EXCALIBUR 161 - novembre 2023
in questo numero

"Sulla consolazione", di Michael Ignatieff

Trovare conforto nei tempi bui

di Lancillotto
'Sulla consolazione', di <b>Michael Ignatieff</b> (ed. Vita e Pensiero, 2022)
Sopra: "Sulla consolazione", di Michael
Ignatieff
(ed. Vita e Pensiero, 2022)
Sotto: «l'incredulità nel male è la principale
illusione delle vite felici
» (Primo Levi)
«<i>l'incredulità nel male è la principale illusione delle vite felici</i>» (Primo Levi)
L'autore di questo libro coraggioso, Michael Ignatieff, è uno dei più accreditati storici del nostro tempo. Canadese di origini russe, ha insegnato in alcune delle più prestigiose università del mondo; autorevole commentatore politico nel campo degli affari internazionali, è stato anche leader del Partito Liberale canadese.
Che cosa ha spinto un personaggio dedito alla storia e alle relazioni geopolitiche nel mondo a occuparsi di un argomento così particolare e scomodo?
Due episodi significativi mettono in moto questa ricerca sulla "consolazione".
Il primo è una visita a un amico che ha perso da poco la moglie e l'incapacità di trovare parole che possano consolare o confortare; le poche parole che riesce a scambiare con lui si perdono poi nel silenzio. Il lutto è una profonda solitudine che non può essere condivisa neanche con i più cari amici.
L'altro episodio è del 2017, quando viene invitato a Utrecht, nell'ambito di un festival corale, per tenere un discorso sulla giustizia e la politica contenute nel "Libro dei Salmi". Ascoltando quelle voci che recitavano le dolci parole dei Salmi visse un'esperienza che lo colpì, tra la musica bellissima, le parole vibranti, la commozione riconoscente del pubblico.
Come era possibile che l'antico linguaggio della religione, vecchio di duemila anni, avesse colpito così profondamente un non credente come lui?
E cosa significa esattamente essere consolato, soprattutto in un tempo in cui abbiamo perso il paradiso e con esso la speranza di rivedere un giorno coloro che ci hanno lasciato?
«Oggi il mondo ha smarrito i significati che erano radicati nelle tradizioni religiose. Nel nostro tempo, il premio della consolazione ha perso ogni attrattiva, una cultura che insegue il successo non dedica grande attenzione al fallimento, alla perdita o alla morte. La consolazione è per i perdenti».
Le tradizioni religiose che ormai abbiamo perduto erano capaci di inserire la sofferenza individuale all'interno di un grande disegno, in grado di offrire a chi soffriva una spiegazione di come la vita di ogni individuo sia un minuscolo frammento di un grande quadro divino.
Lavorò quindi a questo libro quando tutto il mondo si era fermato durante l'epidemia del covid, colpito da un senso di spaesamento.
Si era chiesto, memore dell'esperienza della lettura dei Salmi, se era possibile imparare qualcosa dalla ricerca della consolazione che aveva attraversato altre vite del passato.
Consolare significa trovare conforto insieme, cercare di condividere la sofferenza di qualcuno o di sopportare meglio la nostra.
È un'esperienza che accompagna in vario modo ciascuno di noi, da sempre. E se le promesse religiose o le convinzioni filosofiche potevano essere di aiuto, ora che esse sono venute meno ci ritroviamo sempre più soli e senza parole.
Sono quelle parole, parole di consolazione per sé stessi e per gli altri, che Ignatieff cerca nel passato e nel presente più vicino.
Ecco allora scorrere nelle sue pagine "Il libro di Giobbe" e il "Libro dei Salmi", le lettere di San Paolo, le lacrime di Cicerone sulla morte della figlia, le meditazioni di Marco Aurelio, le consolazioni della filosofia di Boezio e Dante, gli ultimi saggi di Michel de Montaigne, una lettera mai inviata di David Hume e il senso della storia di Condorcet. E poi le riflessioni di Karl Marx o la genesi dei "Kindertotenlieder" di Gustav Mahler o la visione dell'etica protestante di Max Weber, le riflessioni di Albert Camus ne "La peste". Infine la consolazione delle testimonianze di Anna Achmatova, Primo Levi e Miklos Radnoti, poeta ungherese. Chiude la sua carrellata temporale Cicely Saunders con la sua esperienza di assistenza ai malati terminali e l'idea degli "hospice" e della "buona morte".
È un continuo alternarsi della consolazione offerta dalla religione, dalla filosofia, dalla fede laica del profano.
Tradizioni e parole che si sono dipanate nel corso di migliaia di anni, ma capaci di toccarci e ispirarci ancora oggi.
Testimonianze che ci fanno comprendere che i dolori e le avversità - la solitudine di un uomo anche se imperatore o la morte di una figlia - sono già stati vissuti da altri e che la nostra storia si inserisce nel flusso naturale delle vicende umane.
La vicinanza morale con chi ha già sofferto allevia il senso di solitudine e di smarrimento e, forse, attenua il terrore di vivere un tempo senza futuro né speranza.
Ma questa umanità che ormai vive con il telefono perennemente in mano, immersa in una istantaneità senza radici, può ancora fermarsi a leggere senza interruzione un libro?
Può abbandonare per un attimo la sua banalità quotidiana e leggere "Il libro di Giobbe", la filosofia stoica ed epicurea, da Marco Aurelio a Montaigne, o seguire i ragionamenti di un illuminista come David Hume o un materialista come Marx o un moralista protestante come Weber?
Risposta difficile.
Eppure questo non è un libro triste, tutt'altro, malgrado le apparenze: è un libro che "consola".
Perché, ragionando come David Hume, non è il pensiero filosofico o la fede in Dio o la speranza nel futuro che possono mitigare la sofferenza, ma è il rapporto con gli altri che offre conforto e consolazione.
La riflessione più amara riguarda il suicidio di Primo Levi e l'autore non può che fare questa osservazione: «Gli ultimi sopravvissuti dell'Olocausto e del terrore di Stalin sono alla fine della loro vita e ciò che hanno vissuto sta passando dalla memoria al contestato dominio della storia e, da lì, nel terreno ancora più incerto dell'opinione. Sempre più persone credono veramente di poter scegliere se credere o meno che queste cose siano avvenute».
Sono un lettore assiduo e la lettura di questo libro, che ritengo uno dei più belli pubblicati negli ultimi anni, mi ha emozionato profondamente.
Esso esplora la nostra cultura occidentale parlando di altri libri e di esperienze individuali della sofferenza: il tema del dolore, della malattia e della morte, che inevitabilmente incontra la vita di ognuno, è vissuto con trasporto in queste pagine dall'intensità quasi insostenibile.
Un libro di "consolazione" in questi tempi sempre più bui.
Sotto la superficie del mondo c'è e c'è sempre stato un orrore mal trattenuto.
Ché al cuore della realtà alberga un abissale ed eterno demonium, cosa che tutte le religioni comprendono.
E che non se ne sarebbe mai andato.
E immaginare che le funeste eruzioni di questo secolo fossero in qualche modo eccezionali o esaustive era semplicemente una scemenza.

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