EXCALIBUR 161 - novembre 2023
in questo numero

Tredicesima flottiglia nostra che violasti Gaza

Alle origini della tredicesima flottiglia della marina israeliana

di Angelo Abis
copertina del libro di <b>Fiorenzo Capriotti</b>
A sinistra: copertina del libro di Fiorenzo Capriotti
Sotto: diploma di comandante onorario della 13ª flottiglia consegnato a Fiorenzo Capriotti dal comando della marina israeliana (cliccare sull'immagine per ingrandire)
diploma di comandante onorario della 13ª flottiglia consegnato a <b>Fiorenzo Capriotti</b> dal comando della marina israeliana
Leggo sul quotidiano "Libero" del 28 ottobre: «la tattica mordi e fuggi per logorare Hamas ha coinvolto ieri anche la marina israeliana, che ha fatto sbarcare nel sud della Striscia incursori della forza speciale Shayetet 13 ("Flottiglia 13"). I commandos hanno distrutto una base di sommozzatori di Hamas e si sono ritirati».
Per non avere dubbi sulla leggenda di questa forza speciale siamo andati su Internet, che non ha fatto altro che confermare quanto già sapevamo: «La Shayetet 13 è un'unità di incursori della marina che opera con una varietà di attività, tra cui infliggere danni strategici alle infrastrutture marittime nemiche, la raccolta di informazioni di alta qualità sulle attività nemiche, antiterrorismo e liberazione di ostaggi in ambiente navale. Le origini risalgono alla nascita dello Stato di Israele e la prima operazione fu effettuata il 22 ottobre 1948, quando un gruppo di incursori comandato da Yohai Ben Nun attaccò, con 4 Mtm comprati in Italia, l'ammiraglia egiziana, il cacciatorpediniere El Emir Farouk, affondandola insieme a un dragamine di scorta. L'addestramento era stato curato da due Italiani, Fiorenzo Capriotti, ex incursore della X Flottiglia Mas della Regia Marina, e Nicola Conte, ex operatore di Mariassalto».
Ovviamente le nostre fonti sono molto più dettagliate, per cui ci pare opportuno fare per i lettori di Excalibur un riepilogo della storia.
In vista dell'imminente scontro con i paesi arabi, gli Ebrei hanno assoluto bisogno di organizzare e addestrare proprie forze armate e, per ciò che riguarda la marina, puntano all'apprestamento di una flottiglia d'assalto di superficie e subacquea. A tal fine si rivolgono al solito Ammiraglio Calosi (responsabile del servizio segreto della marina e delegato dal governo di De Gasperi a gestire i rapporti con i neofascisti, segnatamente con gli appartenenti alla ex X Mas di Valerio Borghese), il quale gira ad Ada Sereni e Yeuda Arazi (responsabili del "Mossad le aliyà bet", istituto ebraico per l'immigrazione illegale) il Sottotenente Nicola Conte per l'apprestamento e l'addestramento dei mezzi subacquei.
Per i mezzi di superficie viene invece arruolato Fiorenzo Capriotti, ex assaltatore della X Mas a Suda e Malta, ex prigioniero non collaboratore degli Americani e dirigente prima del "Fronte dell'Italiano" e poi del Msi. Capriotti recupera subito, in quel di Milano, sei Mts (motoscafi da turismo modificati) residuati di guerra, li ripristina e li collauda nell'idroscalo di Milano, poi li fa imballare e spedire in Israele.
Nel giugno del 1948, sotto falso nome e con documenti contraffatti, si reca in Israele. Lì, nel lago Tiberiade, Capriotti procede all'apprestamento dei mezzi d'assalto e all'addestramento di 12 uomini costituenti il 1º Gruppo Mezzi d'Assalto della marina israeliana.
Cessato l'addestramento, il gruppo si trasferisce nel Mediterraneo e il 22 ottobre del '48 arriva l'ordine di attaccare la base egiziana di Gaza.
All'ultimo momento, per evidenti motivi, viene impedito a Capriotti, con suo grande disappunto, di prendere parte all'azione. Tre motoscafi veloci carichi di esplosivo e uno di supporto, in tutto cinque uomini, entrano nel porto di Gaza e affondano la nave ammiraglia della flotta egiziana, la "El Emiir Farouk", e un dragamine.
Alla fine del '48 Capriotti rientra in Italia e si reca presso l'Alto Comando della marina, latore di alcune proposte del governo israeliano, il quale si offre di ricostituire la X Mas nel proprio territorio, dal momento che il trattato di pace ci proibisce di avere una tale specialità navale, e chiede la cessione di due cacciatorpediniere in cambio di 5 milioni di dollari. Non se ne fa niente.
I cacciatorpediniere vengono offerti poi dagli Inglesi in cambio di un solo milione di dollari. Anzi Capriotti viene redarguito da un alto ufficiale, certo Rosselli Lorenzini, perché, colpa sua, avendo gli Inglesi scoperto che i mezzi d'assalto usati a Gaza erano italiani, hanno vivacemente protestato con la Marina Militare italiana.
Per il contributo dato alla marina israeliana Capriotti fu insignito del titolo di comandante ad honorem della 13º flottiglia.
Questi i fatti incredibili che dal 1946 al 1948 vedono protagonisti due soggetti: gli Ebrei e il governo italiano, entrambi con un comune nemico, l'Inghilterra, che, per motivi di egemonia nel Medio Oriente, non vuole che in Palestina sorga lo stato d'Israele, così come, per gli stessi motivi, vuole che all'Italia venga imposto un durissimo trattato di pace, affinché la stessa cessi di esistere come potenza nel Mediterraneo.
A questo punto sorge la domanda: qual è il motivo di fondo che spinse allora l'entità ebraica a chiedere l'aiuto dell'Italia, una nazione sconfitta e per di più con un peso politico internazionale pari allo zero? E che cosa spinse la povera Italia del 1946-'48, correndo gravi rischi, ad andare incontro ai desiderata ebraici? E infine cosa spinse il neofascismo italiano, tra l'altro fuorilegge e perseguitato almeno sino al dicembre del '46, contro ogni logica politica e ideologica, a fare un lavoro "sporco" sia a favore del governo antifascista di De Gasperi che a favore degli Ebrei?
La risposta è semplice, anzi banale, ed è racchiusa nella formula "interesse nazionale".
Che non è roba per le anime belle, per i cultori di sacri princìpi, per i pacifisti senza se e senza ma. Anzi richiede molto pelo sullo stomaco, la rinuncia, se è il caso, anche alle proprie idee e ai propri princìpi e, soprattutto, di impugnare le armi e quindi di uccidere se le circostanze lo richiedono.
Piaccia o non piaccia tutti gli stati, al di là della propaganda e delle affermazioni di principio, seguono questa strada. Segnatamente se sono in guerra tra di loro.
Per venire ai fatti contemporanei, ci fanno sorridere le decine di manifestazioni pro Palestinesi e Hamas che si sono svolte in tutta Italia con sentito spirito agonistico, dando ancora ragione all'affermazione di Winston Churchill secondo cui gli Italiani affrontano le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre.
Dette manifestazioni non bloccheranno di un millimetro la decisione di Israele di distruggere Hamas, né saranno di minimo aiuto al popolo Palestinese.
Passi, poi, che a sfilare siano gli aderenti alle associazioni palestinesi, arabe o musulmane: in fondo, a torto o a ragione, si battono per le ragioni e gli interessi dei propri paesi.
Passi pure che in piazza vadano pure i gruppi della sinistra extra parlamentare: non hanno patria e ignorano cosa sia il sentimento e l'interesse nazionale, sono da qualche secolo alla ricerca di una patria straniera, con scarsi risultati.
Quello che non può passare è che gruppi della destra radicale si inseriscano in detti cortei per una presunta "coerenza" rispetto non solo alla politica del fascismo, ma rispetto persino a quella del Movimento Sociale Italiano.
Arrivederci al 25 aprile, quando sempre per "coerenza" dovrebbero sfilare dietro le insegne dell'Anpi a gridare «Israele fascista!».
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO