EXCALIBUR 163 - gennaio 2024
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Il secondo dopoguerra

<b>Randolfo Pacciardi</b> con <b>Pietro Nenni</b> nel corso della guerra civile spagnola
Randolfo Pacciardi con Pietro Nenni nel corso
della guerra civile spagnola
II parte a cura di Gianfranco Murtas.
Pacciardi tra antifascismo e anticomunismo, il leader che voleva pacificare la destra con la società e la sinistra con la Nazione.

Pacciardi fu un protagonista prima e dopo quelle due grandi e riassuntive stagioni: prima di quel 1944 e di quel discorso al Brancaccio sul programma politico-sociale di rilancio del Partito Repubblicano Italiano, era stato - lui maremmano classe 1899 - un giovane repubblicano insurrezionale, volontario sedicenne nella grande guerra vissuta come "quarta guerra d'indipendenza" (per portare Trento e Trieste nei confini della patria), e poi - ormai laureato e avvocato - antifascista della prim'ora e della seconda, sempre, arrestato e confinato nel 1926, esule in Francia, combattente negli anni '30 nella guerra di Spagna, comandante di una brigata Garibaldi, segnato anche lui dalle ferite e dalle azioni di ardimento.
Un uomo di sinistra generoso e nutrito di un afflato sociale (invero non frequente nei capi della sinistra o delle sinistre), portatore di una carica empatica che ancor più era vitalizzata dalle sue funzioni di comandante: di generale di brigata, avrebbero detto gli Americani di Eisenhower al tempo della Seconda Guerra Mondiale.
Gli sarebbe stato riconosciuto: assumeva cioè in sé quel tanto di responsabilità che peraltro ogni capo militare che non consideri i suoi uomini semplice massa di manovra, ma persone con propria originale e irripetibile dignità e dunque da rispettare valutando con scrupolo, obiettivi e mezzi di ogni azione, dovrebbe avere.
E pietà vera mostrò sempre anche per i caduti dell'altro fronte, quello degli avversari, immaginando le ricadute umane, nei sentimenti dei familiari, per ogni evento di lutto. Insomma, fu - Pacciardi - un leader politico e capo militare che mai rinunciò a quel supplemento di anima che pareva distinguerlo da molti altri leader politici e capi militari del suo tempo.
Svariate le medaglie raccolte: così anche nella Prima Guerra Mondiale, quando collezionò gli attestati fra argenti e bronzi, non l'oro perché la sua identità repubblicana impediva ai comandi supremi di concedere agli "irregolari dell'antisistema" i riconoscimenti massimi.
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