Excalibur blu
SPECIALE
Le battaglie di El Alamein 81 anni fa

La crisi della Gran Bretagna e dell'Urss prima dell'intervento americano

una cartina egiziana con in rosso l'attuale percorso tra El Alamein e Siwa
Sopra: una cartina egiziana con in rosso l'attuale percorso
tra El Alamein e Siwa
Sotto: truppe italiane nel fronte di Stalingrado
truppe italiane nel fronte di Stalingrado
Da Stalingrado a El Alamein.
Nel giugno del 1942 la situazione della Gran Bretagna era diventata tragica nel Mediterraneo e nel Mare Artico.
A maggio gli Inglesi avevano perduto nell'Artico 28 grandi mercantili e 2 incrociatori pesanti (Edimburgh e Trinidad). Per questo, ben 59 grandi mercantili erano fermi nei porti irlandesi e scozzesi, mentre gli Americani premevano per l'invio urgente di rifornimenti alla Russia agonizzante. Infine osarono col convoglio PQ-17 e, il 28 giugno 1942, lanciarono in mare 36 mercantili, malgrado il convoglio PQ-16 avesse avuto un esito infelice.
Il 4 luglio, quando le navi erano già nel Mare di Barents, l'ammiragliato britannico lanciò l'allarme con una notizia incredibile per i marinai: la Home Fleet che li scortava doveva ritirarsi. 10 Cacciatorpediniere, 4 incrociatori e le corazzate invertirono rapidamente la rotta. La ricognizione marittima aveva rivelato che aveva lasciato il porto la temibile corazzata tedesca "Tirpitz".
Ma l'ordine riguardava anche due navi americane, gli incrociatori pesanti "Tuscaloosa" e "Wichita", navi che per la prima volta erano state aggregate alla flotta inglese e, per di più, sotto il comando inglese.
Quest'ordine determinò il primo grave contrasto militare tra gli Usa e la Gran Bretagna. Comunque il convoglio proseguì la sua rotta verso il massacro. Furono affondati 24 grossi mercantili, ne avevano fatto strage le corazzate "Tirpitz", "Hipper", "Scheer" e "Lutzow" insieme agli aerei e agli U-Boot.
Sempre a luglio la Wehrmacht aveva lanciato una nuova offensiva in Russia. Il comando era convinto che la partita della guerra si sarebbe vinta solo nel fronte orientale.
La "Operazione Blu" tedesca iniziò il 28 giugno 1942 e si sarebbe arrestata soltanto dopo cinque mesi a Stalingrado. Ma questa nuova offensiva era partita bene per la Germania, con lo slancio e la velocità usuali della Wehrmacht, che in pochi giorni aveva infranto ovunque il fronte russo, lanciando due Gruppi di armate verso il Caucaso.
Già il 9 luglio i Tedeschi avevano battuto i Russi e avevano superato il Don. Ma Stalin nel frattempo aveva ordinato di abbandonare la tecnica delle "ritirate elastiche" e, da Stalingrado in poi, aveva vietato ogni arretramento. Il Maresciallo von Kleist aveva riconquistato la grande città di Rostov e uno sforzo logistico aveva portato il Gruppo di armate A, che disponeva soltanto di 300 carri armati, fino al Caucaso, coprendo 600 chilometri in pochi giorni. Ma c'erano ben 1.200 chilometri da Rostov a Voronez e ai grandi pozzi petroliferi di Baku. Serviva il petrolio per proseguire la guerra. Raggiunto il Kuban, i Tedeschi presero Krasnodar e l'8 agosto i pozzi petroliferi di Maikop, che trovarono incendiati. A nulla era servito raggiungere la Porta del Caucaso e le regioni abitate da Cosacchi, Circassi, Ceceni e Osseti.
Subito il genio militare tedesco si mise all'opera per ripristinare gli impianti di Maikop, visto che i pozzi di Baku erano irraggiungibili per la resistenza russa. Per una curiosa circostanza, non furono Tedeschi quelli che poterono vantare di essere arrivati in vista dell'importante zona petrolifera di Grozny, il punto più a sud dell'avanzata, ma i volontari nordici della 5ª SS-Panzer Wiking, che furono anche gli ultimi a riattraversare il fiume Terek il 12 novembre 1942.
Ma da Grozny a Baku c'erano ancora 1.077 chilometri da percorrere. Perciò, raggiunta inutilmente l'Asia, le truppe tedesche furono ritirate perché la città di Stalingrado, 40 chilometri in lunghezza e 20 in larghezza dalle fabbriche appoggiate sul Don fino all'ultima area urbana, non era stata conquistata del tutto. Le truppe lanciate alla conquista dei pozzi petroliferi rischiavano di rimanere tagliate fuori dal resto dell'esercito tedesco che operava a nord.