempre, questi ultimi, non propriamente disinteressati e in attesa di ulteriori sviluppi per vedere se ci scappa l'occasione per approfittarne. Fermo restando, inoltre, per vieppiù estendere il pensiero dell'acuto drammaturgo greco, che la Verità è già morta e sepolta non appena si levano, per vivere i loro giorni insensati quanto affannati, gli uomini e le donne di questo mondo. Non c'è "proporzione", infatti, fra la nostra misera condizione e la Verità, dimorante, di necessità, solo in una sovrastante dimensione assoluta. Solo dietro la spinta del sentimento di Fede si può di conseguenza aspirare, ma solo aspirare, alla scoperta di ciò che è vero.