EXCALIBUR 161 - novembre 2023
in questo numero

Nazione e Occidente: presente o passato?

Convegno a Sestu dell'Associazione culturale Ideario

di Efisio Agus
la locandina dell'evento
Sopra: la locandina dell'evento
Sotto: pubblico e relatori dell'incontro
pubblico
relatori dell'incontro
relatori dell'incontro
Nazione e Occidente, due concetti abitualmente usati, e spesso abusati, nel dibattito culturale italiano.
A Sestu, su iniziativa dell'"Associazione culturale Ideario" in collaborazione con il Comune di Sestu, si è svolto il convegno "Nazione e Occidente: presente o passato?", durante il quale si sono confrontati lo storico Franco Cardini, il giornalista Emanuele Mastrangelo e l'editore Adolfo Morganti, introdotti dal giornalista Fabio Meloni, presidente dell'Associazione. Un incontro che aveva l'obiettivo di analizzare l'attualità delle due categorie e le loro difficoltà al tempo della globalizzazione, considerando che anche i recenti conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente potrebbero imporre un profondo ripensamento delle categorie politiche e geopolitiche.
Un contributo al titolo del convegno l'ha dato sicuramente l'ultimo volume di Cardini, "La deriva dell'Occidente", che sin dal titolo consegna ai lettori l'immagine che l'autore vuole tratteggiare di questa categoria: «Ha senso parlare di Occidente e di Oriente nel 2023?» - si è chiesto lo storico - «Sono parole antichissime, vengono fuori dalla Bibbia, le troviamo nella legislazione romana, nel mondo medievale. Però, bisogna tener presente che sono realtà solo apparentemente precise. Le parole sono perentorie, la realtà geografica è chiara a tutti. Ma i contenuti storici, economici, culturali sono realtà a geometria variabile. Oggi esiste un'Occidente, ma non è più quello di cui parlava Spengler oltre un secolo fa, nel 1919, quando scrisse "Il tramonto dell'Occidente". Ancora oggi si può parlare di tramonto o di crisi dell'Occidente, ma non è più lo stesso Occidente. Quello di Spengler coincideva in tutto e per tutto con l'Europa. Quello attuale, invece, coincide con gli Stati Uniti, con l'anglosfera. È un Occidente diverso, caratterizzato da una grande forza, culturalmente parlando, di tipo individualistico».
Secondo Mastrangelo, «l'Occidente rappresenta quell'entità che corrisponde alla Nato oppure all'Unione Europea più gli Stati Uniti e il Nord America. È una realtà più geopolitica e strategica che culturale. Se invece dovessi fare un ragionamento, più affine a uno scienziato politico, dovrei farlo coincidere anche con altre realtà, che invece sono state cacciate o sono volontariamente uscite. La prima che mi viene in mente è la Russia, che è parte integrante della cultura europea».
«L'Occidente come eredità della "guerra fredda"» - ha aggiunto Meloni - «che ha dato vita a un'area euro-atlantica pesantemente concentrata sulla concezione del mondo basato su un economicismo spinto, con annesso un forte condizionamento sui popoli. Una strategia che punta alla dissoluzione di ogni identità. E che avrebbe come motto una frase, attribuita a Hegel: "Se i fatti confliggono con le mie idee, tanto peggio per i fatti"».
«Attualmente» - ha analizzato Morganti, editore de "Il Cerchio" - «il termine Occidente replica uno spettro semantico che rimanda al 1945, agli accordi di Yalta e alla divisione dell'Europa in due zone di influenza. Una a sovranità franco-anglo-americana, rimasta poi esclusivamente americana, l'altra a sovranità sovietica. Uno schema mentale che vedeva la contrapposizione retorica tra il mondo libero, quello liberale e appunto occidentale, e il mondo comunista, a oriente. Uno schema talmente consolidato che è stato riutilizzato recentemente in occasione della guerra in Ucraina. Con l'Occidente che si è esteso fino all'Ucraina e l'Oriente comunista che è diventato l'Oriente putinista. Si tratta di categorie, con forte valenza politica, che hanno a cuore la conservazione di un'egemonia culturale che tenta di tenere vivo un processo di globalizzazione, che invece sta esalando gli ultimi respiri. Un processo di globalizzazione che contempla un dominio planetario del modello turbocapitalista. Modello che non sta incontrando grandi successi e sta arretrando, perciò dobbiamo tornare a parlare di Europa».
Nel suo volume "Iconoclastia" (scritto insieme a Enrico Petrucci), Mastrangelo ha denunciato l'attacco frontale al concetto di Nazione e alle sue radici, un fenomeno di derivazione statunitense nato negli ambienti colti della sinistra progressista e globalista di quel paese: «Una tendenza politico-culturale evidenziata anche come "oicofobia" nell'omonimo libro pubblicato recentemente da Spartaco Pupo» - ha sottolineato Meloni - «La denigrazione di identità, costumi, istituzioni, insomma di tutto ciò che si identifica con la Nazione. Un vero e proprio ripudio, che sfocia nella denigrazione di qualsiasi riferimento identitario. Scenario al quale si collega perfettamente la "cultura della cancellazione", la rimozione fisica e culturale della memoria storica, in base a una presunta superiorità morale che ha messo nel suo pericoloso mirino il patrimonio culturale, monumenti, vie, piazze, libri, film, perfino cartoni animati».
«In Italia non c'è ancora particolare attenzione a questo fenomeno perché in troppi sono convinti che da noi certe cose non possano succedere» - ha detto l'autore di "Iconoclastia" - «Invece proprio questa sicurezza potrebbe spalancare delle brecce nelle nostre difese culturali per permettere alla "cancel culture" di farsi spazio all'interno della nostra civiltà. Il rischio c'è e certe proposte parlamentari ne sono la prova. Una pericolosa deriva del "politicamente corretto", perché se tutto può offendere, allora tutto può essere cancellato».
In conclusione, Franco Cardini ha rivolto uno sguardo anche a quello che ha definito il "sogno europeo", che mira a collocare l'Europa in una posizione intermedia tra Stati Uniti e i cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, oltre a decine di altre adesioni), paesi che non sono uniti da un'ideologia comune, bensì soprattutto dal contrasto all'egemonia americana: «Serve uno spirito europeo, che sia senso civico e senso comunitario, oltre che rispetto delle tradizioni, perché manca una coscienza nazionale europea. Dobbiamo puntare al rafforzamento di un "polo neutrale" di cui l'Europa dovrebbe essere l'anima».
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