EXCALIBUR 162 - dicembre 2023
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La ritirata inglese

fanteria italiana a El Alamein
Fanteria italiana a El Alamein
L'offensiva dell'Asse partì nel maggio 1942. Per andare verso l'Egitto bisognava estirpare la spina di Tobruch occupata da una grande divisione sudafricana, il cui porto era il più avanzato verso la meta egiziana ed era indispensabile per la logistica.
Dalla costa di Tobruch il deserto cominciava ad appena 200 chilometri e lì si concentrarono notevoli formazioni corazzate e di fanteria dell'8ª Armata. Inoltre, prossime alla città, gli Inglesi avevano creato diverse zone di resistenza, sia a protezione di Tobruch sia per riconquistare Bengasi, che gli Inglesi ritenevano vitale per salvare Malta.
Il comandante britannico dell'armata era il Gen. Neil Ritchie, sottoposto al comando del Gen. Sir Claude Auchinleck, comandante in capo del Medio Oriente, il quale aveva l'ordine di attaccare entro giugno. Lasciate poche truppe ad Ain el-Gazala, la massa britannica si era concentrata nel deserto e intorno al grande dispositivo dell'oasi di Bir Hacheim (Bir-Hakim nella storiografia francese) presidiato da reparti della Francia Libera di De Gaulle e da forti battaglioni della Legione Straniera e della marina francese. Attaccare Tobruch senza eliminare quella minaccia costituiva un rischio alle spalle delle forze italo-tedesche.
In quell'ampio dispositivo circolare gli Inglesi avevano sistemato mezzo milione di mine anticarro e creato una catena di fortificazioni che si estendeva per decine di chilometri quadrati. Ritchie, contro il parere di Auchinleck, divise le sue forze, disponendo il 13º Corpo al nord, il 30º a sud nel deserto e la 3ª Brigata indiana motorizzata a copertura ravvicinata dell'oasi. Di questa grande battaglia parla poco la storiografia italiana, forse perché rappresentava la prima riscossa dell'onore francese. La Francia le ha dedicato un monumento commemorativo sul ponte omonimo vicino alla Torre Eiffel. O forse in Italia se ne parla poco perché fu soprattutto la 132ª divisione corazzata "Ariete", insieme a due raggruppamenti di artiglieria del Corpo d'armata italiano aggregati alla divisione motorizzata "Trieste", a infrangere la barriera nemica al prezzo di 32 carri armati distrutti dall'artiglieria, con perdite nei reparti italiani che arrivarono complessivamente a oltre 3.300 tra caduti, feriti e dispersi.
Rommel nel frattempo si preparava a prendere El Gazala e Tobruch, ingannando gli Inglesi. Di giorno l'aviazione britannica vedeva lunghe colonne di carri e automezzi che andavano al nord, verso il mare, ma in realtà vedeva soltanto carri armati di latta e polveroni provocati da motori di aereo sistemati su automezzi. La fanteria italiana effettivamente attaccò El Gazala il 27 maggio con un violento fuoco di artiglieria e così Ritchie cadde nella trappola. Nello stesso giorno 10 mila tra automezzi e carri dell'Asse si erano trasferiti nottetempo verso sud per prendere Bir Hacheim, che comunque avrebbe valorosamente resistito fino all'8 giugno, distruggendo peraltro il 30º Corpo d'armata inglese.
La Luftwaffe li aveva guidati nella notte disseminando il cielo di razzi illuminanti sopra l'oasi. Il generale inglese si era illuso e comunicò con boria ad Auchinleck: «Li ho in pugno, vanno dove io avevo previsto, verso Gazala».
Furono catturati tutti gli uomini della 3ª Brigata indiana, l'8º Ussari e la 4ª Brigata corazzata annientati, la 7ª Divisione corazzata distrutta a metà, il suo comandante Gen. Messervy catturato. Nella tarda serata del 28 maggio l'8ª Armata era quasi del tutto accerchiata.
Il 31 maggio fu eliminata la 150ª Brigata di fanteria, che lasciò 3 mila prigionieri e 123 cannoni agli Italotedeschi. Il 2 giugno la controffensiva inglese subì una sconfitta pesante.
Le divisioni tedesche avevano perso 130 carri sui 320 disponibili, ma l'artiglieria italotedesca, dice Raymond Cartier «ha distrutto i deboli carri Stuart, i Crusader e i Matilda male armati, la 32ª brigata corazzata inglese si impegola nei propri campi minati e, sotto il fuoco dell'artiglieria tedesca, perde in pochi minuti 29 dei suoi 36 mastodonti [...], 153 carri armati restano sul campo».
Il 14 giugno Ritchie decise finalmente la ritirata dell'8ª Armata fino alla frontiera dell'Egitto e Churchill apprese che l'armata era in ritirata con uomini e mezzi, formando un formicaio lungo 150 chilometri sulla Via Balbia verso l'Egitto. Il 16 giugno gli Italotedeschi erano già di fronte a Tobruch e, malgrado gli Inglesi vi avessero lasciato rinforzi portando la guarnigione a 35 mila uomini, nessuno riuscì a salvarla. Il premier britannico stava partendo per Washington e fece testamento, indicando il suo ministro degli esteri Antony Eden come suo successore.
Ciò che restava dell'8ª armata si precipitava sul confine egiziano dando subito mano alle fortificazioni di El Alamein, un posto che per la sua conformazione geografica era considerato sicuro. Lì intorno iniziò la battaglia di El Alamein.
Descrivere le tre battaglie di El Alamein sarebbe troppo lungo. Qui basti dire che dopo la riconquista di Tobruck e il crollo britannico a Gazala, Rommel fu autorizzato a gettarsi sull'Egitto contro il parere dei comandanti italiani sul campo, che correttamente valutavano le nuove difficoltà dei trasporti marittimi. Egli però sapeva, come del resto sapevano i servizi italiani, che il nemico si stava riorganizzando con gli sbarchi massici di materiale bellico a Suez.
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