EXCALIBUR 161 - novembre 2023
in questo numero

Giuseppe Picchi, imprenditore

Gli imprenditori della Cagliari borghese ai primi del '900

di Antonello Angioni
locandina di una conferenza su <b>Giuseppe e Cesare Picchi</b>
Sopra: locandina di una conferenza su Giuseppe e Cesare Picchi
Sotto: il Palazzo Picchi e la Palazzina Picchi
il Palazzo Picchi
la Palazzina Picchi
Giuseppe Picchi arrivò in Sardegna intorno al 1875 proveniente dalla Toscana e precisamente da Lastra a Signa, piccolo borgo in provincia di Firenze dove era nato nel 1848. Intendeva operare nel settore edile a Cagliari, città che, cessata la funzione militare, si avviava verso importanti trasformazioni economiche e civili. Mise su famiglia ed ebbe due figli, Angelo ed Emilia, nati rispettivamente nel 1877 e nel 1879. Nell'arco di pochi anni divenne uno degli imprenditori più attivi in città nel comparto dell'edilizia pubblica e privata.
L'Impresa Picchi, del resto, aveva la fortuna di disporre della materia prima a condizioni di esclusivo vantaggio, posto che il titolare, nel corso degli anni, era diventato concessionario della cava di granito di Villasimius (poi cava Usai), di una cava di trachite a Serrenti e della cava di calcare aperta sul Colle di Bonaria (nell'area sulla Via Caboni dove l'Impresa Antonio Puddu, circa dieci anni fa, ha realizzato alcuni palazzi). Inoltre era titolare del primo forno per la produzione di calce impiantato in Sardegna e precisamente nel Sulcis. A ciò si aggiunga il fatto che, per le attività di progettazione e direzione lavori, poteva contare sulla professionalità del nipote Cesare Picchi, ingegnere civile. In queste condizioni l'esercizio dell'attività economica era sicuramente assai favorito.
Ben presto Giuseppe Picchi venne coadiuvato nell'attività imprenditoriale dal figlio Angelo. Nel 1898 l'impresa Picchi poté quindi realizzare l'importante palazzo di famiglia che tuttora insiste lungo il Viale Trieste (ai civici da 15 a 27). Per la precisione l'edificio venne realizzato - nell'area già appartenuta al convento dei Carmelitani, adiacente l'omonima chiesa - secondo i moduli del classicismo allora imperante. Angelo Picchi ebbe otto figli tra cui Carmen, che andò in sposa all'Avvocato Luigi Paglietti, i cui eredi sono gli attuali proprietari del Palazzo Picchi.
L'edificio è assai semplice: bugnato in calcare di Bonaria nella parte inferiore e mattoni rossi a vista nella parte superiore, dove si aprono eleganti finestre e balconi. Si articola su tre livelli (piano terra, primo e secondo piano) e presenta nove aperture per livello. Nel piano terra, interamente rivestito di calcare, le bucature presentano archi a tutto sesto. La facciata dei due piani alti è invece rivestita di mattoni. Al primo piano, dove si aprono cinque balconi, le bucature presentano archi a tutto sesto in trachite di Serrenti, mentre al secondo piano le aperture (di cui tre dotate di balconi) sono architravate. L'edificio si conclude con un cornicione di coronamento in aggetto retto da mensole, sulla cui sommità sono collocati quattro busti raffiguranti Vittorio Emanuele II, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Al piano terra si trova il ristorante "Il Gatto".
Emilia Picchi, sorella di Angelo, si sposò con Ugo Basso ed ebbe due figli, Fernando e Ugo (noto Ughetto), i cui eredi sono gli attuali proprietari della Palazzina Picchi, che venne costruita agli inizi del Novecento, e quindi qualche anno dopo rispetto al Palazzo Picchi, ai civici da 31 a 35 del Viale Trieste, all'angolo con la Via Caprera. L'edificio, in stile liberty, si articola su due soli livelli separati da un'elegante linea marcapiano in calcare formata da più elementi e presenta cinque aperture per livello. Si sviluppa in perfetta simmetria con tre alte porte al centro (in corrispondenza dei civici 31, 33 e 35) e due finestre laterali al piano terra. Le aperture presentano cornici in calcare e si caratterizzano per l'utilizzo, al piano terra, dell'arco ribassato. La facciata presenta il rivestimento della parte inferiore (sino all'altezza di circa cinque metri) in calcare di Bonaria e poi in mattoni. Nel primo piano, in corrispondenza delle tre aperture centrali, c'è un balcone in calcare. Nelle aperture al primo piano l'utilizzo dell'architrave (per la prima, la terza e la quinta) si alterna con l'arco a tutto sesto (per la seconda e la quarta apertura).
Il lato dell'edificio che prospetta sulla Via Caprera (civici da 1 a 11), molto più ampio, si articola su tre corpi di fabbrica. I due laterali - che si pongono in simmetria rispetto al corpo centrale, più basso e terrazzato - riprendono la scansione della facciata sul Viale Trieste e presentano ciascuno cinque aperture sia al piano terra che al primo piano. Al primo piano si aprono tre balconi in calcare, di cui quelli in corrispondenza alle aperture centrali sono di maggiore dimensione. Il corpo centrale, più piccolo, funge da raccordo rispetto ai due laterali: si sviluppa solo al piano terra e presenta tre bucature (una portafinestra al centro e due finestre ai lati). Sulla terrazza, in corrispondenza del civico 1 della Via Caprera, è presente il lucernaio della scala. Nella sommità della palazzina sono collocati tre busti: rappresentano Alessandro Manzoni, Dante Alighieri e un personaggio non identificato. I prospetti, nettamente divisi da una doppia cornice marcapiano che inquadra solidi balconi su mensole, sono caratterizzati al piano terra dell'alternanza di alte aperture a sesto ribassato munite di cornici e luci di sopraquadro e al piano superiore da finestre tutte uguali, poste in simmetria e sormontate da timpano rettilineo. Il corpo centrale, con funzione di cerniera tra i primi due, presenta una triplice apertura scandita da due pilastrini.
L'apparato decorativo, semplice ma raffinato, è interamente affidato all'accostamento, di notevole effetto cromatico, tra la pietra calcarea di Bonaria (utilizzata per l'alto basamento, le cornici e i balconi) e la cortina di mattoni a vista, che disegna la rimanente parte della facciata con leggeri risalti, costituiti dalle doppie lesene che ripartiscono i prospetti in verticale. Lo schema distributivo interno, assai razionale, presenta due ingressi con ampio vano scala a tre rampe e ballatoio su mensole a disegno floreale. Interessanti tre soffitti, ben decorati a tempera con motivi floreali, e l'elegante composizione planivolumetrica del locale al piano terra ad angolo col Viale Trieste, caratterizzato dall'alternarsi di volte su archi a tutto sesto sostenute da colonne in marmo. In questo edificio ha avuto sede, prima del trasferimento nei locali della Villa Binaghi, in via Cesare Battisti, la Soprintendenza ai Beni Culturali per le province di Cagliari e Oristano.
Ma l'attività dell'Impresa Picchi non si limitò ai due edifici di pregio di cui si è detto. Infatti, dopo aver percorso circa duecento metri, sul lato opposto rispetto al palazzo e alla palazzina Picchi, all'altezza della Via Pola, troviamo un ampio edificio su piano terra che va dal civico 70 al civico 90 del viale Trieste. Venne realizzato agli inizi del Novecento dall'Impresa Giuseppe Picchi su progetto dell'Ingegner Cesare Picchi. I locali erano destinati a ospitare i magazzini delle numerose attività commerciali e industriali che all'epoca caratterizzavano la zona. L'edificio presenta il basamento in calcare di Bonaria (sino all'altezza di circa 120 cm) e, con scansione ritmica, alterna le finestre alle porte: ogni porta d'ingresso presenta ai lati delle finestre. Tutte le bucature evidenziano, nella parte superiore, archi ribassati in calcare.
Nel primo tratto ci sono tre esercizi commerciali: "S'Incontru" (attività di ristorazione), "Emporio del Tessuto" e "Mag - Magazzini Sensoriali" (ristorante che organizza anche serate con musica dal vivo). Dopo le prime quindici bucature, al civico 84 si apre l'ampio portale con arco a tutto sesto in calcare che immette in un cortile all'interno del quale si trova il "Cinema Spazio Odissea". Quindi la sequenza alternata di finestre e porte riprende con ulteriori nove bucature. In questo tratto finale troviamo due esercizi commerciali: "Gattarancio" (birrificio e ristorante) e "Basigheddu" (vendita di mobili e articoli d'arredamento).
Quindi, senza soluzione di continuità, ai civici 92-96, insiste un'elegante palazzina inizi Novecento, parimenti realizzata dall'Impresa Giuseppe Picchi su progetto dell'Ingegner Cesare Picchi. Presenta un basamento in granito sino all'altezza di circa 150 cm e si articola su piano terra e due piani alti. Al piano terra troviamo due esercizi commerciali: "La Fornarina" (panificio) e "Accademia" (ristorante). Anche qui a ogni esercizio corrispondono una porta d'ingresso e due finestre laterali, secondo lo sviluppo ritmico che abbiamo visto nel precedente edificio. L'ingresso alle abitazioni, poste nei due piani soprastanti, si apre al civico 94. Sia al primo che al secondo piano sono presenti cinque bucature con tre balconi in calcare per piano (quelli centrali sono di dimensioni inferiori). Le bucature al piano terra sono ad arco ribassato mentre quelle ai piani superiori sono architravate. L'edificio, pervenuto per successione agli eredi Basso, si completa con un cornicione in aggetto retto da 28 mensole.
L'Impresa Picchi realizzò inoltre una palazzina sul Viale la Plaia (quella ai civici da 22 a 26) e, nella veste di appaltatrice, il palazzo Vivanet, uno degli edifici di maggiore prestigio che affaccia sulla Via Roma. Fu assai attiva anche nel settore degli appalti pubblici. Alla stessa si devono la costruzione del casamento scolastico Satta (tra la Via Angioy, la Via Crispi e la Piazza del Carmine), la sistemazione del Bastione di Saint Remy, la realizzazione del lastricato in granito della Via Roma e del molo sabaudo del porto di Cagliari. La ritroviamo anche tra le imprese impegnate nei lavori del porto di Biserta in Tunisia. Dal quotidiano "L'Unione Sarda" si apprende che l'Impresa Picchi, nel 1900, partecipò (pur non risultando aggiudicataria) anche alla gara per la costruzione del nuovo ponte della Scaffa. Infatti l'appalto venne aggiudicato alla ditta Barbera, allora impegnata anche nei lavori del nuovo Palazzo municipale di Via Roma.
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